Com’è bello far l’amore – Film

Per chi vuole farsi quattro risate … senza nessun pensiero … il film è perfetto.

E’ estivo – secondo me era meglio se fosse stato distribuito in estate – e non ti da noia, non ti imbarazza con idee malsane. Perchè lui, il protagonista, sembra davvero troppo imbranato, e lei, la protagonista, davvero troppo sopra le righe, per far sì che una coppia di quarantenni ci si possa proprio identificare. Sulla stanchezza ci siamo,  ma quella si porta dietro problemi quotidiani che nel film non sono neanche sfiorati ( tutti hanno una tata-collaboratrice domestica che solleva dalle noiose faccende quotidiane, per  non parlare dei problemi lavorativi – insesitenti). Insomma un’ora di mezza di quasi niente … ma con questo caldo e dopo innumerevoli news di crisi … va bene così.

Il cammeo del Mago Forrest è fantastico!

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Storia di Patrizia – Confidenze nr. 23 – Giugno 2012

“Ascolta le persone, ascolta quello che dicono e capirai chi sono”. Questo il consiglio che mia nonna, di tanto in tanto, mi dava accompagnandolo con un sorriso.  E da quando sono piccola, ascolto le persone per capirle. Ma purtroppo non sempre ci riesco. Con Maria ha funzionato, lei è la mia migliore amica da sempre e credo che sia la persona al mondo con la quale ho parlato di più. Ma con Marco, il mio primo amore, non è stato così. Abbiamo sempre parlato poco l’uno con l’altro e questo non mi ha permesso di conoscerlo fino in fondo, almeno fino a quel giorno in cui non ha deciso esprimere i suoi pensieri a parole.

