14 Febbraio … Un libro per San Valentino

Un libro è un libro, sempre,  ma in alcune occasioni può diventare qualcosa di più.
Se è un regalo, diventa anche messaggero. E per San Valentino – ma vale per ogni occasione – è  meglio dei fiori ( dopo un po’ appassiscono ), meglio dei cioccolatini ( finiscono presto ), meglio di un profumo ( rapporto qualità-prezzo incommisurabilente a favore del libro) …
 

I miei libri d’amore più belli in ordine sparso:

1 – Un amore di Dino Buzzati – Una Milano in pieno boom economico fa da sfondo a una storia d’amore anomala tra un uomo in crisi di mezz’età ed una ragazza che fa la vita per mantenersi. Lucido, appassionato e disincatato romanzo d’amore. Due solitudini si incontrano e, a loro modo, si amano.

2 – Lezioni di tango di Sveva Casati Modigliani Bellissima storia d’amore lunga mezzo secolo. Avvincente e appassionante fino all’ultima riga. Per chi è sempre innamorato.

3 – Poesie di Wislawa Szymborska  – Per tutti. Per sempre. Per qualsiasi tipo d’amore. Per qualsiasi tipo d’odio…

4 – Jane Eyre di Charlotte Brontë – Jane è una ragazza ostinata, orfana. Accetta un lavoro di istruttrice in un ricca casa di campagna inglese che cela un segreto ben nascosto. L’amore tra lei e il padrone di casa è tumultuoso e alla fine trionfa. Considerato uno dei primi esempi di romanzo femminista ( secondo me un po’ esagerato! ) resta una bellissima storia d’amore; i protagonisti, dopo mille peripezie, coronano il loro sogno d’amore.

5 – Tutti i libri di Jane Austen – Per chi ama il romanticismo, le opere ottocentesche, la campagna inglese e le  dichiarazioni fiume.

6 – Un uomo di Oriana Fallaci – La storia d’amore vera tra la giornalista e Alexandros Panagulis, intellettuale e attivista greco contro la dittatura dei colonelli. Un incontro intenso che segnerà la vita di entrambi. Crudo e feroce. La più bella storia d’amore che una donna del Novecento, figlia del suo tempo, abbia scritto ad un uomo e per un uomo.

7 – I cercatori di conchiglie di Rosamunde Pilcher – Le bianche scogliere inglesi accolgono un soldato continentale immemore. E’ la seconda guerra mondiale. Da qui, si dipana una storia dolcissima che vivrà tutta in un quadro ritrovato. Il capitolo iniziale dell’io narrante, una vecchia signora che cura il suo giardino, è uno dei più belli che mi sia capitato di leggere.

8 – Donna Flor e i suoi due mariti di Jorge Amado Eh… Donna Flor! Rimasta vedova del suo scapestrato marito, si risposa. Bene stavolta, con l’uomo più abbiente e perbene della città. Egli la rende felice e le toglie tutte le preoccupazioni terrene ( bollette da pagare, cene e pranzi da inventare, soldi finiti ancor prima di arrivare a casa ecc. ) che l’avevano angustiata nella sua precedente vita, ma l’amore passionale, carnale, sudato … quello non c’è più! E allora Donna Flor invoca il fantasma di Vadinho, suo primo marito, … che ogni notte le fa visita  …

9 – La nina mala di Mario Vargas Llosa – Il libro che qualsiasi donna disgraziata e incostante vorrebbe che un uomo le scrivesse. Anomalo per il Premio Nobel Vargas Llosa, la più bella dichiarazione d’amore che ci sia … lunga una vita.

10 – Romeo e Giulietta di William Shakespeare Romeo: (Giulietta appare ad una finestra in alto)  (……) Quale luce spunta lassù da quella finestra? Quella finestra è l’oriente e Giulietta è il sole! Sorgi, o bell’astro, e spengi la invidiosa luna (……) Guarda come appoggia la guancia su quella mano! Oh! foss’io un guanto sopra la sua mano, per poter toccare quella guancia!  (……) Giulietta: O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?

