Sta a noi far diventare vivi i tempi morti.
Abbiamo questo potere, sfruttiamolo.
Sta a noi far diventare vivi i tempi morti.
Abbiamo questo potere, sfruttiamolo.
Certe mattine di marzo sono, inconsapevolmente, patrimonio dell’umanità.
Lunedì, 27 marzo 2017
Di domenica ce n’è una sola e arriva dopo 6 giorni perciò godiamocela ovunque siamo.
E se proprio non potessimo nei fatti, ricordiamoci che si può mettere il vestito della festa al nostro cuore e esser felici ugualmente.
Buona Domenica
26 Marzo 2017
Le regole non si possono cambiare quando non ci stanno più bene.
Venerdì 24 Marzo 2017
Tanti auguri a noi EUROPEI, giovani cittadini con tanta strada ancora da percorrere. IN PACE.
Val la pena di ricordarlo urlando perché tra chi resta,chi va,chi paga,chi incassa,chi polemizza, chi meglio prima, dopo o durante. A tutti, ma proprio TUTTI NOI, l’Europa ci ha garantito la PACE. Buon compleanno a noi.
“La federazione europea non si proponeva di colorare in questo o quel modo un potere esistente. Era la sobria proposta di creare un potere democratico europeo.” (Altiero Spinelli).
Sabato 25 Marzo 2017
Di Piperno ho letto qualsiasi cosa mi sia capitata e sempre, sempre la sua scrittura mi ha catturato.
Penso che se fosse americano sarebbe più famoso di Jonathan Safran Foer, qutore considerato a ragione uno dei giovani scrittori mondiali più promettenti. Con Foer, oltre ad una scrittura precisa, esatta, direttamente incuneata nelle emozioni dei protagonisti, Alessandro Piperno condivide le origini ebraiche e quello che, fino ad oggi, è stato un punto di forza, in questo romanzo si trasforma in una pecca.
Perché il romanzo è perfetto fino a quasi la fine, poi il finale è “fuori contesto” .
Anzi a dir meglio, probabilmente, il finale è una reazione ai fatti di Parigi del novembre 2015 e le radici ebree dell’autore hanno avuto il sopravvento. La paura domina la fine del libro. Ed è un peccato perché la paura non è buona amica degli scrittori, non quella che fa finire in fretta un romanzo che aveva grandi prospettive.
Quindi a parte il finale, mi sento di consigliarlo a coloro che i libri li lasciano a metà o a 3/4 di lettura.
L’8 marzo è la giornata giusta per parlare di questo libro.
Giovanna I d’Angiò fu incoronata regina di Napoli giovanissima, aveva 16 anni. Ebbe una vita molto movimentata misurandola con i canoni culturali della seconda metà del Trecento, ma a dirla tutta anche per quelli odierni e questo è l’aspetto del libro che più meraviglia.
Tra le righe dell’accurata ricerca storica (il libro è un saggio) emerge la caparbietà di Giovanna di voler governare da sola, senza spartire il potere con tutori o mariti.
Del primo marito, impostogli per affinità dinastiche, si liberò in modo cruento. Ancor oggi non si sa se fu lei la mandante dell’omicidio del Duca Andrea avvenuto con un agguato nel castello angioino di Aversa. Anche Papa Clemente VI condannò l’omicidio che, seppur liberava lei da un marito non gradito, condannava il Regno di Napoli ad una grave crisi politica e a diverse scorrerie da parte di Luigi d’Ungheria, fratello del defunto Andrea, che non voleva perdere il regno del fratello e allo stesso tempo intendeva vendicarne la morte. Seguirono fughe all’estero della Regina e poi ritorni nel Regno con tanto di nuovo marito, cugino suo stavolta, scelto dopo averne scartato un altro.
Intanto il Regno di Napoli andava a fuoco, diviso tra due eserciti. Il Papa dovette intervenire e con un processo ad Avignone certificò definitivamente che la Regina non era responsabile dell’uccisione del primo marito. Luigi d’Ungheria accettò la sentenza e si ritirò. Seguì poi un decennio di calma, nel quale Giovanna poté regnare e cercò con l’aiuto di un fidato siniscalco di far prosperare il suo regno, ma la pace non è figlia del Trecento.
