La guerra. Quella vera. Quella che porta la morte, la fame, la disperazione. Quella che lascia annichiliti, annientati. La seconda guerra mondiale che ha devastato l’Europa è stato questo. E nonostante la nostra percezione sembri relegare questo evento lontano nella storia, i fatti risalgono a circa 70 anni fa. Tante persone che l’hanno vissuta sulla proprio pelle sono oggi nostri nonni e a saperli ascoltare avrebbero tanto da raccontare.
Giovanni Rinaldi l’ha fatto. Ha iniziato venti anni fa a porgere orecchio e attenzione alle persone, proprio in un tempo dove l’interesse di tutti iniziava a essere calamitato sugli schermi dei cellulari piuttosto che sulle facce della gente.
Con la tempra e il talento dello storico, ha riscostruito tassello dopo tassello la vicenda dei “treni della felicità” , un movimento sociale che ha percorso tutta la nostra penisola. Partito dall’idea di Teresa Noce a Milano e poi presa in prestito dalla donne dell’UDI, Unione Donne italiane, si diffonde in tutta Italia. I bambini delle zone più martoriate dalla guerra o dalla grave crisi economica e sociale che ne è derivata partono e sono ospitati da famiglie “accoglienti” che per qualche tempo riescono a dare loro un tetto caldo, da mangiare in maniera costante e anche istruzione dove possibile.
Il partito Comunista, anzi per dirla meglio, le DONNE del Partito si spesero in un’impresa che anche vista con gli occhi odierni ha del portento, vi lascio immaginare cosa sia potuto essere nell’immediato dopoguerra. Eppure ci sono riuscite e questa impresa ha dato una visione di futuro a migliaia di bambini che speranze ne avevano conosciute veramente poche. La smobilitazione del nostro paese è passata anche attraverso questa impresa e credo sia cosa non da poco.
Poi trascorsi pochi anni dal 1945 e con l’inizio di sembianze di normalità per l’Italia, dei “treni dei bambini” non si parlò più. La polvere iniziò a coprire i pudori di chi fu accolto e strappato dalla miseria e di coloro che accolsero con solidarietà e spirito di fratellanza. Il tempo fece il resto.
La caparbietà di Giovanni unita alla pazienza di tessere insieme notizie, testimonianze sparse, lavori e ricerche solitarie ha fatto sì che persone che avevano vissuto questa esperienza potessero ritrovarsi, ringraziarsi e ancora una volta abbracciarsi.
Le loro testimonianze sono parte della storia del nostro paese e nel libro troverete voci e racconti di vita emozionanti e teneri, feroci e intensi.
E’ da leggere il libro di Giovanni per tanti motivi, ma soprattutto perché apre una finestra su persone che fecero del bene ad altri semplicemente perché era giusto farlo e perché credevano in un ideale che sentivano parte fondante della loro vita che era quello della “comunità aperta che condivide tutto, dove ciascuno può essere e dare il meglio per il bene comune“.
E’ un’utopia?
Forse. Eppure leggendo il libro di Giovanni si comprende che tutto ciò, senza grande rumore, è già avvenuto.
E se è già successo, accadrà di nuovo e accade anche oggi. In silenzio migliaia di persone fanno del bene agli altri, ospitano, danno lavoro o semplicemente offrono sorrisi e ascolto. Solidarietà e unione tra persone non sono utopie, sono modi di essere.
Buona lettura, anzi buona immersione nella bella Italia che Giovanni Rinaldi ha saputo scoprire e descrivere. Un saggio, il suo, più bello e emozionante di un romanzo, la realtà più sorprendente di qualsiasi fiction.
Qui a questo link potete rivedere l’incontro con l’autore del 30 Settembre 2021. Non ve lo perdete, Giovanni è anche un grande conversatore.