 

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27 Gennaio – Il giorno della memoria. I libri

I miei libri sulla Shoah ( non necessariamente in ordine ) :

  • Se questo è un uomo di Primo Levi – un libro che ogni persona dovrebbe leggere perlomeno una volta nella vita.
  • La tregua di Primo Levi – per tutti coloro che devono riprendere a vivere dopo essere morti nello spirito.
  • Anni d’infanzia di Jona Oberski –  gli occhi di un bambino guardano l’orrore.
  • Lasciami andare madre di Helga Schneider – difficile commentare questo libro scritto meravigliosamente bene. Avere una madre che ti abbandona a cinque anni per entrare nelle SS e diventare assistente di Mengele nelc ampo di concentramento di Auschiwtz è un destino crudele. Scoprire che lei non si è mai pentita della scelta è oltre la capacità di comprendere …
  • La famiglia Moskat di Isaac Bashevis Singer – affresco incantevole di una famiglia ebraica con tantissimi protagonisti. Il romanzo si ferma un attimo prima dell’arrivo dei tedeschi a Varsavia, arrivo che segnò definitavamente la fine dell’Ostjudentum, la società ebraico-orientale, con i suoi riti e la sua cultura. 
  •  La legge dei padri di Turow Scott – il romanzo è un legal-thriller americano che poco c’entra con la grandezza e drammaticità dei libri precedenti ma nel finale c’è un richiamo ad un episodio vissuto nei campi di concentramento polacchi che merita da solo la lettura del libro.
  • La lente focale. Gli zingari e l’olocausto di Otto Rosenberg – per ricordare tutte le vittime innocenti dei campi di concentramento.
  • Ogni Cosa È Illuminata di Jonathan Safran Foer – un romanzo-viaggio in un Ucraina da parte di giovane americao che ritrova le sue radici. Strano, feroce, freddo e fortemente crudo nel descrivere il clima di indifferenza con la quale gli ebrei ucraini vennero sterminati, sia dalla popolazione ucraina prima sia dai tedeschi dopo.

Ce ne sono tanti altri, ancora e probabilemente anche migliori… ma questi hanno lasciato un segno.

Buona lettura.

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27 Gennaio – Il giorno della memoria. Il viaggio

 

Entrata di Auschwitz – 12 Giugno 2012: io e Andrea

Non ci sono parole adatte, neanche quelle terribili possono dare l’idea. Un orrore!

Nella palazzina-carcere, soffocante persino in una luminosa giornata di giugno, Andrea si avvicina ad un antro murato per metà, altezza un metro, non di più, e dice inorridito pensando al cagnolino dei nonni:

<<Mamma, ma qua dentro tenevano il cane?>>

La guida gli risponde al posto mio:

<<No, ci facevano entrare quattro (4) persone dentro e chiudevano la stia per una notte intera. Al mattino i sopravissuti, se non avevano ossa rotte, andavano a lavorare nelle fabbriche.>>

Ho preso Andrea per mano e siamo usciti fuori. La nostra visita è finita lì!

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Lulù e le cose da non fare più

 Un gatto è un gatto…..una bambina è una bambina.

 

 

Il gatto miagola                        mi mi miao … mi mi miao

La bambina parla                     Ciao, che bella giornata …bla bla bla

 Ma a volte capita, e non soltanto nelle favole, che un gatto ed una bambina si incontrano ed allora parlano … insieme.

Ma i gatti non parlano! Allora forse miagolano … insieme.

Ma le bambine non miagolano! Allora forse parlano … insieme.

Insomma, per farla breve, non si sa bene come, se parlando o miagolando, riescono a capirsi.

 Allora un certo giorno  ….

Nel paese di GUARDAUNPOTU’ c’era una bambina che si chiamava Lulù.

A Lulù piaceva correre al parco, fare grandi salti e salire sulla gru, che non era proprio una gru ma uno scivolo gigante sul quale lei faceva su e giù, proprio come su una gru.

