La nostra OPERAZIONE GALLO sul nr. 11 di Confidenze in edicola a Marzo 2019.
Annarita e Rossella quanto ci siamo divertite.
La nostra OPERAZIONE GALLO sul nr. 11 di Confidenze in edicola a Marzo 2019.
Annarita e Rossella quanto ci siamo divertite.
La storia più apprezzata della settimana su Facebook è “Il tempo dell’attesa ” pubblicata sul n. 6 di Confidenze
La trovate a questo link : BLOG CONFIDENZE
All’ansia si reagisce in mille modi: Ely, la mia sorellina, l’affronta in silenzio. Non è sangue freddo, è il cosiddetto #mutismoselettivo , qui il meraviglioso VIDEO di Ely Ardusso
Se avessi potuto dividere il due questo libro, avrei preso la prima parte e l’avrei consigliata a tutti e, con la seconda, avrei fatto un plico e l’avrei inviata all’autore chiedendo la cortesia di provare a riscriverla o tra trent’anni o quando gli sarebbe tornata l’ispirazione. C’è una profonda discrepanza tra le due parti e ho avuto la sensazione che la seconda fosse stata terminata in fretta, come se ci fosse premura per chiudere il libro. Non ho idea se l’urgenza fosse dell’autore o della casa editrice., resta il fatto che c’è.
Ritornando al libro, la storia si insinua in una crepa che all’improvviso si apre in un matrimonio. Un professore giovane e a contratto viene trovato con una studentessa nel bagno dell’università. Si giustifica con tutti sostenendo di averla aiutata perché stava male. E’ una bugia, ma lui la ripete a tutti. Nello stesso tempo la moglie prova uno strano desiderio misto a disagio ad ogni tocco di un giovane fisioterapista. E’ quel momento fotografato in maniera perfetta dall’autore. E’ il momento nel quale in una coppia la passione travolgente inizia a raffreddarsi, a diventare un principio di abitudine. Quello che c’è stato fino allora tra i due è stato fuoco, poi piano piano l’incendio si placa. Nella testa dei protagonisti è una realtà difficile da accettare, la comprendono, sanno che è un momento che deve arrivare, ma non riescono a trovare la chiave per vivere insieme il passaggio ad un’altra dimensione della coppia. Sono giovani e i loro corpi reclamano altro. Il “malinteso” del professore diventa un’ossessione, il fisioterapista della moglie si traduce in un frettoloso rapporto. Poi trovano una strada per andare avanti; insieme decidono per un figlio, da soli decidono di avere più corpi femminili lui, un’amicizia pluriennale con il fisioterapista lei. Sempre nella prima parte sono delineate con precisione due figure che diventeranno, poi, protagonisti della seconda parte. Il fisioterapista farà i conti con la sua omosessualità e con il desiderio di “vivere la violenza” che lo pervade e al quale non sa dare argine. La mamma di lei che da sarta di periferia si trasformerà nell’unica capace di comprendere segreti e sbandate che la vita propone a ciascuno lungo la via della maturità. La via di lei mostrata, la “comprensione” o accettazione è un respiro profondo che è possibile sentire. Per il resto, la maturità che avrebbe dovuto coinvolgere gli altri non è pervenuta. C’è una sorta di limbo nel quale restano incastrati il professore e la moglie. Nessuno dei due si decide a crescere. E “il malinteso” va ben oltre il tempo di un malinteso. In questo il libro ha la pecca peggiore. Perché cerca di dare una risposta dove invece c’è solo immaturità, anche dell’autore. Questi due eterni grandi adolescenti che si rifiutano di diventare adulti, che guardano gli altri sempre come se il mondo fosse centrato su di loro. Mi è risultato ripetitivo, e pure un po’ noioso, nelle parti nelle quali il professore e, di tanto in tanto, la moglie, sono lì a farsi domande, le stesse, da anni. Mi veniva voglia di scuoterli, ma essendo personaggi di carta non ho potuto farlo. All’autore invece una scossa se potessi la darei. Scrivere così bene e banalizzare la fine di un libro partito con tante promesse, è peggio che se fosse stato scritto e raccontato male sin dall’inizio.
Urticante, inesorabile, bruciante come solo certe opere di vera poesia sanno essere. E fanno male.
