La scusa peggiore dell’errore è un proverbio arabo riportato ne Le mille e una notte.
Si racconta che il califfo Abbaside Harun er-Rashid chiese un giorno al suo segretario di spiegargli il significato di questo proverbio. Questi allora pizzicò con forza il braccio del califfo che, indignandosi per la sua audacia, gli disse:
<<Sei forse pazzo da permetterti uan simile libertà con me?>>
<<Perdono – gli rispose il segretario- dimenticavo che eravate voi, credevo di aver pizzicato la regina!>>
Il califfo si indignò ancora di più e il segretario aggiunse:
<<Mi avete chiesto il senso esatto del proverbio; ve l’ho appena dato adducendo una scusa peggiore dell’errore!>>Da “Tra i due palazzi” – Trilogia di Naghib Mahfuz
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Il corpo umano di Paolo Giordano
Odore … la realtà è odore. E’ tatto. E’ anche coraggio e paura insieme. Coraggio per partire verso la guerra e paura per poterla scansare, o semplicemente cavarsela. Il senso di onnipotenza pervade la prima parte del libro, come la prima parte della vita … di quando si è ragazzi, e tutto è tuo e tutto sembra non dover finire mai.
E allora anche un’uscita in una landa desertica … è un’occasione per mettersi alla prova e andare fuori: perchè la guerra dei nervi, dell’attesa è la più difficile da combattere! Specie se si è giovani.
Ma ordini sbagliati, dati con leggerezza mettono a repentaglio la vita di questi soldati e saltano gli schemi consolidati. In un attimo si diventi grandi, anzo vecchi e tutto non è più come prima. La morte insieme cesura e realtà.
Ho amato molto questo libro di Giordano, molto più del suo primo che mi è parso incompiuto. E ho amato la sorte di questi ragazzi che tornano dalla guerra, non tutti, feriti ma adulti. Chi può mette i conti in pari … ma non sempre vi a pareggio, purtroppo. La realtà non fa sconti a nessuno. Bellissimo il cameo della soldatessa Giulia, finalmente una donna vista in un ruolo diverso dalla madre, moglie, amante, svampita, arrampicatrice, insomma fuori da un luogo comune. Eppure donna, anche in un plotone di uomini, anche in guerra.
Da leggere ..
Libro: La bambina che disegnava cuori di Lucrezia Lerro
La prosa lieve, a tratti oscura, viscerale di Lucrezia Lerro emerge forte in questo libro. I legami con la terra d’origine della scrittrice sono forti e anche qui fanno da sfondo ad un’intensa storia d’amore che nasce sui banchi delle elementari. Rosanna, la protagonista bambina e poi donna, disegna cuori e ama Mario. Lui ama Rosanna ma i pettegolezzi, le maldicenze, le antipatie, insomma i morsi delle vipere che popolano il piccolo comune del Cilento … gli faranno cambiare strada. L’amore ancestrale di Rosanna, un po’ folle persino attraverso Ernestina, la matta del paese, rimarrà per sempre.
Consigliato a chi non crede che ci si può innamorare sempre … a qualsiasi età.
Libro: Caduta libera di Nicolai Lilin
Il libro di Lilin è duro ma fa bene leggerlo. È difficile da accettare ma aiuta a comprendere, forse un po’ anche a giustificare, le ragioni di chi è dall’altra parte della guerra, dietro un’arma. È critico senza essere fazioso o polemico.
È la storia di un ragazzino siberiano, che abita nellaprovincia della provincia, e che viene prelevato per svolgere gli obblighi di leva. Nella Russia degli oligarchi, uguale a quella comunista, a quella degli zar, nessuno gli chiede niente. Lui si ritrova con un fucile in mano a sparare a dei nemici che non odia, che nemmeno conosce. Ma non si fa domande, punta solo il fucile e mira. E mira bene perchè il siberiano è bravo. Si concentra e spara. E i nemici cadono. Più nemici cadono, più la sua squadra va avanti. Non si guarda indietro, non rimugina sugli amici morti vicino, ad un soffio, non prova pietà per i nemici, neanche quando scopre che sono uomini, proprio come lui. Anzi proprio per questo non pensa. Bere sì, però. Quello se lo concede. Mai prima di un’azione importante, comunque. La mira deve essere sempre perfetta. Ne va della vita.
E mentre i pensieri del siberiano-cecchino russo nella seconda guerra cecena scorrono veloci, dal libro emerge l’odore del fumo, della carne bruciata, dei fori dei proiettili di precisione, del sangue raggrumato, del rancio mezzo marcio. E la guerra non è più un sottofondo ma è cruda, è reale. Orrenda.
