Libro: Fino a qui tutto bene di Sabrina Paravicini

Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: «Fino a qui tutto bene». Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio. (LA HAINE*)

Il libro di Sabrina Paravicini é un pugno alla stomaco e può essere condensato nella frase iniziale che accomapgna il film “L’odio”.

Quello che accade a Sabrina, accade ad 1 donna su 9 e il tumore al seno è la forma di cancro più diffusa nella popolazione femminile.

Eppure, nonostante questo, se ne parla ancora troppo poco.

Una mattina di febbraio 2019 arriva per lei la diagnosi: carcinoma maligno e la vita cambia.

Da qui inizia la “caduta” e ad ogni piano Sabrina ci porta con sè, ma non è come potrebbe sembrare a prima vista un diario delle cure o dei sintomi. A mano a mano che si va avanti nella lettura e si percorre con lei la strada, la parabola della caduta cambia direzione e di trasforma in un volo. Una ricerca dentro sè stessi, prima che dentro la malattia.
Scritto con grande maestria, con un linguaggio diretto e duro, Sabrina riesce a trovare la bellezza dei miracoli quotidiani e ce li offre.
Sta a noi, raccoglierli ogni giorno e avere coscienza  e consapevolezza della preziosità e dell’unicità della vita.

Leggete il lbro di Sabrina, proprio adesso, in questo periodo, e troverete una pace interiore di cui c’è grande bisogno.

Sabrina Paravicini

 

*La Haine (L‘odio ) è un film del 1995 scritto e diretto da Mathieu Kassovitz, vincitore del Premio per la miglior regia al Festival di Cannes

{lang: 'it'}

Libri: Non per me sola di Valeria Palumbo

Non per me sola di Valeria Palumbo 

Sottotitolo: Storia delle italiane attraverso i romanzi.

Ci sono libri che sono felice di leggere: perchè mi piacciono, perchè mi corrispondono, perchè la lettura mi rende migliore, mi invita a cercare altri libri, mi fa pensare, mi fa sorgere domande …

E’ capitato così con il libro di Valeria Palumbo, ma è capitato anche qualcosa in più.
Sono felice che un libro così sia stato scritto.

Raccontare l’evoluzione del femminismo o, anzi, per dirla meglio, dell’evoluzione della consapevolezza da parte delle donne di non essere “inferiori” agli uomini, attraverso i romanzi di scrittrici dell’ultimo secolo o poco più, è stata una sfida mirabile che Valeria Palumbo ha vinto a man basse.

Nel libro, ci sono tutte le scrittrici che hanno determnato la storia della letteratura italiana, ma anche quelle dimenticate o poco conosciute. In tutti i racconti, in tutti i romanzi esaminati c’è un pezzo di storia di ciascuna di noi. Ma anche degli italiani (intendo uomini).
Attraverso vari capitoli suddivisi per argomento ( tra i quali: Padre o padorni? – Madri in silenzio. –  Il mito della fedeltà – Una prigione di nome Sud), l’autrice esamina la storia  raccontata mettendola in analogia con la società del momento in cui si racconta. Tanti romanzi hanno denunciato soprusi, prevaricazioni, ingiustizie quando non vere e proprie violenze subite dalle donne e tutti hanno partecipato a quel gran movimento che ha caratterizzato il secondo Novecento, in particolare, per far sì che i “diritti delle donne” iniziassero ad essere al centro del dibattito sociale. Le note di come si è sviluppato in Italia il diritto nei confronti delle donne sono, poi, molto di più di un corollario.

Il libro si configura come un saggio per il grandissimo lavoro di ricerca svolto dall’autrice, ma in realtà si legge e appassiona come un romanzo.

Troverete tantissime storie e tantissime autrici da leggere e da diffondere. Se questo libro fosse un disegno, direi che sarebbe una matrioska. Una storia con dentro altre storie incastrate una dentro l’altra. Meraviglioso.

 Tra tutte le autrici, ne menziono una che ho “scoperto” a luglio scorso e che mi ha conquistato: Alba De Cespedes. A questo link avevo parlato del su Quaderno Proibito (http://www.giovannabrunitto.it/?p=2159). Ma la bibliografia offre un milione di spunti e sono tutti da  appronfondire.

