Storia di Lucilla – Luglio 2017

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Storia di Lucilla - Confidenze nr. 27 Luglio 2017 pag. 1 Storia di Lucilla - Confidenze nr. 27 Luglio 2017 pag. 2

 

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Storia di Loredana – Dicembre 2016

 “Echi di zampogne” di Giovanna Brunitto, pubblicata sul n. 52 di Confidenze – Numero di Natale

Il 2014 è stato quello in cui mi si è rotto tutto.  Ho dovuto cambiare l’automobile per un guasto al motore, TV e computer mi hanno abbandonato per un fulmine che ha colpito il palazzo in cui vivo e la lavatrice ha smesso di perdere acqua solo quando l’ho buttata via definitivamente. E si è rotta anche la mia storia con Gianluca. Dopo cinque anni di relazione, mi sembrava giunto il momento di qualcosa di più serio di weekend fuori, cene e feste.  Entrambi avevamo passato la trentina già da un po’ e sentivo l’esigenza di un rapporto più stabile, di qualcosa che potesse definirsi l’inizio di una famiglia, ma lui non era d’accordo.  Mi ha augurato di trovare presto un compagno serio, ha sottolineato più volte la parola “serio”, ed è uscito dalla porta e dalla mia vita. Ho provato a chiamarlo ma non ha risposto. Qualche giorno dopo, è arrivata la notizia della brutta malattia di mia madre e mi sono dimenticata di cercarlo. Ho percorso la strada da nord a sud della penisola ogni settimana per starle vicino, ma quel male se l’è portata via in pochi mesi. La sua perdita mi ha rotto il cuore. L’anno è finito e non c’era più niente che si potesse rompere. I mesi successivi sono trascorsi quasi senza che ne avessi consapevolezza, aiutata dal mio lavoro che mi ha occupato tutti gli spazi possibili.  Ho lavorato ininterrottamente senza un giorno di ferie fino a dicembre. Ero stremata e soprattutto ero sola. Mia mamma amava l’ultimo mese dell’anno e per Natale organizzava grandi feste che riunivano la famiglia. Ma quest’anno lei non c’era e quindi avevo deciso che non sarei andata a casa dai miei. L’idea di trovare la casa vuota o di essere, tra i miei fratelli, l’unica senza compagno o famiglia, mi era insopportabile. Avevo accampato all’inizio del mese delle scuse lavorative che mi avrebbero trattenuto a Milano e avevo deciso che non avrei festeggiato le festività in nessun modo. Contavo sulla complicità della città meneghina che, con la sua forte vocazione lavorativa e i ritmi frenetici, mi avrebbe di certo aiutato a dimenticare Natale e la solitudine o quanto meno a non ricordarmeli ogni minuto. Per me Natale è sempre stato l’odore dei mandarini, i rococò, il presepe e la tombola in famiglia, non certo vetrine addobbate come passerelle e luci da stadio. Quindi non correvo rischi a Milano, del mio Natale non ne avrei trovato traccia. La certezza è sfumata il giorno dopo Sant’Ambrogio. Sono rientrata a casa prima del solito per una riunione saltata all’ultimo minuto, la sera non era ancora del tutto arrivata. Mentre giravo la chiave nel portone della palazzina, ho sentito una nenia, una musica. Era il suono di una zampogna. Al centro del giardino condominiale c’erano un gruppo di quattro zampognari che suonavano la novena intorno ad una nicchia dove il custode normalmente montava un brutto presepe fatto da lui di cui andava fierissimo. Sono rimasta così colpita dal suono  che mi sono avvicinata. Ad ogni passo sentivo lo stomaco contrarsi. Quel suono mi era così familiare. Quando ero piccola al mio paese gli zampognari comparivano agli inizi di dicembre e facevano il giro in tutti i portoni , suonando le canzoni tradizionali del Natale. Erano un avvenimento nuovo ed allo stesso tempo rappresentavano il perpetrarsi della tradizione. Ogni famiglia faceva loro un’offerta e  tutti li tenevano in grande considerazione, come