Per poi accorgersi, poche pagine più avanti, che dietro questa guerra, come ogni guerra, c’è la voglia sfrenata di potere di uomini senza scrupoli. E la scoperta arriva alla fine dei due anni di servizio militare, quando era giunto anche un certo equilibrio, quando forse avere un’arma potente in mano era diventata un’abitudine quasi gradita, rassicurante.
Ma con la fine del servizio militare, arriva anche la consapevolezza di dover ritornare nella vita normale e, quindi, dover lasciare indietro quel senso di onnipotenza che deriva dall’imbracciare un kalashnikov.
E soprattutto riuscire a convivere con il demonio che c’è latente in ogni uomo e al quale nessuno uomo dovrebbe affidarsi mai!
Libro: Quattro etti d’amore di Chiara Gamberale
La descrizione del libro mi ha incuriosita e mi ha convinto a comprarlo. Due donne diversissime che si esaminano attraverso i rispettivi carrelli della spesa è una trama troppo intrigante, troppo simile alla curiosità che fuggivamente provo ogniqualvolta sbircio nel carrello di qualcuno al supermercato, per poter lasciare il libro lì sullo scaffale.
Avevo qualche pregiudizio sulla Gamberale. Il suo primo libro sull’anoressia non mi era piaciuto molto, aveva come un graffio solo cittadino …come dire “comprensibile” solo a Milano, al massimo Roma. Nel resto d’Italia, che è poi la maggior parte, non si calava, non aveva un taglio da provincia, insomma!
Invece, Quattro ettid’amore è più aperto e fotografa bene la vita di due donne completamente diverse che però, senza saperlo, sono sopraffatte dalla stessa difficoltà di vivere. La sensazione di disagio che spesso, a metà vita, coglie inaspettatamanche e fa sembrare che ci sia qualcosa ancora da fare, ancora dacogliere, ancora da osare. Ma non si può … Non si può più! Per chi ha un compagno e per chi non ce l’ha. In entrambi i casi resta fuori un po’ di vita.
Sono perplessa solo sul finale. Entrambi le donne, diverse e così simili, trovano la soluzione più semplice per entrame … Continuano cioè ad essere sempre le stesse, a modo loro …. Forse il finale meritava uno sforzo in più.
Comunque lo consiglio a tutti coloro che sono in una fase di passaggio.
FRASE DA RICORDARE: se non sai uscire da un tunnel, arredalo!
14 Febbraio … Un libro per San Valentino
Un libro è un libro, sempre, ma in alcune occasioni può diventare qualcosa di più.
Se è un regalo, diventa anche messaggero. E per San Valentino – ma vale per ogni occasione – è meglio dei fiori ( dopo un po’ appassiscono ), meglio dei cioccolatini ( finiscono presto ), meglio di un profumo ( rapporto qualità-prezzo incommisurabilente a favore del libro) …
I miei libri d’amore più belli in ordine sparso:
1 – Un amore di Dino Buzzati – Una Milano in pieno boom economico fa da sfondo a una storia d’amore anomala tra un uomo in crisi di mezz’età ed una ragazza che fa la vita per mantenersi. Lucido, appassionato e disincatato romanzo d’amore. Due solitudini si incontrano e, a loro modo, si amano.
2 – Lezioni di tango di Sveva Casati Modigliani – Bellissima storia d’amore lunga mezzo secolo. Avvincente e appassionante fino all’ultima riga. Per chi è sempre innamorato.
3 – Poesie di Wislawa Szymborska – Per tutti. Per sempre. Per qualsiasi tipo d’amore. Per qualsiasi tipo d’odio…
4 – Jane Eyre di Charlotte Brontë – Jane è una ragazza ostinata, orfana. Accetta un lavoro di istruttrice in un ricca casa di campagna inglese che cela un segreto ben nascosto. L’amore tra lei e il padrone di casa è tumultuoso e alla fine trionfa. Considerato uno dei primi esempi di romanzo femminista ( secondo me un po’ esagerato! ) resta una bellissima storia d’amore; i protagonisti, dopo mille peripezie, coronano il loro sogno d’amore.
5 – Tutti i libri di Jane Austen – Per chi ama il romanticismo, le opere ottocentesche, la campagna inglese e le dichiarazioni fiume.
6 – Un uomo di Oriana Fallaci – La storia d’amore vera tra la giornalista e Alexandros Panagulis, intellettuale e attivista greco contro la dittatura dei colonelli. Un incontro intenso che segnerà la vita di entrambi. Crudo e feroce. La più bella storia d’amore che una donna del Novecento, figlia del suo tempo, abbia scritto ad un uomo e per un uomo.
