Quelle notti

 

Le amo quelle notti.
Quelle notti senza sonno e senza stanchezza
quelle notti dove stare svegli sembra normale
quelle notti che riportano a galla i segreti.

Le amo quelle notti.
Quelle notti senza spiegazioni
quelle notti dove con gli occhi socchiusi senti gli odori
quelle notti che ti annullano il tempo e la distanza.

Le amo quelle notti.
In quelle notti tu sei sempre con me.

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Presto fu tardi nella mia vita

 

E come d’inverno
quando il buio arriva presto
nel pomeriggio
e la giornata è ancora lunga da finire.
Ma fuori è già notte.
Allora bisogna viverla senza luce
o accontentarsi di bagliori artificiali.
E il rimorso per quelle giornate inondate di sole,
calde e lucenti,
che taluni volte sembrano non voler finire mai,
mi prende e mi abbatte.
Aveva ragione Marguerite,
presto si è fatto tardi;
davvero troppo presto per me
senza di te.

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Sara – Le attese ….. storie in 1000 battute

Sara sapeva attendere, non faceva altro da anni, ma da quando aveva conosciuto Marco quello che era un suo pregio, la pazienza di aspettare, era diventato un modo di vivere. Sara era in attesa perenne. Di una chiamata, di un messaggio, di un segno e di un po’ del suo tempo. Ma Marco cedeva solo briciole e, spesso, neanche quelle. Sara trovava sempre una giustificazione per i suoi comportamenti al limite del disinteresse. C’era il lavoro; c’erano gli affetti familiari; c’erano quei benedetti chilometri di distanza che richiedevano mezz’ora di auto. A Sara, in realtà, mezz’ora di auto sembrava poco, ma Marco non trovava mai il tempo di percorrerli. E l’ennesima scusa trovata per sottrarsi ad un incontro, scusa né più grossa, né più piccola delle altre, a Sara aveva fatto un effetto nuovo. Quella scusa le era scoppiata dentro e con un botto sordo aveva fatto crollare la palazzina di scuse dietro alle quali aveva nascosto il suo cuore sofferente. A vederlo così solo quel suo cuore,abbandonato, aveva provato compassione. In un attimo aveva compreso che meritava di più e da quella sera non aspettó più Marco. Prima o poi avrebbe conosciuto il “lui” giusto per lei e per il suo cuore. Nel frattempo aveva deciso di volersi bene.

 

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Il corpo umano di Paolo Giordano

Odore … la realtà è odore. E’ tatto. E’ anche coraggio e paura insieme. Coraggio per partire verso la guerra e paura per poterla scansare, o semplicemente cavarsela. Il senso di onnipotenza pervade la prima parte del libro, come la prima parte della vita … di quando si è ragazzi, e tutto è tuo e tutto sembra non dover finire mai.
E allora anche un’uscita in una landa desertica … è un’occasione per mettersi alla prova e andare fuori: perchè la guerra dei nervi, dell’attesa è la più difficile da combattere! Specie se si è giovani.
Ma ordini sbagliati, dati con leggerezza mettono a repentaglio la vita di questi soldati e saltano gli schemi consolidati. In un attimo si diventi grandi, anzo vecchi e tutto non è più come prima. La morte insieme cesura e realtà.
Ho amato molto questo libro di Giordano, molto più del suo primo che mi è parso incompiuto. E ho amato la sorte di questi ragazzi che tornano dalla guerra, non tutti, feriti ma adulti. Chi può mette i conti in pari … ma non sempre vi a pareggio, purtroppo. La realtà non fa sconti a nessuno. Bellissimo il cameo della soldatessa Giulia, finalmente una donna vista in un ruolo diverso dalla madre, moglie, amante, svampita, arrampicatrice, insomma fuori da un luogo comune. Eppure donna, anche in un plotone di uomini, anche in guerra.
Da leggere ..

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Elenco di cose in una settimana qualunque

Elenco di cose in una settimana qualunque

 

Sette giorni trascorsi veloci,

sveglia riutilizzata dopo mesi,

auto ripresa e semafori,

tutti caparbiamente rossi di rabbia.

Pranzi e cene preparati al solito, in fretta

uno o due veramente non commestibili,

lavastoviglie, lavatrice, tritatutto e forno utilizzati ampiamente,

asciugacapelli, invece, ancora in attesa della mia comparsa.

Parolacce pensate innumerevoli,  pronunciate solo sette,

sguardi di disapprovazione lanciati in famiglia brevi ma intensi,

due episodi sporadici di mal di schiena,

una meravigliosa sensazione di potercela fare a riprendere il lavoro.

