Prima di iniziare a parlare del libro, vorrei parlare dell’autore, Jeffrey Eugenides. Questo scrittore ha oggi 55 anni, è professore di scrittura creativa presso l’Università di Princeton ed ha scritto nella sua carriera di scrittore 3 romanzi:
- Le vergini suicide del 1993, dal quale è stato tratto un celebre film di Sofia Coppola;
- Middlesex del 2002;
- La trama del matrimonio del 2011.
Entrambi i 3 libri possono essere considerati romanzi di formazione, romanzi attraverso i quali si dirama la via e le trasformazioni che accompagnano la vita di ciascuno di noi dall’infanzia verso la vita adulta. Dei tre, ho scelto Middlesex perché meglio rappresenta, oltre che il cammino per diventare adulti, anche il passaggio da un genere ad un altro. In questo libro, la diversità di genere, la differenza tra maschile e femminile si annulla, perché entrambi i caratteri, entrambi i generi sono assommati in un’unica persona.
L’incipit del romanzo è straordinario:
Sono nato due volte: bambina, la prima, un giorno di gennaio del 1960 in una Detroit straordinariamente priva di smog, e maschio adolescente, la seconda, nell’agosto del 1974, al pronto soccorso di Petoskey, nel Michigan.
Ma la storia di Calliope prima e di Cal dopo, non decolla subito. La prima parte della storia si concentra sul passato della famiglia Stephanides e siamo a Smirne, nel 1922. La guerra greco-turca raggiunge l’apice nell’agosto del 1922 e Smirne, oggi Izmir, città che affaccia sul Mar Egeo, viene riconquistata dai turchi e viene data alla fiamme. I greci, gli armeni e gli stranieri residenti nella città cosmopolita sono trucidati. Le vittime sono 30.000 su una popolazione di 370.000. I rifugiati che scapperanno dalla città sono 250.000 circa. Tra questi vi sono i nonni paterni di Calliope.
Lefty e Desdemona, però, non sono due fratelli come gli altri. Sono rimasti orfani da qualche tempo e vivono soli ai margini di in un paese che si chiama Bitinio. L’adolescenza e le pulsioni d’amore li colgono entrambi alla sprovvista. A proprio modo, cercano di resistere ma la situazione straordinaria di guerra nella quale si trovano e la pressoché certezza di morte li pone davanti ad una scelta fuori da ogni schema: se si imbarcheranno vivi verso gli Stati Uniti, si ameranno per sempre. Il tabù è rotto. E la città di Detroit li aspetta. Sulla nave che li porta nel nuovo mondo si danno un’identità nuova e si sposano.
Cal, uomo adulto di 40 anni, ripercorre passo passo la vita dei nonni e, in questo peccato originale che li unisce, identifica la strada che percorrerà il gene “bacato” che ha dato origine alla sua diversità.
Nel mentre, la storia di sposta sull’incontro di Cal con Julie Kikuchi, un’artista asiatica che incontra a Berlino, città dove Cal vive e lavora. Almeno fino a quando il suo lavoro per il Dipartimento di Stato (Foreign Service) non lo porterà in un’altra città, in un altro posto. Perché la vita di Cal rispecchia il suo essere. Cal è un pseudoermafrodito, una persona con entrambi i caratteri genetici sessuali, sia femminili che maschili. Questa sua particolarità lo rende diverso. La diversità lo spinge ad una continua ricerca di se stesso, in bilico tra maschile e femminile. Ma questa ricerca, come può sembrare ad una prima lettura, non va verso la normalità o almeno verso quello che solitamente tutti consideriamo normale. Cal non aspira ad essere né femmina, né maschio. La ricerca di Cal è verso un punto di equilibrio tra i due generi che gli permetta di essere l’unica cosa che veramente è, cioè SE STESSO. Unico.
Come poi unici risultano nelle loro diversità tutti i protagonisti del libro.
Lefty e Desdemona sono fratelli che si amano da marito e moglie ed hanno due figli.
Sourmelina, nonna materna di Cal, è una donna che ama altre donne e, dopo, una vita a nascondere il suo segreto, sceglie di vivere finalmente libera. Lontana ma libera.
Julie è una donna che attrae i gay e soffre il suo corpo androgino. Cito le sue parole dirette a CAL:
“Le asiatiche sono l’ultima fermata. Se un uomo si sente al bivio cerca un’asiatica, perché abbiamo un corpo che somiglia di più a quello dei maschi”.
Detroit, una delle maggiori città industrializzate degli USA, ma nella quale si accendono rivolte razziali cruente. La rivolta del 1967, nella quale la piccola Calliope, è inconsapevolmente partecipe, vede Detroit devastata con un bilancio di 43 morti, 1189 feriti e più di 2 000 edifici distrutti. Ancora oggi, la diversità razziale negli USA è un problema irrisolto.
Padre Mike, zio di Cal, roso da un umanissimo sentimento quale è l’invidia. Milton e Tessie, genitori di Calliope e primi cugini tra loro, si sposano a dispetto di tutti. Chapter Eleven, fratello di Cal, che per primo accoglie il giovane uomo con una fraterna pacca sulla spalla e, aiuta, con la sua accettazione la famiglia ad accettare il nuovo arrivato, sorto dalle ceneri di Calliope.
Tratti dal libro : La normalità:
Avevo sbagliato a giudicare Luce. Pensavo che dopo avermi conosciuto avrebbe deciso che ero normale e mi avrebbe lasciato in pace. Cominciavo ora a capire qualcosa della normalità, la normalità che non è normale. Non poteva esserlo. Se la normalità fosse stata normale, l’avrebbero lasciata tutti in pace. Si potevano mettere tutti quanti comodi e lasciare che la normalità esprimesse se stessa. Invece le persone – soprattutto i dottori – dubitavano della normalità. Non erano sicuri che la normalità fosse all’altezza della situazione e perciò erano poco inclini a incoraggiarla.
Accettazione:
Piano piano, venne a sapere i dettagli della mia condizione. La sua reazione fu più blanda di quella dei miei genitori, il che permise loro, o almeno a Tessie, di cominciare ad accettare la nuova realtà.
Di fronte all’impossibile non c’è scelta, ci si comporta come se fosse normale.
Abitudine
Vorrete sapere: come ci abituammo alla situazione? Che cosa ne fu dei nostri ricordi? Calliope è dovuta morire per far spazio a Cal? A tutte queste domande offro la stessa verità lapalissiana: ci si abitua praticamente a tutto. Dopo il mio ritorno da San Francisco cominciai a vivere da maschio e la mia famiglia scoprì che, contrariamente all’opinione diffusa, il sesso di una persona non è poi così importante.
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