7 – I cercatori di conchiglie di Rosamunde Pilcher – Le bianche scogliere inglesi accolgono un soldato continentale immemore. E’ la seconda guerra mondiale. Da qui, si dipana una storia dolcissima che vivrà tutta in un quadro ritrovato. Il capitolo iniziale dell’io narrante, una vecchia signora che cura il suo giardino, è uno dei più belli che mi sia capitato di leggere.
8 – Donna Flor e i suoi due mariti di Jorge Amado – Eh… Donna Flor! Rimasta vedova del suo scapestrato marito, si risposa. Bene stavolta, con l’uomo più abbiente e perbene della città. Egli la rende felice e le toglie tutte le preoccupazioni terrene ( bollette da pagare, cene e pranzi da inventare, soldi finiti ancor prima di arrivare a casa ecc. ) che l’avevano angustiata nella sua precedente vita, ma l’amore passionale, carnale, sudato … quello non c’è più! E allora Donna Flor invoca il fantasma di Vadinho, suo primo marito, … che ogni notte le fa visita …
9 – La nina mala di Mario Vargas Llosa – Il libro che qualsiasi donna disgraziata e incostante vorrebbe che un uomo le scrivesse. Anomalo per il Premio Nobel Vargas Llosa, la più bella dichiarazione d’amore che ci sia … lunga una vita.
10 – Romeo e Giulietta di William Shakespeare – Romeo: (Giulietta appare ad una finestra in alto) (……) Quale luce spunta lassù da quella finestra? Quella finestra è l’oriente e Giulietta è il sole! Sorgi, o bell’astro, e spengi la invidiosa luna (……) Guarda come appoggia la guancia su quella mano! Oh! foss’io un guanto sopra la sua mano, per poter toccare quella guancia! (……) Giulietta: O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?
27 Gennaio – Il giorno della memoria. I libri
I miei libri sulla Shoah ( non necessariamente in ordine ) :
- Se questo è un uomo di Primo Levi – un libro che ogni persona dovrebbe leggere perlomeno una volta nella vita.
- La tregua di Primo Levi – per tutti coloro che devono riprendere a vivere dopo essere morti nello spirito.
- Anni d’infanzia di Jona Oberski – gli occhi di un bambino guardano l’orrore.
- Lasciami andare madre di Helga Schneider – difficile commentare questo libro scritto meravigliosamente bene. Avere una madre che ti abbandona a cinque anni per entrare nelle SS e diventare assistente di Mengele nelc ampo di concentramento di Auschiwtz è un destino crudele. Scoprire che lei non si è mai pentita della scelta è oltre la capacità di comprendere …
- La famiglia Moskat di Isaac Bashevis Singer – affresco incantevole di una famiglia ebraica con tantissimi protagonisti. Il romanzo si ferma un attimo prima dell’arrivo dei tedeschi a Varsavia, arrivo che segnò definitavamente la fine dell’Ostjudentum, la società ebraico-orientale, con i suoi riti e la sua cultura.
- La legge dei padri di Turow Scott – il romanzo è un legal-thriller americano che poco c’entra con la grandezza e drammaticità dei libri precedenti ma nel finale c’è un richiamo ad un episodio vissuto nei campi di concentramento polacchi che merita da solo la lettura del libro.
- La lente focale. Gli zingari e l’olocausto di Otto Rosenberg – per ricordare tutte le vittime innocenti dei campi di concentramento.
- Ogni Cosa È Illuminata di Jonathan Safran Foer – un romanzo-viaggio in un Ucraina da parte di giovane americao che ritrova le sue radici. Strano, feroce, freddo e fortemente crudo nel descrivere il clima di indifferenza con la quale gli ebrei ucraini vennero sterminati, sia dalla popolazione ucraina prima sia dai tedeschi dopo.
Ce ne sono tanti altri, ancora e probabilemente anche migliori… ma questi hanno lasciato un segno.
Buona lettura.
Parola ad Aversa … da “La Ruota degli Esposti” – 2009
Troppa gente! Troppe auto! Troppi palazzi! Un’esagerazione continua si consuma sotto i miei occhi impotenti.
Li vedo, eccome se li vedo.
Piccoli vermi si arruffano e si accalcano gli uni verso gli altri, ciascuno per trovare il posto più interno, più coperto, meno esposto, chi resta in superficie in balia degli eventi. Ed urlano, fanno baccano, rimbombano da un quartiere all’altro. Sempre più forte.