dei re magi venuti apposta per festeggiare insieme a noi il Natale. Ecco quel ricordo mi sapeva di una magia che non ricordavo più. Ero senza parole e quando hanno finito, mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi. Mi sono vergognata di questa debolezza e senza neanche salutare ho battuto i tacchi e sono salita a casa mia. Una volta sul divano mi sono accorta che non avevo fatto neanche un’offerta. Se mia madre avesse potuto vedermi, mi avrebbe ripreso e rimproverato: “Loredana è Natale, è la Festa più importante dell’anno, offri quello che hai e vedrai che il Signore ti ricompenserà mille volte di più.” Ma la solitudine della mia casa mi ha riportato alla realtà e mi ha fatto dimenticare il calore che mi aveva invaso sentendo la musica. Il giorno dopo con umore cupissimo sono ripassata dal giardino e ho dato un occhio al presepe, spinta da una strana curiosità. Non era il solito, questo era certo. Era molto curato nei particolari, con dei pastori bellissimi che riproducevano lavori artigianali. Ero intenta a guardare ogni cosa e non mi sono accorta che alle mie spalle c’era una persona. La sua voce possente mi ha riportata alla realtà. Era un uomo sulla quarantina, alto e con dei bellissimi occhi nocciola. Si è presentato, si chiamava Andrea ed era il nuovo portiere che da un semestre lavorava nel palazzo. Aveva la passione per i presepi ed aveva chiamato gli zampognari, un gruppo di suonatori di Concorezzo in provincia di Milano che conosceva, perché senza novena non gli sembrava Natale.  E poi ha parlato del suo arrivo a Milano e del suo nuovo lavoro che gli piaceva tanto. Mi ha detto anche che mi vedeva sempre da sola e spesso gli sono apparsa triste e per quel motivo non si era avvicinato prima. Davanti al caffè che ha insistito per offrirmi al bar all’angolo, finalmente ha smesso di parlare e sorridendo mi ha chiesto come mi chiamassi. Gli ho detto il mio nome e poco altro, poi sono andata di corsa al lavoro. In metropolitana mi sono ritrovata a sorridere tra me e me, come non mi capitava da tempo. Andrea mi aveva avvolto con la sua parlantina e mi aveva guardato, tra una chiacchera e l’altra, con quei suoi occhi bellissimi. Mi aveva fatto sentire bella come non mi capitava da anni. Il tutto in una manciata di minuti che non arrivavano a mezzora. Non sospettavo quella mattina che l’avrei rivisto quello stesso pomeriggio, mi stava aspettando all’entrata del portone per accompagnarmi fino all’appartamento e per strapparmi una specie di mezzo appuntamento per il giorno dopo per ascoltare insieme la novena degli zampognari. E così con quel suo modo di fare a tratti indolente, a tratti diretto e ruvido, Andrea mi ha fatto compagnia per  tutto il mese. Mi ha preso il cuore così, tra una novena e l’altra, e senza quasi che io potessi opporgli resistenza. Alla vigilia di Natale è venuto da me per la cena. Abbiamo mangiato, giocato a tombola e poi siamo andati insieme alla messa di mezzanotte. Anche il resto della notte l’abbiamo trascorsa insieme. Abbiamo parlato tanto e fatto l’amore. E’ stata la notte di Natale più bella che ho avuto o forse no. Forse a pensarci bene la notte più bella sarà quella di quest’anno, perché se i tempi saranno quelli giusti, a Natale prossimo saremo io, Andrea e la nostra bambina. Ma se dovessimo aspettare ancora qualche giorno per incontrare la nostra piccola, sarà un Natale comunque meraviglioso perché come ha detto Andrea l’anno scorso, Natale è una festa che ognuno di noi si porta dentro. Non importa dove si è, con chi si è o quale brutto momento si stia attraversando, se sappiamo cercare dentro di noi, troveremo la forza e la fiducia per rinascere. Io grazie a lui, l’ho trovata. echi-di-zamponge-natale-21-dicembre-2016_pagina_1