Ho conosciuto Marco, una sera al cinema. Avevo vent’anni e con Maria avevamo deciso di andare a vedere “L’amante” di Annaud.  Uscendo dalla sala sia io, sia Maria eravamo visibilmente emozionate e quasi non ci accorgemmo di un gruppo di persone ferme dinanzi a noi. Ci fermammo giusto in tempo prima di travolgere il gruppo. Una ragazza si voltò e riconoscemmo una nostra compagna del liceo che non vedevamo da tempo. Ci salutò calorosamente e ci presentò agli altri. Marco dopo aver pronunciato il suo nome, fece un commento sgarbato sul film, a suo parere troppo sdolcinato e adatto ad un pubblico di “pollastrelle in calore”. Le sue parole furono accompagnate da un sorriso terribilmente seducente e, nonostante la volgarità della frase, i suoi occhi azzurri apparivano innocenti come quelli di un bambino. La serata proseguì in compagnia con aperitivo e cena, ma io non ascoltai più nessuno e non dissi niente, naufragai nel suo sguardo, completamente vinta. Fu un colpo di fulmine titanico! Il giorno dopo, Maria provò a fare dei commenti sui nuovi amici, ma quando si accorse che Marco mi piaceva, si zittì, raccomandandomi, però, di stare attenta prima di buttarmi a capofitto in una storia che, secondo lei, avrebbe potuto darmi dispiaceri. Il sabato sera successivo ci rivedemmo tutti insieme per una cena e quando ci salutammo Marco mi fece un cenno con la testa per indicarmi di stare indietro rispetto al gruppo. Avvampai in viso perché il gesto fu palesemente visto dagli altri presenti, ma rallentai il passo in attesa che dicesse qualcosa, introducesse un argomento di conversazione per conoscerci meglio. Invece lui non disse niente, si limitò ad allungare un braccio intorno alla mia vita. Lo lascai fare, sentire il suo tocco mi inebriava, non riuscivo a respirare regolarmente, figuriamoci pensare. La cena si concluse e tornammo ciascuno a casa propria, senza aver scambiato due parole. Trascorsi la settimana lavorativa in piena confusione. Il sabato successivo la scena con Marco si ripeté, stavolta però ci fu un lungo e appassionato bacio sulle labbra. Di parole tra noi non ce ne furono. Eppure durante le serate con gli amici, era piuttosto loquace, al limite dell’invadenza, non capivo perché con me non parlasse. Giustificavo il suo comportamento attribuendolo ad una sorta di timidezza nei miei confronti. Le serate si susseguivano e di parole non ne arrivavano. Maria, che nel frattempo aveva iniziato una storia d’amore con un altro ragazzo del nostro gruppo ed era al settimo cielo, mi chiedeva se io e Marco eravamo insieme, se eravamo “fidanzati”, ma io non sapevo cosa risponderle. La mia relazione con Marco, fatta di baci appassionati e di strette avvolgenti, non aveva un nome. Dopo qualche mese, iniziammo a vederci da soli. Allora non c’erano i telefonini, pertanto ci davamo appuntamento da un sabato all’altro, senza mai vederci, né sentirci in settimana. Avevo provato a proporre degli incontri diversi, ma lui si scherniva o, semplicemente, non mi rispondeva. Ci incontravamo, ci baciavamo, facevamo l’amore e poi ciascuno a casa propria, fino alla settimana successiva. Oggi mi chiedo come ho potuto accettare una storia che tra silenzi e assenze si è portata via quasi dieci anni della mia vita? Eppure è andata così! Ogni settimana speravo che Marco mi dicesse, finalmente, qualche parola d’amore, oppure semplicemente che volesse condividere con me altro tempo, oltre a quello del sabato sera ma nulla di tutto ciò avveniva. I nostri incontri passionali erano perfetti, ma la nostra relazione non si evolveva, restava una “storia muta”. Ed io che avevo da sempre amato le parole, la conversazione mi sentivo appassire incontro dopo incontro. Io volevo qualcuno con il quale condividere le emozioni o, semplicemente, i fatti di tutti i giorni. Questo amore consumato in silenzio, mi appagava nel breve, ma mi inaridiva. Nel frattempo, Maria si era sposata ed era diventata mamma di una bellissima bambina. Fui felicissima quando mi chiese di fare da madrina alla piccola Lucia, questo il nome della bambina e inoltre mi parve l’occasione buona per ufficializzare, con tutti, la mia relazione con Marco. Il sabato successivo introdussi il discorso e lui, alzando le spalle, disse testualmente: << Non me ne importa niente del battesimo! Vacci tu.>>. Lo guardai inebetita. Quelle parole furono per me un colpo durissimo. Per lui avevo aspettato anni in attesa che si decidesse ad un impegno più serio; avevo represso a viva forza tutti i rimbrotti dei miei genitori per una relazione vissuta da clandestina; avevo finto di non vedere la delusione sul volto della mia amica, prima, e l’imbarazzo dopo ogni qualvolta c’era una festa o una ricorrenza dove puntualmente mi presentavo sola; e su tutto avevo zittito la mia voce interiore che, puntualmente, ogni sera discorreva da sola con l’unico bisogno reale di avere una persona con la quale comunicare. E venivo ripagata così? Era troppo! Quel poco di stima verso me stessa che mi era rimasta, mi permise di allontanarmi. In silenzio. Mi allontanai senza dire una parola! Lo ripagai con la stessa moneta. Non credo abbia compreso il mio gesto e non so che giustificazione si sia dato. Da quel giorno non l’ho più né visto, né sentito. E la cosa più strana è stata che non mi mancava, perché insieme non avevamo costruito nulla. Non mi sentivo più sola di quanto non ero prima. Non avevo nessuno con cui dividere le parole, ma in realtà non l’avevo mai avuto. Mi tornavano solamente in mente le parole di mia nonna e dovevo ammettere che aveva proprio ragione. Se avessi ascoltato prima Marco, avrei capito di che pasta era fatto. Ma non avevo voluto! L’amore che provavo per lui giustificava ogni suo gesto, ogni sua mancanza. Ero convinta che prima o poi sarebbe cambiato.  Trascorsero due mesi in una sorta di apatia che mi rendeva difficile i gesti quotidiani. Alle parole decisi di opporre le lettere ed iniziai a scrivere i miei pensieri. Dapprima con circospezione e, poi, man mano, che passavano i giorni, il mio diario divenne la mia personale cassaforte delle parole. Arrivò anche il giorno del Battesimo e, come sempre, mi presentai da sola. C’erano tanti invitati e Maria, tra gli altri, aveva invitato anche Michele, un amico di suo marito, per fare da padrino alla piccola Luisa. Michele si presentò in maniera cordiale e, durante la giornata trascorsa insieme, chiacchierammo del più e del meno. Quando tornai a casa, quella sera, pensai che dopo un sacco di tempo mi sentivo bene, in forma. Non pensavo che il giorno dopo Michele avrebbe richiamato e neanche che l’avrebbe fatto per i successivi venti giorni, fino a che, decisa a non ricadere nella trappola del silenzio, gli chiesi a bruciapelo cosa volesse da me. La sua risposta, fatta di parole magiche, mi scalda il cuore ogni volta che la ripeto ed è il motivo per il quale io e Michele ci siamo sposati dopo sei mesi e, adesso, abbiamo due figli meravigliosi. Michele mi disse: << Patrizia, voglio solo parlare un po’ con te, vorrei capire come sei! >>