Di me che sono il nido, il nascondiglio nessuno si cura e pochi hanno memoria. Dei miei tanti figli, scommetterei che solamente una manciata di loro saprebbe raccontare la storia che li ha preceduti. Troppo pochi purtroppo per credere che ritornerà un’epoca di fasti e grandiosità.
Pochi e soli; li sento che borbottano, si lamentano e si disperano chiusi nelle loro case, impauriti dall’avanzare di volgarità ogni giorno più triviali, di violenze e barbarie tanto inaudite quanto gratuite, di ordinaria ignoranza che tappa qualsiasi spiraglio di curiosità, che uccide la voglia di conoscere.
Io, per aiutarli, ho messo a disposizione tutto quanto è nelle mie possibilità.
Aria salubre, negli anni ne hanno beneficiato pazzi e malati ricoverati nell’ospedale psichiatrico e nel manicomio criminale; clima dolce e terre fertili, che hanno dato vita a prodotti unici come la mozzarella di bufala, il vino novello della vite maritata solo per citare quelli più famosi; architettura rara e affascinante, che mette a confronto, come da nessun altra parte così vicino, l’anima medievale normanna alla struttura spagnola e poi chiese, palazzi, istituzioni, tradizione, usanze….
I miei figli buoni sono troppo pochi; la maggior parte degli aversani ignora tutto ciò. Potrebbero da un’altra parte, sarebbe la stessa cosa.
Certo, sento che si azzuffano continuamente in mio nome, ma si tratta di manifestazione folcloristica, non di vero amore. L’amore prevede il rispetto, prima di ogni cosa, ed io faccio i conti ogni giorno con offese ed oltraggi.
Come potrei chiamare altrimenti l’incuria in cui versa tutto il quartiere normanno?
Ed i palazzi antichi del Borgo che crollano senza che nessuno se ne interessi?
Le insegne dei negozi che distruggono portali ottocenteschi?
Ma quello che mi fa più male sono le interviste.
Appena c’è una telecamera che si agita, scoppia il finimondo.
Rossetti e fard, lacche e gel, cappelli e minigonne spuntano da ogni angolo. Tutti in posa, pronti, per domande insulse alle quali daranno degne risposte.
Nessuno ricorderà di menzionare la gloriosa storia della contea di Aversa, anche se tra di loro spunteranno teste bionde e rossicce che tradiranno geni d’oltralpe; nessuno ricorderà l’importante Real Casa della Santissima Annunziata che per secoli ha accolto trovatelli sottraendoli a morti crudeli, anche se leggendo i cognomi di chi si accalca per apparire per una sfuggente frazione di minuto troveremmo diversi discendenti degli abbandonati, dagli eloquenti cognomi legati alla frutta, alla verdura, al tempo meteorologico. Sì, tanti Peschi, Virzi, Pioggia; nessuno ricorderà le proprie radici.
Mi denigreranno, aggiungeranno fango al fango.
Diranno che questa terra non offre niente, che non c’è lavoro, che non c’è niente per cui valga la pena viverci.
Ecco il ringraziamento per averli accolti e fatti crescere nel proprio seno, ecco il riconoscimento per avergli regalato una storia ricca ed una cultura variegata.
Presuntuosi ed ignoranti, pensano che sia possibile scindersi dalle proprie radici?
E perché non ammettono che sono loro i primi a far sì che io sia brutta e sporca?
Perché non la smettono di insozzarmi in ogni angolo?
Perché non si curano del patrimonio artistico che dopo secoli è in rovina?
Vorrebbero esser nati in una di quelle città tristi e grigie dove invece dei campanili si vedono le ciminiere?
Ed allora perché non ve ne andate, perché non partite?
Andate via, emigrate, scordatevi di me e non tornate. Sarebbe meglio per tutti, sapete.
Per me, per i pochi che resterebbero. Avere aria pura da respirare, si potrebbe uscire dalle case senza paura e finalmente apprezzare e godere le mie bellezze. E soprattutto rispettarmi.
E forse potrebbero ritornare quelli che sono partiti per disperazione.
Vorrei rivederli quelli andati via col groppo alla gola nel lasciarmi; quelli che dentro ogni domenica pomeriggio hanno invano cercato la passeggiata della festa; quelli poi che hanno contribuito a far crescere un’altra città e hanno donato amore ed affezione che dovevano essere diretti a me; quelli che non hanno avuto coraggio e non hanno voluto affrontare i vermi nascosti nelle mie pieghe perché la vita umana purtroppo è breve e non la si può sprecare nell’intento di far cambiare gli altri; ed infine quelli che hanno fatto semplicemente bene da un’altra parte ed adesso hanno figli e nipoti che parlano altre lingue.