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Quella storia

C’era, in quella storia,
qualcosa che viveva.
Era un fantino che galloppava
appoggiandosi in sella e saltando ostacoli,
in una gara senza pubblico
e senza partecipanti.
Una meta a venire.
C’era silenzioso, un continuo cercarsi,
null’altro.
Così era quella storia.
Composta di due elementi soltanto.
Null’altro visibile
Viveva e si nutriva di sè,
quella storia.

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Quali libri porteresti con te su un’isola deserta?

 

Domanda che di tanto in tanto leggo o sento in giro. Le risposte sono coltissime e inoppugnabili. Spesso si menzionano libri e testi mai neanche sfiorati. Almeno questa è la sensazione che ho.
Oggi la domanda mi è giunta attraverso la voce telefonica di un’amica che vive all’estero.
Le ho risposto di getto, non si ho pensato su … e lei si è stupita perchè, da me, ha detto, non si aspettava una tale risposta.
Poi abbiamo riso insieme e per un po’ ci siamo perse nei paesaggi desertici dalle dune dorate, passando su spiagge cristalline lambite da acque trasoarenti per ritornare su vette innevate baciate da tramonti rossi di fuocoil tutto ovviamente con a fianco uno splendido uomo, preferibilmente medico, pirata, avventuriero, uomo d’affari, sempre e comunque richissimo come un nababbo. Accompagnato spesso da una donna bellissima, filiforme e cattiva di suo o incattivita perchè non corrisposta. Poco cambia. Il medico, pirata, avventuriero ecc.ecc. sta solo aspettando che arrivi la donna della sua vita che amerà, venererà costantemente per il resto dei suoi giorni. E se lei è un po’ imbranata, un po’ rotondetta, un po’ insicura, meglio. Così la amerà di più!cover

Insomma i libri che porterei su un’isola deserta sono: Collezione Harmony in tutte le sue declinazioni, dalla Passion al Romance, passando per History fino al Sensual.

Se fossi su un’isola deserta, potrei fare a meno di storia e letteratura, di epica e di narrativa, di saggi e speculazioni filosofiche. Potrei rinunciare a tutto ciò e continuare a vivire lo stesso.

Ma senza i brividi d’amore, seppur vissuti per interposta persona, sarebbe inutile restare vivi.

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IO AMO di Vito Mancuso

Io Amo è uno dei migliori libri del filosofo e teologo, Prof. Vito Mancuso. E’ un libro maturo e pensato che mette in luce la posizione sull’Amore di Mancuso che spesso ha suscitato con le sue idee innovative e non dogmatiche l’ira e la disapprovazione della Chiesa ufficiale.

Il libro, e sono parole dell’autore, è “un tentativo di dire in poche pagine ciò che non basta una vita intera ad imparare”. E per me il tentativo è riuscito. Il libro è profondo eppure discorsivo allo stesso tempo. Il primo capitolo affronta il primo innamoramento che tutti noi ricordiamo per lo stupore che ci ha colti nel trovarci di fronte una persona che con la sua esclusiva presenza ci ha riempito la vita. E tutti ricordiamo quel primo sguardo, quel batticuore, quell’odore, quel sorriso. L’Amore poi è affrontato secondo una visione filosofica e storica. Ci si innamora oggi nello stesso modo nel quale ci si innamorava ai tempi degli uomini di Neanderthal. Dal punto di vista biologico, l’amore che ci coglie è spiegato da una serie di molecole si attivano e ci “fanno stare bene”. Ma è evidente che non tutto è spiegabile da un punto di visto della biologia. Il perché proprio quella persona fa scattare in noi la scintilla dell’amore resta un mistero. E Mancuso individua nel mistero dell’amore, nello scatto segreto dell’innamoramento, la forza suprema che muove il mondo. E che ci mette in comunione, noi piccoli esseri nell’universo, con il grande mistero che muove tutto il creato. La scintilla che misteriosa si dipana dalla materia oscura, di cui è formato la maggior parte dell’universo, e che crea una galassia, un sole, un pianeta è la stessa scintilla che ci muove in una dato momento verso una certa persona. E’ una forza suprema che ci mette in moto e ci attiva.Vito-Mancuso-cover-IO-amo_305x380

La seconda parte del libro verte sulla posizione del teologo verso gli amori “diversi” ed è stupefacente quanto un teologo possa essere così moderno. La critica verso il catechismo che inchioda la sessualità a mera esecuzione ai fini della procreazione è feroce e diretta. Senza mezzi termini, Mancuso auspica cambiamenti drastici in tal senso. La sua apertura verso l’amore omosessuale, in tutte le forme sotto cui si può presentare, è totale. Pone solamente un diktat, che vale per qualsiasi tipo d’amore: l’Amore deve essere vissuto da ciascuno liberamente e nel rispetto dell’Altro, senza imposizioni o costrizioni; ogni coppia può e deve crescere insieme. In questo accezione l’Amore è specchio della forza divina. Quando, invece, diviene consumo del corpo e fame bulimica di sentimenti, allora è da evitare perché è spreco e disordine.

