Libro: CASALINGHITUDINE di Clara Sereni

OGNI GIORNO UN LIBRO DA LEGGERE.

Scoprii CASALINGHITUDINE per caso in uno scaffale della biblioteca. Polveroso e nascosto, mi incuriosì e lo portai a casa. E si aprì un mondo …

Non c’è un libro più adatto di questo di Clara Sereni per i nostri giorni di forzata chiusura in casa. Quando nel 1987 venne pubblicato, Casalinghitudine fu uno dei primi libri che riportava delle ricette di cucina e, insieme alle dosi e al quanto basta, ci parlava della serenità che derivava dal dedicarsi alla cucina e alla casa in generale.

Un libro intimista, fuoritempo per il 1987, quando elogiare lo stare in casa da parte di una casalinga, con la solitudine e anche le beatitiduini che ciò comporta, era quasi un’eresia.

Oggi invece sia le donne che gli uomini troveranno una rinnovata comprensione dalla lettura di questo libro, un libro che fornisce e ci mostra una chiave per accettare e anche amare il forzato stare a casa.

Il nuovo sentimento coniato dall’autrice, la casalinghitudine per l’appunto, ci accompagna e ci mette in contatto con un antico nostro modo di essere che, quando ci capita di vivere, per scelta o per imposizione, ci mostra cos’è veramente l’essenziale e l’essenza della nostra vita. Nient’altro che la cura di chi ci sta vicino e del nido nel quale viviamo.
Aggiungo che se ciascuno di noi ha cura del proprio nido, impara anche a rispettare i nidi degli altri, qualsiasi essi siano, e comprende l’importanza di tutelare anche tutta la comunità nella quale vive perchè solo così il suo, come quello degli altri, potrà vivere al meglio.

Casalinghitudine

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LIBRO: I treni della felicità, storie di bambini in viaggio tra due Italie di Giovanni Rinaldi

Quest’anno mi ero prefissa di parlare esclusivamente di libri di autrici femminili e, mantenendo questa linea, ho parlato a gennaio scorso del libro di Viola Ardone – Il treno dei bambini. Però dopo qualche giorno ho scoperto che il libro della Ardone si ispirava ad un altro testo E’ pur vero che nelle premesse era segnalato chiaramente, ma sul momento non avevo dato importanza alla cosa; poi ho approfondito e ho scoperto “I treni della felicità, storie di bambini in viaggio tra due Italie” dello storico Giovanni Rinaldi e mi si è aperto un mondo.
Quindi mi trovo a derogare me stessa, ma per completezza del post precedente è necessario parlare del libro di Rinaldi.

I treni della felicità, storie di bambini in viaggio tra due Italie di Giovanni Rinaldi parla di una storia accaduta tanti anni fa eppure così vicina a ben pensarci.

Alcune donne dell’UDI, l’Unione Donne Italiane, organizzarono nel primissimo dopoguerra, dal 1946 al 1950 circa, lo spostamento di tantissimi bambini che erano in condizioni miserimme, sopratutto dal Sud d’Italia, verso alcune località dell’Emilia e delle Marche, in particolare. I bambini furono accolti da famiglie che poterono curarli e sostenerli per qualche mese. Questo fu l’inizio di un vero esodo che portò circa 70.000 bambini dalle città più colpite dai bombardimenti e dalla povertà a spostarsi verso nord.

Perchè leggere il libro oggi?

Nei fatti il libro parla di fatti accaduti più di 70 anni fa eppure è qualcosa di più di un libro storico. Direi che è proprio DA LEGGERE IN QUESTO PERIODO di EMERGENZA perchè carica le persone di grande speranza per il futuro. Nel momento più buio della storia italiana recente, il primissimo dopoguerra, quando le città e le campagne erano devastate dai bombardamenti, dalla povertà, dalla fame, dall’odio sociale, alcune DONNE (scritto in maiuscolo apposta) pensarono ad una soluzione per aiutare gli altri, in particolare bambini. E non immaginate che le famiglie che accolsero i bambini fossero benestanti. Niente affatto. Si trattava di famiglie contadine e operaie che aiutavano altre persone, semplicemente perchè era giusto farlo. 
Il Partito Comunista fu il grande collettore di quei valori di giustizia sociale e libertà che animarono quel periodo d’Italia e, purchè se ne dica, resta con tutti i suoi difetti l’UNICO partito che ha dato voce agli umili, agli operai, alle donne, a chi voce non l’aveva mai avuta.
Le donne, gli uomini, le famiglie intere che accolsero “altre bocche da sfamare” lo fecero perchè credevano in un ideale che era quello della “cominità aperta che condivide tutto, dove ciascuno possa essere e dare il meglio  per il bene comune“. E’ un’utopia, mi rendo conto, eppure leggendo il libro di Giovanni si comprende che tutto ciò, senza grande rumore, è già avvenuto.
Amerete i bambini, poi adulti, che passano attraverso le testimonianze raccolte da Rinaldi. Sono di grande ispirazione per questo momento difficile. Ce l’hanno fatta con l’aiuto degli altri e, in questo modo, ce la faremo anche noi oggi. Solo insieme, con l’aiuto di tutti si superano le emergenze e si creano catene d’amore che non spezzeranno più.