Buona lettura a tutte le donne che legeranno questo libro. Ci meritiamo questa lettura e ci meritiamo di continuare la strada di coloro che ci hanno preceduto.

Valeria Palumbo

{lang: 'it'}

Libri: Amiche per la pelle di Laila Wadia

Il libro è uscito nel 2007, edizioni E/O, ma è arrivato a mie mani solo pochi giorni fa. Non conoscevo l’autrice, ma la copertina ( ah la potenza del primo impatto con un libro … ) mi è piaciuta e ho iniziato a leggerlo.

Delizioso e delicato, mi ha conquistato ad ogni pagina. Non è un libro d’impatto, di quelli che racconntano storie pazzesche che ipnotizzano, ma che in fondo emanano un’eco di poco verosomiglianza.
Amiche per la pelle è una delle mille storie di integrazione che ogni giorno attraversano silenziose il nostro paese. Mentre ci interroghiamo se dare la cittadinanza a “cittadini” nati in Italia e più italiani di molti altri, in ogni casa ci sono famiglie che semplicemente vivono. Di che colore siano, alla fine poco importa.
Nel condominio triestino al centro del libro, si muovono vecchi italiani brontoloni, famiglie indiane e cinesi, sopravissuti della già dimenticata guerra dei Balcani degli anni ’90, albanesi della prima ondata migratoria…insomma un’umanità varia che prova ad andare avanti. E che sopratutto ci riesce.
Leggetelo perchè questo libro mette di buon umore e ricorda a tutti che essendo umani, insieme agli altri umani, stiamo bene …indipendentemente dal colore della pelle e dall’accidentale provenienza geografica natia.

Capture

{lang: 'it'}

Libro: Confidenza di Domenico Starnone

Devo avere qualche questione irrisolta con lo scrittore Domenico Starnone. Ovviamente qualcosa che si è svolto in qualche altra vita dove dobbiamo esserci incontrati e abbiamo litigato furiosamente per poi ridiventare amici e poi litigare ancora.
Dev’essere qualcosa del genere. Altrimenti non si spiega  … Cosa direte? Arrivo al punto.
Secondo approfonditi studi e indagini degne dell’FBI, la comunità letteraria ha attribuito a Starnone l’dentità tuttora anonima di Elena Ferrante. Adesso accade che quando leggo un libro, un racconto, un’intervista della Ferrante mi piace, sempre. Qualcosa di più (la quadrologia dell’Amica geniale; L’amore molesto), qualcosa meno (La figlia oscura, la vita bugiarda degli adulti), ma mi piace. Quando leggo Starnone mi innervosisco e il suo “Confidenza” non ha fatto eccezione.
I personaggi che animano il libro sono sempre a un passo dal liberarsi, a un passo dal capire, a un passo dal confessarsi. Anche il finale che non dico per chi volesse cimentarsi mi sembra incompiuto. L’idea che qualcuno sappia un tuo segreto e che possa tenerti in pugno tutta una vita con la minaccia, neanche troppo velata, di divulgarlo e che tu conosca un suo segreto che a tua volta puoi svelare è un gioco e una trama che se sviluppati con la necessaria spudoratezza (quella delle Ferrante) sarebbero potuti essere deflagranti e invece in Confidenza domina la cautela.
Starnone dice bene ma non dice tutto e alla fine lascia indispettiti. Un romanzo col freno a mano tirato. Un vero peccato per un libro che poteva percorrere le vie dei lettori a velocità supersoniche.
Se Starnone e la Ferrante sono la stessa persona, io senza dubbio preferisco la versione femminile.

Capture

{lang: 'it'}

Libro: La ragazza del secolo scorso di Rossana Rossanda

Ho letto questo libro qualche anno fa e di tanto in tanto lo riprendo per verificare qualche ricordo, per leggere qualche passo sottolineato e qualche appunto ai margini del foglio.
Oggi l’autrice è morta e l’ho ripreso ancora una volta.

La domanda iniziale “perchè sono comunista” è ancora lì.
L’autrice ripercorre la sua vita, l’impegno sociale e politico che l’ha caratterizzata attraverso i fatti politici e sociali del suo tempo e cerca di trovare una risposta.
Non ho ancora deciso se la risposta c’è, se lei la trova, ma credo che in questa continua ricerca sia la parte migliore del libro e dell’impegno di Rossana Rossanda.

