La storia di Sabrina e Giusy è una grande storia d’amore.
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È stata attrazione a prima vista tra Giusy e me. Per anni, però, ci siamo nascoste per paura del giudizio altrui. Ma quello scudo che doveva difenderci si è trasformato in una gabbia, così ci siamo decise a uscire allo scoperto.
“L’amore è tutto, ed è tutto ciò che noi sappiamo dell’amore”. Non c’è altro da aggiungere ai versi meravigliosi ed eterni della poetessa Emily Dickinson sul significato dell’amore. Quasi 20 anni fa il mio sguardo ha incrociato quello di Giusy in un corridoio dell’albergo dove lavoravamo ed è stato amore. Entrambe non sapevamo, non potevamo sapere, che l’amore ci aveva già scelte, quello scambio di sguardi nei quali ci siamo rispecchiate l’una nell’altra era già tutto. Io avevo 22 anni, Giusy 25 e la nostra storia è iniziata così. Un colpo di fulmine. All’inizio eravamo solo noi, bastavamo a noi stesse. Avevamo tante cose da dirci, sentivamo il bisogno di conoscerci, la passione ci aveva travolte. Sapevamo che non sarebbe stato semplice, io e Giusy siamo due donne e il nostro sentimento poteva creare problemi e disagio a chi ci stava vicino. In una grande città si può essere meno al centro dell’attenzione, ma una storia come la nostra in un piccolo centro come Camaiore poteva far partire quella ridda di voci che può stringerti fino quasi a strangolarti. Per evitare problemi allora, abbiamo deciso di non parlarne con nessuno. Eravamo una coppia e questo ci bastava. Per tutti gli altri invece eravamo due amiche, inseparabili certo, ma pur sempre solo amiche. Poi il tempo ha iniziato a correre e gli anni sono fuggiti, il nostro amore invece è rimasto ed è diventato più grande ogni giorno. Il problema è che lo sapevamo solo noi e quello che era nato come uno scudo per difenderci dagli altri e per difendere anche noi stesse, piano piano si è trasformato in una gabbia. Doversi nascondere, non poter dire apertamente che si ama quella persona, anche semplicemente non poter prendere la mano dell’altra in pubblico era diventato un fardello che ci stava schiacciando. Stava diventando anche mortificante schivare domande imbarazzanti, talvolta anche ingenue: quando avremmo trovato l’uomo giusto decidendo di metter su famiglia, invece di bighellonare in giro sempre e solo tra amiche. L’imperativo era nascondere in ogni modo, tutelare le nostre famiglie, soprattutto la mia, che non avrebbe accettato, far sì che nessuno si accorgesse di noi. Ma può l’amore vivere avvolto in un mondo di menzogna? Forse no, probabilmente col tempo anche quello più potente se non trova la luce del sole sfiorisce e così stava succedendo a noi. Il nostro amore si stava spegnendo.
Poi due anni fa Giusy ha perso Rex, il suo amico a quattro zampe con il quale divideva la vita da 22 anni. Era vecchio e prima o poi sarebbe accaduto, ma Rex per lei era parte della famiglia ed elaborare il lutto è stato difficile. Proprio lei che aveva sempre avuto forza e coraggio anche per me, che da una vita mi chiedeva di fare quel benedetto passo avanti per dire a tutti che ci amavamo, lei, la Giusy combattiva e forte, sembrava essersi spenta. In quel momento ho capito che qualcosa doveva cambiare e che, se non l’avessi fatto, avrei rischiato di perdere il nostro amore, di perdere tutto. So che le lettrici e i lettori comprenderanno queste mie parole: chi di voi se vedesse soffrire la persona che ama non farebbe il possibile e anche l’impossibile per vederla di nuovo sorridere? Così ho preso il coraggio a quattro mani e insieme a Giusy abbiamo deciso di rendere pubblica la nostra relazione. Chi avrebbe capito, ci avrebbe seguito. Gli altri se ne sarebbero fatta una ragione. I pregiudizi si possono superare e ci siamo dette che la mia famiglia, dopo un primo momento di sbigottimento, ci avrebbe capite. La famiglia di Giusy lo aveva già fatto fin dagli inizi della nostra storia. Trovare il coraggio di parlare e dichiarare a tutto il mondo che si ha una relazione lesbica è stato come liberarsi di un fardello che avevamo portato sulle spalle per 15 anni. Anche Giusy ha iniziato a stare meglio. Potevamo finalmente vivere insieme senza doverci più nascondere, potevamo finalmente dire di essere una famiglia. Il nostro coming out però non è stato ben accetto, in particolare dalla mia famiglia. Purtroppo, hanno una visione ristretta dell’amore e non sono ancora riusciti a superare i pregiudizi che avvolgono le relazioni omosessuali. Forse provano vergogna, forse capiranno in futuro, non so, però io vado avanti. Se volevano la mia felicità, avrebbero accettato anche il mio matrimonio. Sì, perché adesso che potevamo vivere alla luce del sole, volevamo che la nostra coppia fosse riconosciuta da tutti come unica e indissolubile. Non si può vivere nascosti tutta la vita, e col tempo nascondersi e mentire consuma l’anima. Il nostro amore meritava molto più del buio di quattro pareti, l’unico luogo dove ci sentivamo libere di amarci. Per il nostro matrimonio, gli amici ci hanno aiutato nei preparativi ed è stato bellissimo sancire pubblicamente le nostre promesse. Ci siamo sposate il 31 agosto scorso e abbiamo scelto di seguire l’antico rito della rosa. Giusy è arrivata alla location che abbiamo scelto sul lago Puccini cavalcando Bucefalo, un bellissimo cavallo dal folto pelo scuro; quando l’ho vista, ho avuto la certezza di vivere una favola, la nostra. Poi davanti a tutti i presenti, compresa la famiglia di Giusy che era lì con noi, abbiamo pronunciato le nostre intenzioni e ci siamo impegnate a mantenere le promesse dichiarate. Ogni anno, nello stesso giorno, le rinnoveremo l’una verso l’altra. È stata una cerimonia commovente e rimarrà il giorno più bello della nostra vita. Per far sì che lo fosse ancora di più, ho deciso di fare una follia e, superando quella barriera che mi aveva bloccata per anni, ho progettato un regalo speciale per Giusy. Lei, tra noi due, è quella che ha sempre avuto più problemi a confrontarsi con i giudizi altrui, e volevo fosse chiaro che la mia scelta era voluta, era mia, non imposta. Ho acquistato un’intera pagina del Tirreno, uno dei quotidiani più diffusi in Toscana, e ho annunciato pubblicamente che finalmente era il nostro momento, quel giorno ci saremmo sposate. Ho scelto di riaffermare ad alta voce un messaggio che volevo condividere con tutti. Coraggio deriva dal latino cor, cuore. Avere il coraggio di raccontare la storia di chi sì è veramente, a cuore aperto, è l’unico modo per raggiungere la felicità. E infine, dico a tutti, anche a quelli che da quando la nostra storia è pubblica e non hanno ancora smesso di additarci e di scrivere sui nostri social insulti irripetibili senza neanche conoscerci, ecco, a tutti, comprese queste persone, dico che la famiglia non è sempre una questione di sangue, a volte la famiglia sono le persone che ti vogliono nella loro vita semplicemente per quello che sei. La famiglia sono le persone che fanno di tutto per farti sorridere e che ti amano senza condizioni. Ecco, oggi io e Giusy siamo questo, siamo una famiglia.