Infine, un grande ringraziamento al Prof. Rinaldi per la sua grande e silenziosa opera nel far emergere la grande lezione che le DONNE del Dopoguerra seppero darci. Ne abbiamo ancora un grande bisogno.
E chiudo ricordando il Teorema del Sociologo Quarantelli citato qui nella rubrica La Prima Cosa Bella di Gabriele Romagnoli:

Gli eventi catastrofici tirano fuori dall’umanità il meglio. Non è vero che si reagisca istericamente. La solidarietà prevale sul conflitto. La società diventa più democratica. Svaniscono, almeno temporaneamente, le diseguaglianze e le distinzioni di classe.

Buona Lettura a tutti. Qui per chi vuole trovate il libro

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Libro: Non superare le dosi consigliate di Costanza Rizzacasa D’Orsogna

costiQuesto è un libro cattivo. E si sa i libri come le ragazze, se sono cattivi, vanno dappertutto!

Non superare le dose consigliate è duro da leggere perchè da la nausea ma va letto proprio per questo.
Attraverso la storia di Matilde e della sua famigliia disordinata, ci si inoltra nei corridoi del “binge eating disorder” che altro non è che la sindrome del mangiare compulsivo, quello per capirci che negli USA identifica i grandissimi obesi.
Matilde attraversa l’adolescenza e l’età adulta tra magrezza estrema e grassezza, sempre in bilico. Il dolore che si porta dentro le scava l’anima e l’unico modo per placarlo è mangiare. Il pane, soprattutto; morbido, buono, che riempie.

Lo specchio dove si guarda è l’immagine di una madre magrissima e bellissima che la sa amare in un modo tutto suo, comunque poco. Il padre è presente e assente allo stesso tempo e il fratello, anche lui con disturbi legati al cibo, è l’unico sul quale lei può contare davvero.
Un famiglia disfunzionale, strana, lontana, ma forse molto più simile di quanto si voglia  a tante famiglie cosidette normali, anche perchè la normalità è una linea sfuggente e spesso solo apparente.

Questo è il primo libro che ho letto che parla del “buco nero” che è quella spinta che porta ad ingurgitare cibo in quantità che però non sazia mai. Forse perchè quello che da riempire non è lo stomaco. Nel frattempo il corpo aumenta e diventa una corazza. Per i grassi tutto è difficile, da sedersi a comprare degli abiti. Tutto è complicato, più di tutto dover sorridere alle continue battute, rimbrotti, esortazioni che ti danno gli altri. Perchè ai grassi si danno continuamente consigli non richiesti su come dimagrire, su come essere altro da quello che sono.
La storia di Matilde, dei suoi dolori, del suo cammino per diventare adulta, della sua famiglia che non amerete ma che vi piacerà perchè reale, delle sue dipendenze da farmaci, da cibo, da uomini disfunzionali alla fine vi terrà attaccati alle pagine e l’autrice stessa vi dirà perchè. La sensazione leggendo è quella di spiare dal buco della serratura, cioè voi di qua e dall’altra parte una persona nuda, poi vi accorgerete che la porta si è aperta e di qua e di là non esiste più. Quella storia è un po’ la storia di tutti noi, perchè nella vita, nessuno escluso, tutti hanno bisogno di essere amati semplicemente per quello che sono.

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Libro: I leoni di Sicilia di Stefania Auci

Un romanzo sugli inizi di una delle famiglie siciliane più influenti e ricche dell’Ottocento e per buona parte del Novecento: i Florio.

