… ma il fatto di voler bene a qualcuno dice davvero qualcosa sulla capacità di proteggerlo?
Quando ti innamori ti si centuplicano le forze e insieme rischi il collasso, hai dei giri armonici bellissimi installati nella camera timpanica: bellissimi e poi, a tratti, angoscianti(…)
L’integrità non ci è indispensabile, restiamo vivi anche a brandelli (…)
3 NOTTI. Questo il tempo nel quale ho divorato l’ultimo libro di Jonathan Bazzi. Corpi minori è stato per me una sorta di catarsi.
E’ stato chiaro sin dalle prime righe che sarebbe stato urticante, che avrei dovuto mettermi a nudo per leggerlo (non ci si spoglia solo quando si scrive) e che non mi sarebbe piaciuto tutto quello che mi avrebbe tirato fuori dal cassetto delle “cianfrusaglie da nascondere” che ho nel retrocanio e che faccio finta non esista per tutto il tempo dell’esistenza diurna. Poi, però, c’è l’altra, quel pezzo di vita notturna nella quale i vincoli sociali si allentano, si resta di fronte a sè e per un po’ ci si può dire anche la verità, che tanto nessuno ascolta e pertanto nessuno giudica, e che tanto avere paura non serve, diventa un vezzo perché nell’ombra è chiaro che tutto è terrorizzante.
Notte 1 – La più lunga. Il protagonista vive nella periferia geografica di Milano, ma è ai margini anche di tutto il resto. E’ l’antitesi del bullo, sa che vuole andar via e sa che vuole stare al centro, il resto gli è oscuro. Qualsiasi cosa va bene per provare a stare altrove da dov’è nato. La bellezza dell’asino, indulgenza plenaria con la quale si perdonano i peccati di gioventù, a lui non si applica. Lui divora quello che trova lungo la strada con spavalda strafottenza e, nel turbinio di mille progetti che rincorre, lascia andare tutto per disaffezione. E’ feroce questa notte perché costruirsi al di fuori di quello che tutti gli altri ti hanno già confezionato addosso è tra le distanze più difficili da percorrere. I dieci chilometri scarsi che dividono Milano Centro da Rozzano sono infiniti.
Notte 2 – La più bella. E poi per tutti arriva un momento nel quale ci si può abbandonare ai sogni. Fosse solo per pochi momenti. Il protagonista trova negli occhi di un altro ragazzo inaspettatamente la luce che nemmeno sapeva di stare cercando. Lo coglie lo stupore e la vita sembra avere un senso. Due contro uno funziona meglio. Se il centro resta ancora un’utopia, l’idea di sfiorarlo di tanto in tanto inizia a presentarsi. L’amore salva anche da se stessi?. Non c’è notte che non finisca e quelle d’amore vanno velocissime. Con l’arrivo del giorno bisogna di nuovo tornare coi piedi per terra.
Notte 3 – La più dolorosa. Come si fa ad amare per sempre? Quanta distanza è necessaria percorrere per trovare la giusta distanza dall’altro? Quella distanza che ti permetta di sentirne il calore senza restarne però bruciato? Il centro dell’amore esiste? Quanti margini ci portiamo con noi anche se siamo arrivati esattamente dove neanche avevamo osato immaginare? La paura che suggestiona ogni azione, la scaramanzia dei gesti. Il non sentire più amore è la più diabolica forma di protezione che agiamo per difenderci dalla nostra stessa vita.
Quanto il libro possa essere ispirazione o diario di vita vissuta, sinceramente a me importa poco. In questo libro ogni piano ha un suo opposto e mi sono ritrovata nei momenti di passaggio, quelli meno illuminati, quelli più occultati. Un libro che riesce a far luce sull’anima non sempre bella degli essere umani, senza concessioni, senza fronzoli, senza pudore.