E le piaceva anche giocare con suo fratello grande Gianlù, che si chiamava Gianluca Antonio Federico Massimo Alberto, ma che lei chiamava Gianlù, per fare prima.

Ogni tanto, però, Gianluca Antonio Federico Massimo Alberto ( vabbè! forse è meglio che, anche noi, lo chiamiamo solo Gianlù, che ne dite?!?) voleva anche giocare con i suoi giochi, creati per i bambini più grandi, e allora si chiudeva nella sua cameretta e accendeva la PSP, la Xbox, il Nintendo DS, la Wiii e giocava … solo per un tempo breve come gli avevano indicato la mamma ed il papà.

Gianlù aveva capito che rispettando i tempi dati dai genitori riusciva a divertirsi tanto …. tantissimo, era sempre allegro e non aveva mai mal di testa o agli occhi come capitava, invece, al suo amico Carlo Francesco Giuseppe Secondo che giocava tutto il giorno con i giochi elettronici e non si fermava mai.

La cosa particolare del paese di GUARDAUNPOTU’ era che si potevano avere tutti i giochi possibili perciò i genitori dovevano fare particolare attenzione ai loro bambini e controllare che i piccoli giocassero con i giochi per i piccoli e che i grandi giocassero con i giochi per i grandi.

 Lulù, però, era molto curiosa ed un po’ disobbediente e voleva proprio giocare con i giochi di Gianlù.

La mamma ed il papà le avevano spiegato che lei non poteva ANCORA GIOCARE  perché era piccola, che nei giochi c’erano immagini, suoni che potevano spaventarla e che bisognava rispettare SEMPRE le indicazioni date dai fornitori di giochi sui limiti d’età.

Sui giochi di Gianlù c’era scritto – VIETATO AI MINORI DI 14 ANNI – ma questo non importava proprio a Lulù.

A questo punto GATTO, che casualmente era passato dal paese di GUARDAUNPOTU’, decise che era meglio parlare, scusate miagolare con Lulù …. e avvisarla che poteva essere molto pericoloso non ascoltare quello che consigliano i genitori laggiù.

Adesso, però, vi devo svelare un segreto. Gatto non è un semplice gatto. E’ un felino speciale che arriva quando un bambino o una bambina sta per mettersi nei guai … I grandi non lo vedono, sia chiaro …. ma i bambini sanno che c’è. A volte non si fa vedere neanche dai bambini, però sussurra nell’orecchio le cose giuste da fare …. mi mi miao, mi mi miao, mi mi miao che tradotto significa fai attenzione, ascolta i buoni consigli, ricordati cosa ti hanno insegnato mamma e papà e i bambini sentono nella pancia che devono “cambiare rotta” e non fidarsi di persone che non si conoscono, anche se sembrano buone, non allontanarsi da casa senza avvertire prima mamma e papà, non mangiare fino ad ingozzarsi, non fare giochi proibiti  ….. e altre cose pericolose per i piccoli.
A voi non è mai capitato di “sentire nella pancia” un allarme quando bisogna stare attenti? Ecco, il solletico allo stomaco è la voce di Gatto!

Per ritornare a noi ….un certo pomeriggio Gatto entrò di soppiatto in casa di Lulù ed iniziò a seguirla. Miagolava, miagolava di continuo ma Lulù aveva le orecchie chiuse.

La bambina aveva deciso che, uscito suo fratello Gianlù, si sarebbe intrufolata nella sua stanza ed avrebbe usato tutti i suoi giochi elettronici. Detto, fatto, Lulù restò, tutto il pomeriggio, a fare i “giochi da grandi”.

Gatto bussò alla porta della cameretta e continuò per tanto tempo, ma Lulù non sentiva più, assorta com’era a far andare gli occhi, su e giù.

Quella sera Lulù non mangiò niente, aveva un mal di testa mooolto martelloso e un’irritazione agli occhi mooolto bruciosa. La mamma ed il papà si preoccuparono a vederla così e le chiesero se fosse successo qualcosa.