Non c’è libreria che non abbia questo libro in vetrina, ormai da mesi. La copertina che copre e continua anche sul retro è estramente affascinante, suggestiva e preannuncia quello che si troverà tra le pagine.
La storia parte da un paesino della Calabria e approda a Palermo all’inizio del 1800. I Florio sono due fratelli ambiziosi e complementari che, senza nessun aiuto, riescono ad imporsi nella società mercantile della città, capitale della Sicilia.
L’Ottocento è secolo pieno di contraddizioni e continue rivolte politiche e ciò si riverbera sulla vita dei due fratelli e della famiglia e li accompagna fino all’inizio del Novecento, quando la terza generazione dei Florio ha ormai le redni economiche di un vero impero commerciale. Qui il romanzo si ferma e il declino del Novecento dei Florio me lo son dovuta andare a cercare scoprendo che su di loro c’è un’ampia bibliografia che merita di essere appronfondita.

Il libro è piacevole, scorrevole e si fa leggere. La scrittura, per i miei gusti, è in alcune descrizioni ampollosa. Talvolta ripetitiva. In alcuni passaggi, specie quelli che descrivono i caratteri dei personaggi e le loro scelte, poco approfondita. Ma nel complesso è un buon romanzo che fa passare del tempo in relax che non è cosa da poco per un libro.
Penso che se Stefania Auci avesse approfondito meglio alcuni caratteri e intersecato la situazione storica-politica con la vita dei personaggi e della società Florio, il libro avrebbe potuto allungare la lista dei meravigliosi romanzi siciliani che hanno descritto il passaggio tra epoche diverse, tra tutti Il Gattopardo.
Purtroppo invece l’autrice ha dato risalto molto alle descrizioni del paesaggio e delle ambientazioni e alla fine la lettura risulta faticosa e lascia un po’ d’amaro per quello che il libro avrebbe potuto essere ed invece non è. Un senso di incompiuto che mi è dispiaciuto.
Ciò nonostante vale la pena leggerlo.

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Libro: Permafrost di Eva Baltasar

Permafrost è il primo romanzo della poetessa spagnola Eva Baltasar e, sin dalle prime pagine, è subito chiaro che la sua scrittura è figlia di un’audace e sofisticata amante delle parole.
Consiglio di leggere Permafrost a chi ama le scrittrici che disegnano con poche linee un momento, una condizione. La protagonista è sospesa in quel limbo temporale tra la giovinezza e l’età adulta. Ascolta il suo corpo, sa come funziona e sa come va nutrito, quali carezze concedergli per farlo star bene. Ma questa consapevolezza non si riverbera nella sua mente dove trova spazio il disagio di non sentirsi mai bene completamente.
Il Permafrost è quel ghiaccio dal quale è schiacciata, quel muro che la separa da fuori e non le permette di entrare in contatto con gli altri. Come uno specchio, però, il permafrost le fa vedere con precisa chiarezza quello che c’è dall’altra parte. I difetti, le mancanze e le carenze sue e di chi la circonda sono raccontati limpidamente, con ironia e dissacrante umiltà.
Sconsiglio di leggere Permafrost a chi dai libri vuole una soluzione, un suggerimento, l’indicazione di una strada perchè Eva Baltasar non ne fornisce. La sua protagonista, sospesa tra una non vita e la morte, è tutto fuorché consolante, in questo suo modo e in questo suo mondo dove soluzioni non ce ne sono.
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Libro: Il treno dei bambini di Viola Ardone

Un romanzo intenso e coinvolgente con una seconda parte strepitosa.

I treni della felicità furono un’iniziativa di solidarietà nata nel 1946 da un’intuizione di Teresa Noce, battagliera dirigente comunista e partigiana milanese rientrata dal campo di Ravensbrük. Milano era una città affamata e distrutta dai bombardamenti, Teresa Noce con l’aiuto di quello che restava dell’Unione Donne,  ottenne che diversi bambini milanese venissero ospitati da famiglie campagnole,per lo più della provincia di Reggio Emilia che si fossero rese disponibili.  In questo modo, seppur lontani dagli affetti familiari, ai bambini perlomeno il cibo per l’inverno sarebbe stato garantito. L’operazione ebbe così tanto successo che l’iniziativa si estese anche ai bambini del Sud e fino a metà degli anni ’50 circa 70.000 bambini vennero ospitati, curati e mandati a scuola grazie a tante famiglie di comunisti che misero a disposizione quello che avevano per SOLIDARIETÀ. (Link per ulteriori info www.anpi.it/articoli/636/1946-i-bimbi-dei-treni-della-felicita)

Il libro di Viola Ardone ripercorre questa toria semisconosciuta e dimenticata della nostra Italia migliore e, attraverso Amerigo Speranza, un bambino di 7 anni, ci accompagna su un treno che parte da Napoli e arriva a Modena.