Seguirono follie (del marito), vedovanze, figli e ancora un paio di mariti. Non mancarono feste a amanti. E in tutto questo Giovanna, da sola, riuscì a trovare una via per restare caparbiamente seduta sul trono che per nascita e per diritto le spettava.
La regina Giovanna fu una delle prime donne europee a regnare per proprio diritto e per ringrazio Giuseppe Scellini per aver voluto rappresentare e far conoscere oggi una donna che, in un’epoca che non risparmiava violenze e soprusi, ha saputo reggersi al trono o in piedi con le sue sole gambe.
Consiglio la lettura a quelle donne che si fermano davanti ad ostacoli che sembrano
insormontabili, questo libro permetterà di ridimensionare la montagna che si deve scalare. La Regina Giovanna è volata sulla Luna in un’epoca nella quale si andava solo a piedi.
Al link, trovate il libro: www.alettieditore.it/saggistica/2016/scellini.html
Saremo semplicemente persone quando ci libereremo dalle onnipresenti statistiche che continuano giorno dopo giorno a catalogarci, a dirci come siamo, come dobbiamo essere, cosa fare per essere giovani, belle, vivere bene, far vivere bene gli altri, crescere, essere consapevoli del nostro valore, dimagrire, truccarci, vestirci, far pesare la nostra opinione, fare sorellanza, non rompere troppo le palle ecc. ecc. ecc.
Che ciascuna DONNA sia quello che vuole, quando e come può. E se gli uomini ci concederanno gentilmente un paio di posti per poterlo fare, gliene saremo grati. In cambio non festeggeremo più l’8 marzo.
Il mondo è rotondo, questo è certo!
Allora per forza la fine di qualsiasi cosa sia terrena deve coincidere con l’inizio di un’altra.
Dovuta premessa: il problema è mio perché non sono “preparata strutturalmente” per capire questo scrittore.
A mia parziale giustificazione, aggiungo che non mi arrendo con facilità davanti ad un libro complesso, anzi di norma mi incaponisco di più perché, anche se non mi piace, devo capire.
Ebbene, con Verderame di Michele Mari non mi è riuscito di andare oltre pag. 5.
Ho riletto più volte le suddette pagine, ma alla terza mi sono arresa. E’ incomprensibile, ma questo di per sé potrebbe non esser grave, non l’ho capito o non mi piace me ne faccio una ragione, ma qui c’è di più. L’esercizio della scrittura fatta per annichilire chi legge, mi fa incazzare.
Nell’incipit, prime 10 righe, ho trovato i seguenti termini ” dimidiata, tegumento, boleto, nostrali, protusione ” che ignoravo. Li ho cercati sul vocabolario – lo faccio sempre quando non conosco il significato di una parola, ovviamente – ma poi mi sono chiesta perché per leggere un romanzo devo patire come se stessi preparando un esame ostico all’università? Ma che senso ha tutto ciò?
Non paga, ho cercato su wikipedia la pagina dello scrittore e, per la prima volta, non ho capito le spiegazioni relative alla forma d’arte che contraddistingue Mari.
Allora mi sono arresa, in questo caso specifico, accetto di essere ignorante e quasi riesco a a gioirne.
Lascio Michele Mari ai suoi amanti. Meglio stare da soli in certi casi.
Di seguito, riporto a titolo di prova l’incipit del libro :
Dimidiata da un colpo preciso di vanga, la lumaca si contorceva ancora un attimo: poi stava. Tutto il vischioso lucore le rimaneva dietro, perché la scissione presentava una superficie asciutta e compatta che il colore viola-marrone assimilava al taglio di una bresaola in miniatura. Dunque della sua bavosa vergogna l’animale si doveva liberare in continuazione per rimanere puro nell’intimo suo, e a questa nobile pena era premio la metamorfosi dell’immonda deiezione in splendida scaglia iridescente.
Corrugato da solchi paralleli e regolari, il tegumento esterno era di un rossiccio che teneva del boleto: ciò che distingueva il nostro mollusco come lumaca rossa ovvero lumaca francese: piú tozza e piú chiara delle nostrali, con una sagoma piú vicina alla balena che al serpente, e corna piú corte e meno facili alla protrusione.
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