Il libro “Nel nostro fuoco” di Maura Chiulli è insieme un viaggio nel dolore e un salto nel vuoto. Quando ci si ferma, quando si atterra si può riprovare a vivere, ma arrivare dall’altra parte, in un sè maturo è una lotta senza esclusioni di colpi. E nella lotta per diventare finalmente adulti, il nostro peggior nemico siamo noi stessi.
La scrittrice riesce ad entrare nell’anima, anzi come suggerisce il titolo, nel fuoco dei due protagonisti e ci restituisce un racconto diretto che descrive le paure e le solitudini di Tommaso e di Elena. Il loro amore amplierà il terrore di Tommaso che davanti alla disabilità e al silenzio di Nina, la loro bambina, fuggirà.
La trama del libro è qui: Hacca Edizioni ma credo questo libro vada letto, oltre che per la storia che racconta, sopratutto perché la voce della scrittrice è un urlo che merita attenzione. In un panorama letterario, spesso votato al buono, in certi casi all’annacquato, questo libro è prezioso, diretto, persino brutale. Eppure è vero. Essenziale. Abbiamo bisogno di scrittrici che sappiano scavare così nell’animo umano, che abbiano il coraggio di nominare emozioni cattive che ci portino all’estremo per poi afferrarci e riportarci indietro.
Sono ipnotizzata dalla lettura proprio come capita davanti ad uno spettacolo di fuoco. Impaurita e attratta, allo stesso tempo.
Maura Chiulli è una scrittrice di estremi, può non piacere certo, ma è necessario leggerla. E’ importante che abbia voce e forza, per noi lettori sopratutto.
Di notte, leggere.
In silenzio, ascoltare parole.
Rollare il suono di una frase.
Penetrare nella materia, fatta di carta,
spessa, d’acciaio.
Vivere di luce riflessa eppure reale.
Tutto diventa primario.
Di notte, leggere.
La storia più apprezzata della settimana su Facebook è “Il tempo dell’attesa ” pubblicata sul n. 2 di Confidenze.
La trovate a questo link : BLOG CONFIDENZE
La storia più apprezzata della settimana su Facebook è “Unica e per sempre mia Cherry” pubblicata sul n. 46 di Confidenze.
La trovate a questo link : BLOG CONFIDENZE
Sono nata nel 1972. Esattamente 10 anni dopo la morte di Eichmann, condannato a morte in Israele nel 1962, e 30 anni dopo che i nazisti iniziarono il programma su vasta scala, organizzato in ogni dettaglio, dello sterminio degli ebrei. Poi di anni ne sono seguiti ancori oltre 40 e ancora non sappiamo esattamente cosa abbia fatto, dove sia stato uno dei più importanti gerarchi nazisti nel periodo del dopoguerra a quello della sua cattura. E’ possibile capire i suoi movimenti in Argentina dove si recò nel 1950, ma ciò che avvenne tra il 1945 e il 1950, resta oscuro.
Fabio Galluccio prova con il suo libro ad aprire uno squarcio su una storia nascosta e a quanto pare impenetrabile. E così scopro con grande stupore che Eichmann è stato per quasi 4 anni in una località dell’Appennino tosco-emiliano. proprio lì dove furono più cruenti gli scontri tra partigiani e repubblichini e tedeschi.
E scopro anche che a nessuno è venuto in mente di approfondire il soggiorno di Eichmann in Italia, anche ai puntuali e attenti agenti israeliani che pure andarono a prelevarlo a forza fino in Argentina. Neppure c’è traccia del suo passaggio italiano nel libro di Hannah Arendt – La banlità del male che pure ha seguito la vicenda giudiziaria del criminale Eichmann molto da vicino.
La lettura di questo libro è necessaria perché fa sorgere decine di domande.
Fabio Galluccio con una sua personale ricerca pone qualche pietra a sostegno di un “edificio di verità” che ancora deve essere scritto e lancia anche delle ipotesi che andrebbero seguite e scandagliate ben bene. Per amore di verità ma anche per far crescere (e sarebbe ora) quella che dovrebbe essere la coscienza critica del paese verso uno dei periodi più bui della storia. Sarebbe il momento di iniziare a interrogarci su chi davvero siamo stati noi italiani e su quanto abbiamo “partecipato” volontariamente o involontariamente alla barbarie della 2° guerra mondiale.
Quando capiremo chi siamo stati, potremo iniziare a vedere il futuro più chiaramente.
Consiglio anche la visione dei film citati nel libro, in particolare quello sul procuratore Fritz Bauer.
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