La voce di Amerigo, scugnizzo napoletano che ha alle spalle una guerra, bombardamenti, lutti e abbandono è delicata e spudorata allo stesso tempo.  Lo si ama subito Amerigo.  Il candore e la furbizia non lo lasciano mai, gli occorrono per sopravvivere in un vicolo di Napoli dal quale non si vede granché di quello che c’è fuori e dove anche i sogni sono inutili perché tanto anche se si avverano non è nei bassi di Napoli che ciò accade. Eppure nonostante una realtà durissima, Amerigo sa cos’è l’amore perché a modo suo la madre Antonietta lo difende e lo ama con tutta se stessa. Questo è il motivo per cui accetta l’invito dei comunisti e lo fa salire su quel treno. Amerigo arriverà a Modena e incontrerà i suoi sogni e non se ne distacchera’ più.

Non racconto altro, non è necessario. Dico solo che Amerigo adulto, la seconda parte del libro, mi ha profondamente commosso. Mirabile prova di letteratura, la seconda parte, per me sfiora la perfezione per un romanzo.

Ho solo due crucci sulla prima parte;

1. l’autrice offre un’immagine quasi “perfetta” della famiglia modenese che ospita Amerigo. Siamo nel primissimo dopoguerra e c’è troppo cibo in quella casa; in quelle campagne la guerra civile per la liberazione era stata combattuta metro per metro e aveva lasciato divisioni e ferite che certamente non rimargirarono da un giorno all’altro. L’autrice non è riuscita a cogliere il contesto politico e sociale entro i quali quella ospitalità è avvenuta. Troppa dolce la descrizione della famiglia e della società che accoglie i bambini.  Forse l’intento non era quello di una disamina della situazione della provincia emiliana nel primissimo dopoguerra, ma ignorare del tutto quel momento storico non offre una dimensione importante per comprendere cosa sia stato il fenomeno dei treni della felicità.  Anche il sommo sforzo che quelle famiglie compirono in un momento drammatico dell’Italia in nome di un ideale, di una valore condiviso da quasi tutti. Mi dispiace perché se Viola Ardone avesse fatto questo ulteriore sforzo il suo romanzo sarebbe stato perfetto.

2 – La dolcezza con la quale viene dipinta la famiglia che ospita il bambino, talvolta si riverbera anche in qualche pensiero del piccolo Amerigo.  Ed anche qui il romanzo sfugge un po’ all’autrice che per eccesso di attenzione verso il suo protagonista perde quella linearità necessaria che aiuta a non superare il limite oltre il quale la storia vira verso il barocco delle descrizioni.

 

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Libri e film: La verità negata di Deborah Lipstadt

La verità non può essere negata.

Ho conosciuto la storica Deborah Lipstadt attraverso il bellissimo film di Mick Jackson che ha mantenuto lo stesso titolo del libro. L’attrice che ha mirabilmente interpretato  la storica è Rachel Weisz e la sua interpretazione dona alla protagonista una luce di fragilità e forza che merita più di una visione.
Più di una visione perchè il tema di cui si parla è importante e profondo.
Uno storico inglese sostiene la tesi negazionista sui campi di concentramento nazisti e, siccome nei suoi scritti Deborah Lipstadt, sostiene che lui menta e le sue tesi non sono affatto storiche ma opere di fantasia quando non proprio false, lui la chiama in giudizio a Londra per diffamazione.
In maniera surreale, Lipstadt e la sua casa editrice americana devono dimostrare che i campi di concetramento sono veramente esistiti e che quindi non hanno diffamato lo storico inglese.

il libro è la storia del processo, della differenza tra la giustizia inglese e quella americana, della forza della verità dei fatti su un modo di vedere la realtà esclusivamente da un punto di vista.

