Piangi pure di Lidia Ravera

piangi-pureL’amore sorprende sempre.

Ed in questo libro arriva alla fine della vita sia per lei, riservata signora benestante o quasi con un passato da perdonarsi, protagonista del romanzo, sia per lui, anziano professore di psicologia con uan grave malattia.

Le due solitudini si ritrovano al bar davanti ad un cappuccino e si riconoscono. Giorno dopo giorno si avvicinano e decidono che, comunque, anche se per poco, vale la pena di provarci.

E a dispetto di tutto: età avanzata compresa; e di tutti: figlia, nipoti, mogli un po’ indifferenti, un po’ in disaccordo … si uniscono in viaggio.

Libro scritto benissimo, la Ravera è padrona del mestiere, e bello. Un po’ malinconico ma allo stesso tempo vivo e vitale. L’amore quando arriva  fa brillare anche esistenze fino ad allora opache.

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Cercasi amore disperatamente di Federica Bosco

978-88-541-0586-7Non è proprio un romanzo d’evasione … ma visto il finale scontatissimo non è neanche un romanzo impegnato.

La vita di una ragazza che non trova mai il sostegno dei suoi genitori, ai quali appare sempre inadeguata, è scandagliata bene nella prima parte del libro. Un adolescente che non si vuole molto bene e che appena può fugge lontano, anzi lontanissimo, dalla famiglia per trovare se stessa.
Dimagrisce, viaggia, balla e si ritrova dall’altra parte del mondo dove finalmente trova inatteso l’amore.

E proprio quando ce la fa a trovare la felicità … una telefonata la riporta a casa.

Da qui il romanzo si annacqua e perde consistenza, secondo me. Il finale tra partenze e ritorni è quello che ci si aspetta  da un romanzo d’appendice …

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L’amore quando c’era di Chiara Gamberale

amore-quando-ceraL’amore quando c’era è un racconto più che un romanzo.

Per una strana casualità, un uomo e una donna si ritrovano dopo “dodici anni anzi dieci e mezzo” dal loro ultimo incontro.  Hanno avuto una storia da ragazzi, troncata da lei, e hanno, poi, seguito due rotte di vita diverse. Lei da ribelle anticonformista diventa professoressa di italiano alle superiori e cerca di insegnare la passione e l’amore ai suoi studenti. Lui continua a studiare e diventa avvocato, si sposa ed ha due bambini. Una vita prevedibile che è scossa dall’incontro con lei dopo “dodici anni anzi dieci e mezzo”…Ma alla fine l’amore resta sospeso, non vissuto e per questo si sublima ancora di più.
La Gamberale ha scritto cose migliori, ma dato che non sono molte pagne, può essere una lettura interessante per un paio di pomeriggi lievi.

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Il nero e l’argento di Paolo Giordano

untitledEd ecco l’ultimo libro di Paolo Giordano.

Bello, come sono belli i libri di Giordano. Inattesi punti di vista della vita quotidiana.
Diverso dagli altri due che, a modo loro, erano diversi l’uno dall’altro. Anche se questo, forse, assomiglia un po’ di più a “la solitudine dei numeri primi” per l’inclinazione matematica con il quale l’autore analizza certi fatti. Ma, e qui mi è piaciuto meno, la matematica non è un buon metro per misurare le emozioni e i logaritmi, ad oggi identificati, non sono in grado di calcolare reazioni del cuore, nè spiegare le vite degli altri. E quindi la vita della protagonista, la signora A. o Babette, resta inesplicabile all’autore … e talvolta il voler capire atteggiamenti e malattia a suon di numeri pesa sul contesto generale e pecca di presunzione. Secondo me.

Infine due domande: ma Paolo Giordano che ha scritto IL NERO E L’ARGENTO e lo stesso autore del CORPO UMANO ( il migliore libro suo, per me) e de LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI?
E chi ha scritto la quarta di copertina, ha letto veramente il libro?

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Storie di caffè – “Lo teniamo”

“Ti debbo parlare.” “Prego, dimmi tutto.” “Veramente  preferirei parlarti davanti a un caffè. Oggi tocca a me offrire.” “No, ti sbagli, tocca a me: ieri hai pagato tu.” “D’accordo, ma andiamo, che devo dirti una cosa importante…”      

Solito bar, solito tavolino, soliti due caffè. Tutto uguale al giorno prima, tranne me! O forse dovrei parlare al plurale? Io e il bambino in arrivo… Fisso la tazzina e l’odore penetrante mi colpisce in viso. Ho già le nausee? Alzo la testa, lo fisso e glielo dico. Una mitragliata diretta. Tra di noi, sin dall’inizio, pochi sentimentalismi. Ognuno con i propri spazi e le proprie libertà. Niente complicazioni. Fino ad oggi… Lui mi guarda senza espressione. Beve il suo caffè d’un fiato. “E lo vuoi tenere?” “Sì.” Prende il mio caffè e beve anche quello. “E allora lo teniamo.” E mi sorride

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Storie di caffè – Il filo invisibile

Mi ero da poco trasferito nella nuova casa, e una mattina scesi per andare al bar e prendere un bel caffè. C’era un po’ di gente, così aspettai qualche secondo. Appena mi sembrò che il barista fosse libero mi feci avanti…       

Non assomigliava per niente a Ciro, che distillava un concentrato di caffeina pura capace di resuscitare i morti. Con un scorato filo di voce, ordinai un espresso “ristretto”. Lui mi guardò di traverso e, col guizzo sveglio di certi umani che comprendono altri umani solamente da uno sguardo, capì che doveva dare il meglio. Da quel caffè dipendeva la mia giornata e molto di più. I mille chilometri di distanza dal mio paese si annullarono nel sapore deciso, forte. Sapeva di ricordo e, allo stesso tempo, odorava di cose nuove che mi aspettavano. Ringraziai ed uscii. Ci sarei tornato ogni mattina.

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Scusa peggiore dell’errore

La scusa peggiore dell’errore è un proverbio arabo riportato ne Le mille e una notte.
Si racconta che il califfo Abbaside Harun er-Rashid chiese un giorno al suo segretario di spiegargli il significato di questo proverbio. Questi allora pizzicò con forza il braccio del califfo che, indignandosi per la sua audacia, gli disse:
<<Sei forse pazzo da permetterti uan simile libertà con me?>>
<<Perdono – gli rispose il segretario- dimenticavo che eravate voi, credevo di aver pizzicato la regina!>>
Il califfo si indignò ancora di più e il segretario aggiunse:
<<Mi avete chiesto il senso esatto del proverbio; ve l’ho appena dato adducendo una scusa peggiore dell’errore!>>

Da “Tra i due palazzi” – Trilogia di Naghib Mahfuz

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