Gatto, da sotto il tavolo, le tirava l’orlo della gonna e miagolava mi mi miao, mi mi miao, mi mi miao che tradotto significa racconta cosa hai fatto, fidati della tua mamma e del tuo papà … Ma Lulù non sentiva più, si era addormentata con la testa che le penzolava giù. Mamma e papà la presero in braccio e la portarono a letto, le diedero il bacio della buonanotte, lasciarono sul comodino il libro che dovevano leggere insieme e chiusero la luce.

Quella notte fu lunghissima per Lulù. Mostri enormi le saltavano addosso, draghi sanguinolenti la costringevano a correre fino a perdere il fiato, bande di creature orribili la volevano prendere e poi streghe, orchi, baubau … e alla fine degli incubi un Mangiabambini enorme stava quasi per inghiottirla …..quando Lulù urlò con tutto il fiato che aveva in gola, svegliando la mamma, il papà e Gianlù.

Gatto saltò sul letto di Lulù e, per calmarla, le fece il solletico sul naso con i suoi lunghi baffi.

Poi le disse mi mi miao, mi mi miao, mi mi miao che tradotto significa: “Piccola Lulù, ecco cosa succede ai bambini che non ascoltano i consigli della propria mamma e del proprio papà. Quei giochi non erano adatti alla tua età, eppure hai voluto provarli lo stesso guardando immagini ed ascoltando suoni che, senza l’aiuto dei grandi, non riesci a comprendere. Quello che è rappresentato è FINZIONE, ma è costruito talmente bene che sembra vero. Devi sempre farti accompagnare da un adulto che ti può spiegare, ad ogni passo, come distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è. Ed inoltre, pur conoscendo la REGOLA DEL TEMPO, sei stata vicino al video per tutto il pomeriggio buscandoti un gran mal di testa e un gran mal di occhi.”

Lulù, dapprima si meravigliò molto perché comprendeva le parole di quel micio strano …. ma  poi, comprese anche che aveva commesso un grosso errore ed urlò ancora più forte di prima … svegliando, così, tutti gli abitanti di GUARDAUNPOTU’.

Si aprì la porta della cameretta e mamma e papà corsero a consolare Lulù che, fra lacrime e grida, raccontò la sciocchezza che aveva compiuto quel pomeriggio, promettendo di non ripeterla mai più.

I genitori abbracciarono forte e rassicurarono Lulù. Avrebbero voluto darle una punizione, ma rinunciarono perché la bambina, purtroppo a sue spese, aveva già imparato la lezione….

Per quella notte mamma, papà, Lulù e Gianlù …. dormirono insieme fino a non poterne più.

 Gatto capì che la situazione era tornata sotto controllo, a Lulù, con vicino la sua mamma ed il suo papà, non poteva capitare nulla più. Un balzo felino e saltò fuori dalla finestra, brontolando mi mi miao, mi mi miao, mi mi miao che tradotto significa meno male che i bambini hanno i genitori che li aiutano a ripararsi dai “pasticci” … io da solo non ce la farei.

 E con un batuffolo, fatto di peli arruffati, si sturò le orecchie feline tappate.

FINE

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La mia terra è Terra di Lavoro

 

Sono nata in Terra di Lavoro. L’odore di fango e sabbia impastato nella carne, di pianure limacciose che cullano bufale sonnolente.

Sono cresciuta in Terra di Lavoro. E terremoti, ruberie, imbrogli, corruzione, scempi, avvelenamenti, paure, spari, morti ammazzati, diffidenze niente hanno potuto contro uno scirocco leggero che, in certe ore di pomeriggi estivi, spira dal mare e inebria i pensieri di bellezza. E tutto cancella.

Sono andata via da Terra di Lavoro perché lì si può nascere, vivere ma non fiorire. E, da lontano, guardo e aspetto che, oltre al nome, ai suoi tanti figli confusi, forse vili, la mia terra offra l’unico futuro possibile: il lavoro. Donando così bellezza negata, dignità e coraggio.