Mi ha fatto riflettere sul fatto che ad una domanda così all’apparenza semplice “perchè sono comunista” non c’è una risposta altrettanto immediata.
C’è invece una continua ricerca, un vortice di passioni e di ideali che si rincorrono, una disposizione al sacrificio e spesso a non essere compresi. Eppure nonostante tutto, nonostante rinuce pesanti e grandi delusioni, l’anelito e la speranza che si possa essere migliori, che si possa cambiare in meglio tutti insieme, mettendo in comune pensieri, idee e aspirazioni, non l’abbandona.
Il libro talvolta è troppo pieno di parole e di personaggi non sempre riconoscibili per chi non conosce bene la storia della seconda metà del Novecento, ma per chi vorrà sarà anche questa mancanza una grossa fonte di ispirazione per la conoscenza e la ricerca.
Di tanto in tanto, tornerò a leggerlo anche adesso che l’autrice e il mondo che ha vissuto non c’è più.
Anche se non condividevo alcune sue prese di posizioni e alcune idee, leggerlo è una chiave per comprendere quello che siamo oggi.

rossanda

{lang: 'it'}

Libro: Giovinette. Le calciatrici che sfidarono il Duce di Federica Seneghini

Io credo che dal lato medico nessun danno può venire nè alla linea estetica del corpo, nè allo statico degli organi addominali femminili e sessuali in ispecie, da un gioco del calcio razionalizzato  …

Ecco una parte della sentenza medica che nel 1933 autorizzò l’avvio del giuoco del calcio femminile. Siamo in piena era fascista, in una Milano in bilico tra modernità e oscurantismo. Tre sorelle e un po’ di amiche iniziano ad allenarsi per mettere su una squadra di calcio femminile.

Non scrivo molto di più sulla trama perchè non voglio togliere a nessuno il gusto di scoprire questo pezzetto di storia dello sport.
Io non lo conoscevo e mi ha affascinato molto.
La caparbietà, l’intraprendenza e il coraggio delle donne fa capolino ad ogni pagina.
Il libro è diviso in due parti. La prima romanzata e godibilissima di Federica Seneghini è da leggere tutta d’un fiato. La seconda parte, un’intervista a Marco Giano, storico dello Sport, offre una panoramica completa sul calcio femminile oggi.
Inoltre, e cosa non da poco, l’autrice ha citato le sue fonti con esatezza e dovizia di particolari, in modo che chiunque abbia voglia di approfondire può farlo agevolmente.

Leggetelo perchè la storia di tutte noi e della nostra libertà passa anche attraverso le imprese di queste giovinette.

E dulcis in fundo mi ha anche divertito molto pensare alla “rottura di scatole” che le continue lettere e la “non arrendevolezza” di queste ragazze abbia procurato ai “dirigenti sportivi maschi e forzuti” dell’era fascista.

copertina

{lang: 'it'}

Libro: Almarina di Valeria Parrella

Siamo come ci guardano.

Ecco, questa frase mi è entrata in testa e non ne vuole uscire. Siamo come ci guardano, siamo come ci guardano, siamo come ci guardano. 

L’ho trovata al centro del libro e mi ha preso l’anima. Sì, vero. Tutti noi siamo come ci vogliono, ci adeguiamo agli sguardi altrui, al volere altrui, alla società nella quale viviamo. La nostra sostanza, quello che c’è oltre l’involucro resta fuori da quello sguardo. Chi ci vede da fuori, ci classifica e ci incasella. Et voilà … noi siamo quello. Così capita ad una giovane vedova e ad una ragazzina romena che si trova a Nisida, nel carcere minorile.