 

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Spanglish

 Spanglish

 Va beh … sarà un po’ lungo

Va beh … sarà melò

Va beh … sarà scontato

eppure alla fine, poi, mi ha stupito  perchè non è finito come ci si aspetta … da un filmetto americano. E allora pensi un po’ … e questo è sempre un bene.

Per chi ha un paio d’ore libere e vuole pensare, solo alla fine però

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“E tu così volevi essere chiamata mamma?”

Essere forte!
Granitica.
Un parafulmine dove si può scaricare la tensione.
A qualsiasi ora, in qualsiasi giorno
in qualsiasi occasione.
E prendersi improperi e insulti
oltre a sguardi di compassione
e sentirsi vecchia di mille anni.
E risentire la voce di mia madre
che risuona in un angolo remoto del cuore:
“E tu così volevi essere chiamata mamma?”

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Futura … di Lucio Dalla

Questa canzone sarà sempre con noi

Futura

Chissà chissà domani
su che cosa metteremo le mani
se si potrà contare ancora le onde del mare
e alzare la testa
non esser così seria, rimani
i russi, i russi gli americani
no lacrime non fermarti fino a domani
sarà stato forse un tuono
non mi meraviglio
è una notte di fuoco
dove sono le tue mani
nascerà e non avrà paura nostro figlio
e chissà come sarà lui domani
su quali strade camminerà
cosa avrà nelle sue mani.. le sue mani
si muoverà e potrà volare
nuoterà su una stella
come sei bella
e se è una femmina si chiamerà futura.
Il suo nome detto questa notte
mette già paura
sarà diversa bella come una stella
sarai tu in miniatura
ma non fermarti voglio ancora baciarti
chiudi i tuoi occhi non voltarti indietro
qui tutto il mondo sembra fatto di vetro
e sta cadendo a pezzi come un vecchio presepio.
Di più, muoviti più fretta di più, benedetta
più su, nel silenzio tra le nuvole, più su
che si arriva alla luna,si la luna
ma non è bella come te questa luna
è una sottana americana
Allora su mettendoci di fianco,più su
guida tu che sono stanco, più su
in mezzo ai razzi e a un batticuore, più su
son sicuro che c’e’ il sole
ma che sole è un cappello di ghiaccio
questo sole è una catena di ferro
senza amore, amore, amore, amore.
Lento lento adesso batte più lento
ciao, come stai
il tuo cuore lo sento
i tuoi occhi così belli non li ho visti mai
ma adesso non voltarti
voglio ancora guardarti
non girare la testa
dove sono le tue mani
aspettiamo che ritorni la luce
di sentire una voce
aspettiamo senza avere paura, domani.

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Lettera d’amore per te

A volte penso che il mondo non avrebbe senso se non ci fosse una persona come te, una persona che dal primo momento che  ho visto ha suscitato la sensazione più bella che il mio cuore abbia mai provato. Quella sensazione così bella, così speciale , così meravigliosa: l’ ” amore” …

E ogni volta che ti vedo sento quella gioia, quella felicità, quella energia che mi dice che sono ciò che volevo essere, che mi fa vibrare di gioia, mi fa sentire bella come la vita può essere solo se sono al tuo fianco … e tu al mio.

Mi piace guardarti negli occh. E ogni giorno vi trovo riflessi la passione,  l’amore e mi sento amata e protetta. Sarebbe difficile cercare di spiegare a parole quanto sia grande e profondo il mio amore per te.

Per me è impossibile credere che ci possa essere una vita in cui non ci sia tu.

Tu sei la mia ispirazione, il mio grande unico vero amore, tu sei la cosa migliore che mi sia capitata nella vita, sei e sarai la cosa più importante per me oggi, domani e sempre.

Ti amo amore mio
Tua  ….

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San Valentino … e le lettere d’amore

Non c’è niente di meglio che regalare  una LETTERA D’AMORE per San Valentino.

Se non avete idee o il foglio di carta bianca fa paura, vi do un piccolo suggerimento.