Io quel giorno sarò libera di tornare in Terra di Lavoro.

 

AGENDA 2013 – Telecom Italia / Libera

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23 Novembre 1980

Oggi …  32 anni! 


Non voglio fare commenti sulla mancata ricostruzione ecc.ecc.ecc.  quella è sotto gli occhi di tutti non appena ci si addentra nell’entroterra della Campania e della Basilicata…. Non voglio neanche pensare al male “umano” in termine di corruzione e malapolitica con montagne di miliardi senza controllo piovuti sulla mia Terra  …

Niente di tutto questo… oggi solo ricordi. Precisi come possono essere solo quelli delle tragedie che cambiano il mondo che ti circonda …

Domenica sera di Novembre … mamma stira, nonna ciaccola, papà fuori da qualche parte. Io, Lina, Pina e Anna in cameretta a leggere l’enciclopedia …

  • Il terremoto…all’improvviso
  • Noi che ci rifuggiamo sotto il letto … il libro vola da qualche parte
  • La voce di nonna che urla fuggite … mamma che ci viene a prendere
  • Un rumore che aumenta, la voce della terra che supera quella di nonna
  • La corsa impossibile su scale animate da forza diabolica
  • La confusione nelle mani di nonno che non aprono il portone relegandoci a restare dentro nonostante tutto intorno cade …
  • La paura sulla faccia di mio papà…dopo una corsa a piedi da dov’era fino a casa
  • L’effetto dell’alcol su un passante che cancella i segni del terremoto
  • La nebbia …
  • La pipì addosso …
  • L’euforia di tutti per esserci ancora …
  • La conta di chi manca…
  • Le risate liberatorie …
  • La paura vera, viscerale e piena, alla seconda scossa di assestamento….
  • La notte in macchina al campo sportivo …
  • La voce di un signore al TG che dice: Qui non è rimasto attaccato neanche Cristo alla Croce.

Quella sera per me fu la 1° volta di tante cose. Mai avevo pensato che la casa potesse trasformarsi anche in una trappola; mai avevo pensato che papà potesse essere spaventato, su mamma nutrivo qualche dubbio ma papà fu una vera sorpresa; mai avevo pensato che i grandi non sapessero cosa fare e quella sera erano tutti confusi; mai avevo pensato che la Natura potesse essere così forte e crudele … il cielo rosso cupo che avvolse l’orizzonte era qualcosa di assolutamente nuovo e non si è mai più ripetuto.
E in ultimo, mai avrei pensato di rallegrarmi perchè anche se ci era passato vicino, la scossa aveva colpito altre persone, non la mia famiglia, altri palazzi, non la mia casa. A 8 anni compresi, vergognandomene, che tra me e gli altri … era meglio agli altri!
Novanta secondi ( tanto durò la scossa ) segnarono il passaggio tra l’innocenza e la consapevolezza.
E mentre io mi rendevo conto di tutto questo, il 23 Novembre 1980 il terremoto provocò 2.914 morti, 8.848 feriti e migliaia di sfollati.

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L’isola

Qualsiasi cosa sia,
qualsiasi cosa accada,
qualsiasi cosa arrivi
tu ci sei!

Sei lì, nell’isola.
In quel mare, a difesa
dove ti ho nascosto da tutti.
Sei lì per me.

La meraviglia che mi assale
ogni qualvolta ti ritrovo lì,
reale e tangibile, é profonda
più della barriera che ti protegge.

I confini del mio cuore.

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Parola ad Aversa … da “La Ruota degli Esposti” – 2009

Aria, ho bisogno di aria.

Troppa gente! Troppe auto! Troppi palazzi! Un’esagerazione continua si consuma sotto i miei occhi impotenti.

Li vedo, eccome se li vedo.