In questo caso però il film è migliore del libro.
Nel film si comprendono chiaramente i tanti ingarbugliati meccanismi legali messi in atto dal collegio di avvocati inglesi della Lipstadt per mettere in risalto la fallacia dei ragionamenti dello storico negazionista. Si comprendono chiaramente le scelte di non far mai testimoniare la Lipstadt e i sopravissuti dei campi di concentramento.
Il libro si perde spesso in tematiche storiche che sviano l’attenzione dal nucleo della questione. Vale la pena leggerlo perchè sulla Shoah le parlore non saranno mai troppe, ma se vi capita e potete scegliere guardate il film.

Infine, per chi come me ricorda la battage mediatica che si scatenò alla fine degli ’90, ricordo che La verità negata è una storia vera.

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Libri: Ho ucciso Shahrazad di Joumana Haddad

Non lo so se mi è piaciuto ma mi ha fatto riflettere.

Un libro a metà tra il racconto di sé e il saggio che offre una panoramica sul mondo femminile arabo odierno molto più sfaccettato di quanto si creda in Europa.

SIn qua tutto bene, ho voluto leggerlo per questo motivo, per superare gli  inevitabili pregiudizi che avvolgono la società nella quale vivo e dai quali non riesco a sottrarmi del tutto.
E in parte mi ha aiutato a comprendere altri aspetti della vita delle donne arabe, in particolare il saggio è centrato sulla vita e sulle scelte personali e lavorative dell’autrice. Joumana Haddad ha fondato una rivista in lingua araba che parla di sesso in maniera chiara, senza sottigliezze filosofiche, senza linguaggi edulcorati, senza mezze misure,  focalizzando l’attenzione sul mondo delle donne che, nell’immaginario collettivo sia arabo che europeo, sono quanto più lontano ci sia dal sesso inteso come piacere del corpo. Ovviamente questa sua scelta le ha creato una valanga di critiche, quando non vere e proprie minacce e intimidazioni, e continuare sulla strada scelta è stato ed è un percorso faticoso e accidentato che le è costato molto. Eppure lei dice un percorso inevitabile, per lei necessario, vitale.
Su questo aspetto Haddad ha tutta la stima possibile e l’ammirazione per il coraggio dimostrato nello scavare un solco su un terreno duro e riottoso a qualsiasi scalfittura anche superficale e che altre, dopo di lei, potranno in qualche modo continuare a incavare con più semplicità.
Quello che non mi è piaciuto è il linguaggio della rabbia che Haddad utilizza.

Non è necessario essere arrabbiate per poter dire con parole precise e sicure che il mondo maschile deve integrarsi con quello femminile. DEVE perchè ormai non è più una scelta, sia in Europa sia nel complesso e variegato mondo arabo.
Non mi piace, poi, che la sua rabbia supportata da un innato coraggio e senso di ribellione ad ogni conformismo, le dia la carica per scagliarsi contro tutte le donne che accettano destini avversi.
A un certo punto avrei voluto dirle che NON tutte le donne riescono a trovare forza e coraggio necessari, aggiugno purtroppo, ma è così. Manzoni sostiene che “il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare” e quanto più se si è in una posizione di subalternità. La strada per raggiungere un equilibrio tra uomini e donne è lunga e, seppur sia necessario avere delle paladine che aprano nuove strade, non credo che ci sia bisogno di urlatrici arrabbiate che non accettano e contestino la condiscendenza delle altre. Le altre è necessario comprenderle, affiancarle, prenderle sottobraccio e accompagnarle ad allungare il passo per fare un balzo avanti. Le altre hanno bisogno di esempi che comprendono, sennò come fanno a tirar fuori quel briciolo di amor proprio nascosto e sepolto sotto mantagne di pregiudizi morali che infarciscono la testa delle donne da millenni?
Porsi come “demolitrice”, seppur ampiamente nel giusto, funziona se non si giudica chi la forza di demolire non ce l’ha.

Una lettura che prossimamente riprenderò sarà di un’altra autrice libanese che peraltro Hadda nomina come lettura necessaria e che affronta la questione donne da un altro punto di vista  … insomma ne riarleremo.