Vorrei rivedere tutte le persone e dire loro che li considero sempre miei figli, anche se mi hanno abbandonato.
Vorrei sentire i loro passi ancora una volta, vorrei che tornassero.
Cinquanta sfumature … di E.L.James
Chi timida, chi sfacciata, chi riservata, chi sfrontata …. insomma un esercito di donne, ciascuna a proprio modo, ha letto la trilogia di James.
Io …rimiravo dalle vetrine le copertine, nn bellissime in verità, e snobbavo gli articoli. Le recensioni per la James sono state feroci, in qualche caso orribili! Non potevo certo leggere certa roba ..poco tempo a disposizione da spendere così malamente.
Eppure mi dicevo: perché tante il tempo lo perdono? Qual è il segreto che nn conosco?
La risposta arriva, come sempre per me, inattesa in una tristissima serata torinese di trasferta dove tutto quello che poteva andare storto, era andato!
Con una mail, planano davanti ai miei occhi i 3 tomi di sfumature…. Inizio a leggere per far scorrere il tempo che proprio nn voleva sapere di andare avanti quella sera. E magicamente nn solo il tempo riprende a galoppare … ma riprendo ad andare avanti anche io. La situazione raccontata è talmente lieve, talmente improbabile, talmente divertente, talmente vuota di problemi assillanti che, per assurdo, risulta essere tonificante.
Per me la sensazione è di un massaggio alla schiena dopo un dolore violento, rapace che nn ti ha lasciato per mesi … Il massaggio nn lo toglierà, si sa, ma allieva il disagio e ti offre il ricordo di come si sta senza schiena dolente….
E seppure nn posso dar torto a Massimo Gramellini che disquisisce sul fatto che tutte le donne vorrebbero essere al centro del mondo di un uomo, per sempre, in special modo se ricco, giovane, bello, dotato, dal mio canto la fortuna della trilogia si trova da un’altra parte: nell’offrire , in un momento veramente difficile, un diversivo di pensiero … Anastasia nn si deve preoccupare di nulla, lui pensa a tutto ciò che occorre. E ciò che occorre , in casa, in famiglia, a lavoro, in cucina, negli armadi, ecc.ecc.ecc. è quello che le donne fanno giornalmente e per il quale perdono forza, entusiasmo e bellezza. Perché la fatica di essere donne è tanta e il risultato è solo la metà del dovere ….. E dopotutto, in una crisi che toglie fiato e respiro e che ha scaricato, sempre sulle donne, il peso più grosso, sedersi a rimirare Cristian che, fresco come una rosa, tormenta la sua, neanche tanto bella, Anastasia … per la quale ha una passione che supera anche un deviato come lui …. con l’unica preoccupazione di farle provare ogni volta brividi diversi …. Beh è veramente tonificante …. E chi se ne frega se le virgole e le ripetizioni sono in sovrannumero … Qualsiasi cosa per un massaggio alla schiena quando questa ti fa male …. E nn è una questione di sfumature….
Inseparabili di Alessandro Piperno
“Basta frequentare se stessi con assiduità per capire che, se gli altri ti somigliano, be’, allora degli altri non c’è da fidarsi”.
Ecco l’incipit del nuovo romanzo di Piperno. Lo aspettavo questo libro … e sono stata ripagata bene, molto bene, dall’autore. Questo libro strega, ammalia, fa paura. Scoprire che c’è “qualcuno” che ha modo di leggere le pieghe dei pensieri nascosti, quelli inconfessabili, e li sappia, anche, poi tradurre a parole con una semplicità disarmante, mi spaventa. Certo i grandi autori classici lo sanno fare … ma una cosa è leggere un romanzo ottocentesco e comprendere gli istinti dell’Idiota inspiegabilmente buoni … un’altra è leggere la propria vita di quarantenne, o quasi, con così meticolosa, realistica precisione. Senza un briciolo di assoluzione per nessuno.Senza quel paracadute, galantuomo, rappresentato dal trascorrere del tempo. Con INSEPARABILI siamo qui, ad oggi, e la famiglia Pontecorvo è la nostra, con i suoi drammi, i suoi silenzi, i suoi pudori, con l’onnipresente oscenità della televisione e del successo che tutto tritura, manipola e cambia. Anche ciò che di unico e inseparabile dovrebbe esserci tra esseri umani: l’Amore.