Piccoli vermi si arruffano e si accalcano gli uni verso gli altri, ciascuno per trovare il posto più interno, più coperto, meno esposto, chi resta in superficie in balia degli eventi. Ed urlano, fanno baccano, rimbombano da un quartiere all’altro. Sempre più forte.

Di me che sono il nido, il nascondiglio nessuno si cura e pochi hanno memoria. Dei miei tanti figli, scommetterei che solamente una manciata di loro saprebbe raccontare la storia che li ha preceduti. Troppo pochi purtroppo per credere che ritornerà un’epoca di fasti e grandiosità.

Pochi e soli; li sento che borbottano, si lamentano e si disperano chiusi nelle loro case, impauriti dall’avanzare di volgarità ogni giorno più triviali, di violenze e barbarie tanto inaudite quanto gratuite, di ordinaria ignoranza che tappa qualsiasi spiraglio di curiosità, che uccide la voglia di conoscere.

Io, per aiutarli, ho messo a disposizione tutto quanto è nelle mie possibilità.

Aria salubre, negli anni ne hanno beneficiato pazzi e malati ricoverati nell’ospedale psichiatrico e nel manicomio criminale; clima dolce e terre fertili, che hanno dato vita a prodotti unici come la mozzarella di bufala, il vino novello della vite maritata solo per citare quelli più famosi; architettura rara e affascinante, che  mette a confronto, come da nessun altra parte così vicino, l’anima medievale normanna alla struttura spagnola e poi chiese, palazzi, istituzioni, tradizione, usanze….

I miei figli buoni sono troppo pochi; la maggior parte degli aversani ignora tutto ciò. Potrebbero da un’altra parte, sarebbe la stessa cosa.

Certo, sento che si azzuffano continuamente in mio nome, ma si tratta di manifestazione folcloristica, non di vero amore. L’amore prevede il rispetto, prima di ogni cosa, ed io faccio i conti ogni giorno con offese ed oltraggi.

Come potrei chiamare altrimenti l’incuria in cui versa tutto il quartiere normanno?

Ed i palazzi antichi del Borgo che crollano senza che nessuno se ne interessi?

Le insegne dei negozi che distruggono portali ottocenteschi?

Ma quello che mi fa più male sono le interviste.

Appena c’è una telecamera che si agita, scoppia il finimondo.

Rossetti e fard, lacche e gel, cappelli e minigonne spuntano da ogni angolo. Tutti in posa, pronti, per domande insulse alle quali daranno degne risposte.

Nessuno ricorderà di menzionare la gloriosa storia della contea di Aversa, anche se tra di loro spunteranno teste bionde e rossicce che tradiranno geni d’oltralpe; nessuno ricorderà l’importante Real Casa della Santissima Annunziata che per secoli ha accolto trovatelli sottraendoli a morti crudeli, anche se leggendo i cognomi di chi si accalca per apparire per una sfuggente frazione di minuto troveremmo diversi discendenti degli abbandonati, dagli eloquenti cognomi legati alla frutta, alla verdura, al tempo meteorologico. Sì, tanti Peschi, Virzi, Pioggia; nessuno ricorderà le proprie radici. 

Mi denigreranno, aggiungeranno fango al fango.

Diranno che questa terra non offre niente, che non c’è lavoro, che non c’è niente per cui valga la pena viverci.

Ecco il ringraziamento per averli accolti e fatti crescere nel proprio seno, ecco il riconoscimento per avergli regalato una storia ricca ed una cultura variegata.

Presuntuosi ed ignoranti, pensano che sia possibile scindersi dalle proprie radici?

E perché non ammettono che sono loro i primi a far sì che io sia brutta e sporca?

Perché non la smettono di insozzarmi in ogni angolo?

Perché non si curano del patrimonio artistico che dopo secoli è in rovina?

Vorrebbero esser nati in una di quelle città tristi e grigie dove invece dei campanili si vedono le ciminiere?

Ed allora perché non ve ne andate, perché non partite?

Andate via, emigrate, scordatevi di me e non tornate. Sarebbe meglio per tutti, sapete.