Consiglio questo libro, in particolare la seconda parte a chiunque voglia comprendere il senso delle vita e regolarlo secondo la forza dell’Amore

 

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Cercasi amore disperatamente di Federica Bosco

978-88-541-0586-7Non è proprio un romanzo d’evasione … ma visto il finale scontatissimo non è neanche un romanzo impegnato.

La vita di una ragazza che non trova mai il sostegno dei suoi genitori, ai quali appare sempre inadeguata, è scandagliata bene nella prima parte del libro. Un adolescente che non si vuole molto bene e che appena può fugge lontano, anzi lontanissimo, dalla famiglia per trovare se stessa.
Dimagrisce, viaggia, balla e si ritrova dall’altra parte del mondo dove finalmente trova inatteso l’amore.

E proprio quando ce la fa a trovare la felicità … una telefonata la riporta a casa.

Da qui il romanzo si annacqua e perde consistenza, secondo me. Il finale tra partenze e ritorni è quello che ci si aspetta  da un romanzo d’appendice …

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Presto fu tardi nella mia vita

 

E come d’inverno
quando il buio arriva presto
nel pomeriggio
e la giornata è ancora lunga da finire.
Ma fuori è già notte.
Allora bisogna viverla senza luce
o accontentarsi di bagliori artificiali.
E il rimorso per quelle giornate inondate di sole,
calde e lucenti,
che taluni volte sembrano non voler finire mai,
mi prende e mi abbatte.
Aveva ragione Marguerite,
presto si è fatto tardi;
davvero troppo presto per me
senza di te.

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14 Febbraio … Un libro per San Valentino

Un libro è un libro, sempre,  ma in alcune occasioni può diventare qualcosa di più.
Se è un regalo, diventa anche messaggero. E per San Valentino – ma vale per ogni occasione – è  meglio dei fiori ( dopo un po’ appassiscono ), meglio dei cioccolatini ( finiscono presto ), meglio di un profumo ( rapporto qualità-prezzo incommisurabilente a favore del libro) …
 

I miei libri d’amore più belli in ordine sparso:

1 – Un amore di Dino Buzzati – Una Milano in pieno boom economico fa da sfondo a una storia d’amore anomala tra un uomo in crisi di mezz’età ed una ragazza che fa la vita per mantenersi. Lucido, appassionato e disincatato romanzo d’amore. Due solitudini si incontrano e, a loro modo, si amano.

2 – Lezioni di tango di Sveva Casati Modigliani Bellissima storia d’amore lunga mezzo secolo. Avvincente e appassionante fino all’ultima riga. Per chi è sempre innamorato.

3 – Poesie di Wislawa Szymborska  – Per tutti. Per sempre. Per qualsiasi tipo d’amore. Per qualsiasi tipo d’odio…

4 – Jane Eyre di Charlotte Brontë – Jane è una ragazza ostinata, orfana. Accetta un lavoro di istruttrice in un ricca casa di campagna inglese che cela un segreto ben nascosto. L’amore tra lei e il padrone di casa è tumultuoso e alla fine trionfa. Considerato uno dei primi esempi di romanzo femminista ( secondo me un po’ esagerato! ) resta una bellissima storia d’amore; i protagonisti, dopo mille peripezie, coronano il loro sogno d’amore.

5 – Tutti i libri di Jane Austen – Per chi ama il romanticismo, le opere ottocentesche, la campagna inglese e le  dichiarazioni fiume.

6 – Un uomo di Oriana Fallaci – La storia d’amore vera tra la giornalista e Alexandros Panagulis, intellettuale e attivista greco contro la dittatura dei colonelli. Un incontro intenso che segnerà la vita di entrambi. Crudo e feroce. La più bella storia d’amore che una donna del Novecento, figlia del suo tempo, abbia scritto ad un uomo e per un uomo.

7 – I cercatori di conchiglie di Rosamunde Pilcher – Le bianche scogliere inglesi accolgono un soldato continentale immemore. E’ la seconda guerra mondiale. Da qui, si dipana una storia dolcissima che vivrà tutta in un quadro ritrovato. Il capitolo iniziale dell’io narrante, una vecchia signora che cura il suo giardino, è uno dei più belli che mi sia capitato di leggere.