Un consiglio, forse buono, dato

una risata,  solo una, di gusto

due lacrime silenziose e solitarie per la voglia di profumo di bimbo

a dispetto di infauste previsioni, la promozione di un esame.

E in ultimo,  un dolore piu lungo di sette giorni,

un amico ha preferito altri amici a me.

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La felicità non è mai adesso

 

La felicità non è mai adesso.

Spesso è dopo, a volte è prima.

Se è prima, può essere anche deludente.

Le attese non si avverano mai nel modo che avremmo voluto.

A volte meglio, spesso peggio.

Se è dopo, è morbida come plastilina.

Si modella e si adegua ai nostri desideri.

A volte aderisce alla perfezione, spesso bisogna adattare i ricordi.

La felicità non è mai adesso.

 

 

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Libro: La bambina che disegnava cuori di Lucrezia Lerro

La prosa lieve, a tratti oscura, viscerale di Lucrezia Lerro emerge forte in questo libro. I legami con la terra d’origine della scrittrice sono forti e anche qui fanno da sfondo ad un’intensa storia d’amore che nasce sui banchi delle elementari. Rosanna, la protagonista bambina e poi donna,  disegna cuori e ama Mario. Lui ama Rosanna ma i pettegolezzi, le maldicenze, le antipatie, insomma i morsi delle vipere che popolano il piccolo comune del Cilento … gli faranno cambiare strada. L’amore ancestrale di Rosanna, un po’ folle persino attraverso Ernestina,  la matta del paese, rimarrà per sempre.

Consigliato a chi non crede che ci si può innamorare sempre … a qualsiasi età.

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A spasso in paese…

Giovanna, ti ho visto girare in paese con la carrozzina, fai la baby sitter?”

“No, la bimba che porto in giro é la mia.” Sono perplessa. Ho incontrato diverse volte la mia compaesana quando aspettavo Maria Vittoria.

“Io ti avevo visto con degli abiti larghi – ah, ecco! – ma tu non sei mai stata esile che non avevo pensato ad una gravidanza …”

“…” la mia espressione di disappunto la colpisce perché corre ai ripari.

“Ma adesso stai benissimo, in forma -ah ecco!- sei molto più magra di prima…”

 

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Libro: Caduta libera di Nicolai Lilin

Il libro di Lilin è duro ma fa bene leggerlo. È difficile da accettare ma aiuta a comprendere, forse un po’ anche a giustificare, le ragioni di chi è dall’altra parte della guerra, dietro un’arma.  È critico senza essere fazioso o polemico.

È la storia di un ragazzino siberiano, che abita nellaprovincia della provincia, e che viene  prelevato per svolgere gli obblighi di leva.  Nella Russia degli oligarchi, uguale a quella comunista, a quella degli zar,  nessuno gli chiede niente. Lui si ritrova con un fucile in mano a sparare a dei nemici che non odia, che nemmeno conosce. Ma non si fa domande, punta solo il fucile e mira. E mira bene perchè il siberiano è bravo. Si concentra e spara. E i nemici cadono. Più nemici cadono, più la sua squadra va avanti. Non si guarda indietro, non rimugina sugli amici morti vicino, ad un soffio, non prova pietà per i nemici, neanche quando scopre che sono uomini, proprio come lui.  Anzi proprio per questo non pensa. Bere sì, però. Quello se lo concede. Mai prima di un’azione importante, comunque. La mira deve essere sempre perfetta. Ne va della vita.

E mentre i pensieri del  siberiano-cecchino russo nella seconda guerra cecena scorrono veloci, dal libro emerge l’odore del fumo, della carne bruciata, dei fori dei proiettili di precisione, del sangue raggrumato, del rancio mezzo marcio. E la guerra non è più un sottofondo ma è cruda, è reale. Orrenda.

Per poi accorgersi, poche pagine più avanti, che dietro questa guerra, come ogni guerra, c’è la voglia sfrenata di potere di uomini senza scrupoli. E la scoperta arriva alla fine dei due anni di servizio militare, quando era  giunto anche un certo equilibrio, quando forse avere un’arma potente in mano era diventata un’abitudine quasi gradita, rassicurante.

Ma con la fine del servizio militare, arriva anche la consapevolezza di dover ritornare nella vita  normale e, quindi, dover lasciare indietro quel senso di onnipotenza che deriva dall’imbracciare un kalashnikov.

E soprattutto riuscire a convivere con il demonio che c’è latente in ogni uomo e al quale nessuno uomo dovrebbe affidarsi mai!

 

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