Per me, per i pochi che resterebbero. Avere aria pura da respirare, si  potrebbe uscire dalle case senza paura e finalmente apprezzare e godere le mie bellezze. E soprattutto rispettarmi.

E forse potrebbero ritornare quelli che sono partiti per disperazione.

Vorrei rivederli quelli andati via col groppo alla gola nel lasciarmi; quelli che dentro ogni domenica pomeriggio hanno invano cercato la passeggiata della festa; quelli poi che hanno contribuito a far crescere un’altra città e hanno donato amore ed affezione che dovevano essere diretti a me; quelli che non hanno avuto coraggio e non hanno voluto affrontare i vermi nascosti nelle mie pieghe perché la vita umana purtroppo è breve e non la si può sprecare nell’intento di far cambiare gli altri; ed infine quelli che hanno fatto semplicemente bene da un’altra parte ed adesso hanno figli e nipoti che parlano altre lingue.

Vorrei rivedere tutte le persone e dire loro che li considero sempre miei figli, anche se mi hanno abbandonato. 

Vorrei sentire i loro passi ancora una volta, vorrei che tornassero.

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Cinquanta sfumature … di E.L.James

Chi timida, chi sfacciata, chi riservata, chi sfrontata …. insomma un esercito di donne, ciascuna a proprio modo, ha letto la trilogia di James.

Io …rimiravo dalle vetrine le copertine, nn bellissime in verità, e snobbavo gli articoli. Le recensioni per la James sono state feroci, in qualche caso orribili! Non potevo certo leggere certa roba ..poco tempo a disposizione da spendere  così malamente.

Eppure mi dicevo: perché tante il tempo lo perdono? Qual è il segreto che nn conosco?

La risposta arriva, come sempre per me, inattesa in una tristissima serata torinese di trasferta dove tutto quello che poteva andare storto, era andato!

Con una mail, planano davanti ai miei occhi i 3 tomi di sfumature…. Inizio a leggere per far scorrere il tempo che proprio nn voleva sapere di andare avanti quella sera. E magicamente nn solo il tempo riprende a galoppare … ma riprendo ad andare avanti anche io. La  situazione raccontata è talmente lieve, talmente improbabile, talmente divertente, talmente vuota di problemi assillanti che, per assurdo, risulta essere tonificante.

Per me la sensazione è di un massaggio alla schiena dopo un dolore violento, rapace che nn ti ha lasciato per mesi … Il massaggio nn lo toglierà, si sa, ma allieva il disagio e ti offre il ricordo di come si sta senza schiena dolente….

E seppure nn posso dar torto  a Massimo Gramellini che disquisisce sul fatto che tutte le donne vorrebbero essere al centro del mondo di un uomo, per sempre, in special modo se ricco, giovane, bello, dotato, dal mio canto la fortuna della trilogia si trova da un’altra parte: nell’offrire , in un momento veramente difficile, un diversivo di pensiero … Anastasia nn si deve preoccupare di nulla, lui pensa a tutto ciò che occorre. E ciò che occorre , in casa, in famiglia, a lavoro, in cucina, negli armadi, ecc.ecc.ecc.  è quello che le donne fanno giornalmente e per il quale perdono forza, entusiasmo e bellezza. Perché la fatica di essere donne è tanta e il risultato è solo la metà del dovere ….. E dopotutto, in una crisi che toglie fiato e respiro e che ha scaricato, sempre sulle donne, il peso più grosso, sedersi a rimirare Cristian che, fresco come una rosa, tormenta la sua, neanche tanto bella, Anastasia … per la quale ha una passione che supera anche un deviato come lui …. con l’unica preoccupazione di farle provare ogni volta brividi diversi …. Beh è veramente tonificante …. E chi se ne frega se le virgole e le ripetizioni sono in sovrannumero … Qualsiasi cosa per un massaggio alla schiena quando questa ti fa male …. E nn è una questione di sfumature….

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