8 – Donna Flor e i suoi due mariti di Jorge Amado Eh… Donna Flor! Rimasta vedova del suo scapestrato marito, si risposa. Bene stavolta, con l’uomo più abbiente e perbene della città. Egli la rende felice e le toglie tutte le preoccupazioni terrene ( bollette da pagare, cene e pranzi da inventare, soldi finiti ancor prima di arrivare a casa ecc. ) che l’avevano angustiata nella sua precedente vita, ma l’amore passionale, carnale, sudato … quello non c’è più! E allora Donna Flor invoca il fantasma di Vadinho, suo primo marito, … che ogni notte le fa visita  …

9 – La nina mala di Mario Vargas Llosa – Il libro che qualsiasi donna disgraziata e incostante vorrebbe che un uomo le scrivesse. Anomalo per il Premio Nobel Vargas Llosa, la più bella dichiarazione d’amore che ci sia … lunga una vita.

10 – Romeo e Giulietta di William Shakespeare Romeo: (Giulietta appare ad una finestra in alto)  (……) Quale luce spunta lassù da quella finestra? Quella finestra è l’oriente e Giulietta è il sole! Sorgi, o bell’astro, e spengi la invidiosa luna (……) Guarda come appoggia la guancia su quella mano! Oh! foss’io un guanto sopra la sua mano, per poter toccare quella guancia!  (……) Giulietta: O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?

 

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L’isola

Qualsiasi cosa sia,
qualsiasi cosa accada,
qualsiasi cosa arrivi
tu ci sei!

Sei lì, nell’isola.
In quel mare, a difesa
dove ti ho nascosto da tutti.
Sei lì per me.

La meraviglia che mi assale
ogni qualvolta ti ritrovo lì,
reale e tangibile, é profonda
più della barriera che ti protegge.

I confini del mio cuore.

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Cinquanta sfumature … di E.L.James

Chi timida, chi sfacciata, chi riservata, chi sfrontata …. insomma un esercito di donne, ciascuna a proprio modo, ha letto la trilogia di James.

Io …rimiravo dalle vetrine le copertine, nn bellissime in verità, e snobbavo gli articoli. Le recensioni per la James sono state feroci, in qualche caso orribili! Non potevo certo leggere certa roba ..poco tempo a disposizione da spendere  così malamente.

Eppure mi dicevo: perché tante il tempo lo perdono? Qual è il segreto che nn conosco?

La risposta arriva, come sempre per me, inattesa in una tristissima serata torinese di trasferta dove tutto quello che poteva andare storto, era andato!

Con una mail, planano davanti ai miei occhi i 3 tomi di sfumature…. Inizio a leggere per far scorrere il tempo che proprio nn voleva sapere di andare avanti quella sera. E magicamente nn solo il tempo riprende a galoppare … ma riprendo ad andare avanti anche io. La  situazione raccontata è talmente lieve, talmente improbabile, talmente divertente, talmente vuota di problemi assillanti che, per assurdo, risulta essere tonificante.

Per me la sensazione è di un massaggio alla schiena dopo un dolore violento, rapace che nn ti ha lasciato per mesi … Il massaggio nn lo toglierà, si sa, ma allieva il disagio e ti offre il ricordo di come si sta senza schiena dolente….

E seppure nn posso dar torto  a Massimo Gramellini che disquisisce sul fatto che tutte le donne vorrebbero essere al centro del mondo di un uomo, per sempre, in special modo se ricco, giovane, bello, dotato, dal mio canto la fortuna della trilogia si trova da un’altra parte: nell’offrire , in un momento veramente difficile, un diversivo di pensiero … Anastasia nn si deve preoccupare di nulla, lui pensa a tutto ciò che occorre. E ciò che occorre , in casa, in famiglia, a lavoro, in cucina, negli armadi, ecc.ecc.ecc.  è quello che le donne fanno giornalmente e per il quale perdono forza, entusiasmo e bellezza. Perché la fatica di essere donne è tanta e il risultato è solo la metà del dovere ….. E dopotutto, in una crisi che toglie fiato e respiro e che ha scaricato, sempre sulle donne, il peso più grosso, sedersi a rimirare Cristian che, fresco come una rosa, tormenta la sua, neanche tanto bella, Anastasia … per la quale ha una passione che supera anche un deviato come lui …. con l’unica preoccupazione di farle provare ogni volta brividi diversi …. Beh è veramente tonificante …. E chi se ne frega se le virgole e le ripetizioni sono in sovrannumero … Qualsiasi cosa per un massaggio alla schiena quando questa ti fa male …. E nn è una questione di sfumature….

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