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Libri: La treccia di Laetitia Colombani

Questo libro mi ha catturato sin dalle prime pagine…

Probabilmente era il momento giusto per una romanzo di pura narrativa dopo tante letture di storie reali, biografiche e di saggi. Oppure probabilemente mi è piaciuto perchè è proprio un bel libro che intreccia tre storie di donne in modo mirabile e che in poche righe ti prende per mano e ti porta in India, per poi saltare a Palermo e infine approdare in Canada.

I capelli legano le storie di tre donne attraverso una treccia grande e la treccia di una bambina.

Mi sono ritrovata a fare il tifo per il viaggio di una, a sperare che l’amore potesse aiutare e sostenere un’altra e ad arrabbiarmi per l’ultima arrivata. Ma ho amato queste tre donne, così diverse, così lontane eppure così simili nella battaglia quotidiana per affermare sè stesse.

Leggetelo se vi piacciono le storie belle.
Leggetelo se vi piacciono le donne forti e indomite.
Leggetelo se amate le scrittrici che con poche parole sanno disegnare ampi panorami.

Leggetelo comunque perchè alla fine dona una bella sensazione di felicità.

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I libri del 2019

Finalmente sono riuscita a metterli in fila … Sono tanti o poco non so. Alcuni mi hanno profondamente colpito ( Febbre – Tre Piani e M,il figlio del secolo), altri meno, altri per niente.

 

Titolo Autori
1 American Snisper Chris Kyle, Jim De Felice, Scott McEwan
2 Archivio dei bambini perduti Valeria Luiselli
3 Becoming. La mia storia Michelle Obama
4 Boy erased : vite cancellate / Garrard Conley ; traduzione di Leonardo Taiuti Garrard Conley
5 Briciole di bellezza. Dialoghi di speranza per il futuro del Bel Paese Filippo Cannizzo
6 C’ERA UNA VOLTA UN CLANDESTINO (Policromia) Eltjon Bida
7 Cara Napoli Lorenzo Marone
8 Colazione al Cairo Mohamed Salmawy
9 Dimmi di noi Rebecca Quasi
10 Dolcissima abitudine Alberto Schiavone
11 Febbre Jonathan Bazzi
12 Fedeltà Marco Missiroli
13 Fuoco Roselina Salemi
14 Il bambino che sognava la fine del mondo Antonio Scurati
15 Il freddo dentro Lidia Ravera
16 Il giardino delle bestie Erik Larson
17 Il mistero van Gogh Costantino D’Orazio
18 Il racconto dell’Ancella Margaret Atwood
19 Io all’improvviso Federico Toro
20 L’Arminuta Donatella Di Pietrantonio
21 L’essenziale Jacques Attali
22 L’universo delle fragranze Raffaele Lauro
23 La gente felice legge e beve caffè Agnès Martin-Lugand
24 La nostra casa è in fiamme Greta Thunberg
25 La sfuriata di Bet Christian Frascella
26 La strada dritta Francesco Pinto
27 La verità negata Deborah Lipstadt
28 La vita bugiarda degli adulti Elena Ferrante
29 Lago Gerundo tra storia e leggenda Fabio Conti
30 Liberati della brava bambina Maura Gancitano, Andrea Colamedici
31 M. Il figlio del secolo Antonio Scurati
32 Metti a dieta la tua mente. Il metodo rivoluzionario per dimagrire usando il cervello Philippe Tahon
33 Morgana Michela Murgia, Chiara Tagliaferri
34 My Life President Bill Clinton
35 Nel nostro fuoco Maura Chiulli
36 Non me lo chiedete più Michela Andreozzi
37 Paura di volare Erica Jong
38 Perché essere felice quando puoi essere normale? Jeanette Winterson
39 Psicologia al tuo servizio. Migliora la tua vita psicoaggiornando il tuo sistema operativo cerebrale Alessio Rocco Ranieri
40 Qualcosa sui Lehman Stefano Massini
41 Resto umano Anna Paola Lacatena
42 Solo per vederti felice Rosario Pellecchia
43 Streghe Mona Chollet
44 Traslocando. È andata così Loredana Bertè
45 Tre piani Eshkol Nevo
46 Tutte le volte che ho pianto Catena Fiorello
47 Ventinovecento. Storie di anni Novanta e altre cose così: per ridere Rinomata Offelleria Briantea
48 Vita di Leonardo Bruno Nardini
49 Vivienne Westwood Vivienne Westwood, Ian Kelly
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