Copiate una di queste meravigliose lettere d’amore, scritte da personaggi famosi, e personalizzate la lettera con una Vostra frase, p.e:

Amore mio, se fossi stato Napoleone, oppure Giuseppina, oppure Carlo Pisacane, ti avrei amato così!

Il successo e le emozioni sono assicurate …

E se non siete convinti al 100%, pensate alla Vostra storia e provate semplicemente a raccontare un episodio, un momento, uno sguardo particolare e … la magia si compirà, ancora.

 

Lettera d’amore: Napoleone a Giuseppina

 

primavera 1797

Non ti amo più; al contrario, ti detesto. Sei una disgraziata, realmente perversa, realmente stupida, una vera e propria Cenerentola. Non mi scrivi mai, non ami tuo marito; tu sai il piacere che le tue lettere gli procurano eppure non riesci nemmeno a buttar giù in un attimo una mezza dozzina di righe.
Che cosa fate tutto il giorno, Signora? Che tipo di affari così vitali vi privano del tempo per scrivere al vostro fedele amante? Quale pensiero può essere così invadente da mettere da parte l’amore, l’amore tenero e costante che gli avevate promesso? Chi può essere questo meraviglioso nuovo amante che vi porta via ogni momento, decide della vostra giornata e vi impedisce di dedicare la vostra attenzione a vostro marito? Attenta Giuseppina; una bella notte le porte saranno distrutte e là io saro.
In verità, amor mio, sono preoccupato di non avere tue notizie, scrivimi immediatamente una lettera di quattro pagine con quelle deliziose parole che riempiono il mio cuore di emozione e di gioia.
Spero di tenerti tra la braccia quanto prima, quando spargerò su di te milioni di baci, brucianti come il sole dell’equatore.

Da SIBILLA ALERAMO a DINO CAMPANA

Villa La Topaia, Borgo San Lorenzo , 7 – 8 agosto 1916

Notte — Possa tu riposare, mentre io ardo così nel pensiero di te e non trovo più il sonno, e sono felice.
M’hai promesso di farti rivedere ancor più bello, mia bella belva bionda.
Come passerai questi giorni e queste notti? Mi senti nella mia sciarpa azzurra, speranza, grazia? Riposa, riposa.
Ci siamo meritati il miracolo. Lo vivremo tutto.
E avrai tanta dolcezza anche dal dimenticarti in me, qualche momento, dall’avermi dinanzi come qualcosa a cui la tua dedizione sia sacra, fertile e sacra. Ho tanta fede, Dino.
Mi sento ancora così forte, per questo scambio del nostro sangue.

 

Il grande amore tra Nicola, ultimo zar di Russia  e sua moglie Alessandra, nipote della regina Vittoria.

Da NICKY a ALIX

Bielovejie, 10 settembre 1894

Mia amata Sunny,
quando mi portano le tue lettere divento pazzo di eccitazione, non so che cosa avrei dato per poter volare da te e riempire il tuo dolce viso di baci ingordi, ardenti e amorosi.
Qui, abbiamo lo stesso tempo schifoso che da voi — se non peggio, infatti giunge dalla Germania, poiché è il vento dell’ovest che ce lo porta direttamente! Quando sono venuto in Inghilterra, se ricordi, ho portato con me un tempo bellissimo — oh! quei primi giorni a Walton e a Windsor! Oggi, a caccia, ci siamo infradiciati, poi è spuntato il sole, e poi di nuovo un acquazzone, e via di seguito. Che idea, amore mio, volere avere il mio stupido busto da bebè. Non so proprio dove posso trovarne uno. Ne abbiamo due a Anickov — uno è di papa, l’altro della mamma  ….

Nicky

Da ALIX a NICKY

Wolfgarten, 11 settembre 1894

Vecchio scimmiotto, come osi dire che mi bacerai quanto ti pare senza il mio permesso! Non ho mai sentito una tale impertinenza! E meglio che non ci provi, o la mia vendetta sarà davvero terribile. Oh, carissimo, ti desidero sempre di più, specialmente ora che non sei potuto venire presto come previsto. Che gioia quando finalmente ci incontreremo e ti potrò stringere tra le braccia e contemplare il tuo amato viso e i bellissimi occhi teneri, e potrò baciarti dolcemente, sempre di più, finché non potrai più fuggire. Una volta preso, non ti libererai così presto. Ti soffocherò di baci!

Alix

 

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