La trama la troverete dappertutto e non mi ci soffermo troppo. Il libro presenta diversi cerchi narrativi che si intrecciano. Talvolta in maniera magistrale e ritrova la Parrella che più mi piace. In alcuni punti, però, ho sentito una scollatura tra alcuni punti. Mi sono persa tra il dolore della vedovanza e la storia della ragazzina. Non so, come se ad un certo punto, fosse stato difficile mettere tutto insieme. Mi dispiace per questa mia percezione e può darsi anche che sia dovuta ad un momento mio personale non adatto a leggere il libro. Mi sono resa conto che postpandemia ho bisogno più di leggerezza che di profondità. E questo libro in diversi passaggi è profondissimo. Ma … ecco c’è un ma che mi blocca … non posso definirlo il libro migliore dell’autrice. Avrei voluto qualcosa in più e forse un pizzico meno di manierismo. A tratti, nonostante si legga in pochisismo tempo, ho trovato delle pagine più lente, perse in descrizioni forse troppo intelletuali. Si può essere pienamente intellettuali anche con parole semplici, dirette e chiare, senza superare il varco che porta all’intellettualismo. La Parrella sa esserelo magnificamente bene e mi piace tantissimo. L’eleganza e l’intelligenza delle risposte date nella trasmissione per la finale dl Premio Strega lo dimostrano.
La attendo ancora e per tanti anni ancora in libreria. Leggerla è comunque un esercizio e un massaggio che fa bene e che aiuta a guardare con occhi diversi il mondo che ci circonda.

Almarina

{lang: 'it'}

Libro: Quaderno proibito di Alba de Cespedes

ALLA RISCOPERTA DELLE AUTRICI DEL NOVECENTO: Alba de Cespedes

1952

Riscrivo, 1952. Anno di stampa di Quaderno proibito di Alba de Cespedes. Questo libro ha 68 anni. Pensavo di addentrarmi in una prosa antica, orpellata, in un libro che affrontava argomenti ormai vecchi, vecchissimi e invece …

Quaderno proibito, con i dovuti accorgimenti al fatto che non c’era la televisione, nè ovviamente internet e compagnia cantando, è un libro di un’attualità sconvolgente.

I sensi di colpa di Valeria, divisa tra famiglia e lavoro; la noia di un matrimonio che trova nell’ignorarsi dei coniugi l’unico motivo per andare avanti; la scelta semirivoluzionaria di una figlia nei confronti della madre; un figlio mashio adorato e incline al mammismo, se non proprio all’immaturità perenne; un tradimento mai consumato e sempre pensato che alla fine non è altro che una trappola come tante altre nella vita di Valeria. Una donna che cerca sè stessa, ma è così pressata dai pesi che si porta addosso ( imposti dalla società o da lei stessa scegliete voi) che alla fine si abbandona all’amarezza, unico sentimento che si concede di provare apertamente.

Attualissimo, ahimè lo scrivo a malincuore, perchè tutti i nodi della vita di Valeria sono ancor oggi i nodi che ogni donna deve affrontare. Ancora. Dopo 70 anni circa forse noi donne meritavamo qualcosa in più, ma spesso, e anche questo lo scrivo a malincuore, siamo ancora le più acerrime nemiche di noi stesse. Come se amarsi e desiderare qualcosa che non sia solo ed esclusivamente il ruolo che la società ci impone fosse un errore. Fosse un peccato.

Leggete Alba de Cespedes perchè è di una modernità sconcertante e perchè con una prosa semplice e diretta descrive i pregiudizi e le complicazioni che la vita  impone alle donne e che , spesso, nemmeno percepiamo per quanto siamo abituate a viverle come se fossero normalità.

Capture

{lang: 'it'}

Libro: NOI (Bompiani) di Paolo Di Stefano

NOI copertina
NOI
è il nuovo romanzo di Paolo Di Stefano edito da Bompiani e approdato in libreria a maggio.

 

Paolo Di Stefano scrive in maniera straordinaria e con raro spessore nel perfetto utilizzo della lingua italiana. Solo per questo già val la pena leggerlo. Ma in NOI c’è molto di più di un libro ben scritto. NOI è la storia della famiglia dell’autore e attraversa tre generazioni di uomini. Forse potremmo partire da questo, una storia di famiglia quasi tutta declinata al maschile. Una scelta che mi ha incuriosito molto, non ricorrente nella narrativa corrente, percorsa più spesso da storie di famiglie al femminile. Partiamo dal nonno Giovanni, un uomo figlio del suo tempo, di quegli anni duri e difficili che hanno caratterizzato il dopoguerra in Sicilia e in tutta Italia.

  • Citazione: In paese lo chiamavano don Giovanni il femminaro, e ancora adesso, se chiedete di lui in zona Stazione, gli anziani e non soltanto gli anziani lo ricordano come il femminaro, mussiando e cioè impostando un sorrisetto malizioso al solo pensiero delle sue imprese madornali e scandalose.

Il nonno è il patriarca al quale tutto è dovuto, feroce difensore di una sicilianità arcaica e sensuale che non si ferma neanche davanti all’età avanzata.

Sempre per rimanere sulle figure maschili, l’altra centrale del libro è quella di Vannuzzo, figlio di Giovanni. Persona dal carattere contrastante e irrisolto. Conosciamo Vannuzzo ragazzo alla ricerca di una sua strada e Vannuzzo padre rigoroso, moralista e dal carattere iracondo.

  • Citazione: Quando sentiva parlare di valori, di rispetto e di morale, nostro padre era a casa sua, non certo in quella di via Torino 1, ma nella casa interiore del suo risentimento contro un padre debosciato: sin da giovane era entrato nel tunnel del senso del rigore, del dovere e della correttezza inflessibile nutrito come ribellione all’autorità paterna …

Mi sono fermata a riflettere su Vannuzzo, sui suoi scatti d’ira, spesso immotivati o perlomeno incomprensibili, e con molta sofferenza confesso che ho rivisto in lui mio nonno paterno. Personaggio difficile da approcciare, spesso in famiglia cattivo e insensato negli scoppi d’ira, così come all’esterno gioviale e addirittura simpatico con gli estranei. Un controsenso se visto con gli occhi di oggi, eppure così è stato. E come lui, come Vannuzzo, tanti di noi ritroveranno padri, zii, nonni che appena un paio di generazioni fa erano “uomini tutti di un pezzo”, talmente rigidi che spesso dimentichi di sé stessi e di quella briciola d’amore che, molte volte, appiana tante spigolosità. Per fortuna poi si invecchia e con la vecchiaia spesso arriva l’indulgenza.

Protagonista del libro è anche e soprattutto la Sicilia. Una Sicilia inondata di luce ma anche piena di ombre, nobile e rurale allo stesso tempo, come quella che ritroviamo descritta nella grande letteratura italiana.

Ed infine il libro focalizza anche le emigrazioni dalle regioni del Sud Italia verso Milano e verso la Svizzera degli anni ‘50 e ’60. I viaggi di Vannuzzo diventano racconto collettivo per tutti gli italiani che in quegli anni percorsero la nostra penisola verso i vari nord. Oggi è un tema ancora attuale in Italia anche se al contrario, siamo diventati il paese meta di migrazione da altri paesi, in particolare da quelli africani.

L’ultima parte del libro e quella più intimista e commovente. La storia della famiglia si trasforma ed entriamo nelle mura di casa. La voce di Claudio, il fratello bambino dell’autore morto prematuramente di leucemia, diventa più forte e anche noi lettori la possiamo sentire il suo soffiarci sul collo. Questo dialogo con lui che dura tutta una vita è stato forse il modo dell’autore per non abbandonare questo bambino morto così presto.

Si sente il dolore di Paolo bambino, il terrore per la morte del fratellino, le colpe inesistenti che si è attribuito. Avrei voluto chiedere come si può superare un dolore così grande? Poi mi sono fermata perché ho trovato la risposta in una delle ultime immagini del libro.

  • Citazione: Non appena comincia a scendere il sole, con la luce ancora piena e però già radente, indosso le scarpe da ginnastica: “Andiamo.” E mi allontano con Maria. “Ecco, vedi, questo vuol dire essere felici senza saperlo.” “Ma noi siamo felici e lo sappiamo, ”dice.“ Lo sapremo meglio tra qualche mese che oggi eravamo felici.”

Leggete NOI di Paolo Di Stefano perché ne vale la pena.

Per chi ha voglia, qui il nostro incontro in diretta con Paolo:

https://www.youtube.com/watch?v=hjw_OYBbZlg

{lang: 'it'}

24 Giugno 2020 – Incontro con Paolo Di Stefano per parlare di NOI (Bompiani)

 

 

{lang: 'it'}