Libri: Resto qui di Marco Balzano

Resto qui è un libro bellissimo. Da leggere.

Per quella mia fissazione, credo un po’ snob, di non leggere subito i libri che ancora prima di uscire sono già annunciati dalle case editrici ai quattro venti come i capolavori del secolo, avevo messo da parte Marco Balzano e il suo “Resto qui”. In attesa di tempi migliori cioè quando il clamore si calma e la lettura diventa meno mediata, mi ero poi dimenticata di lui, il libro. Poi a Natale, per fortuna, l’ho ricevuto in regalo. Era lì in libreria che mi chiamava e domenica l’ho aperto.
AMORE a prima vista!
Non l’ho potuto lasciare fintanto che non è finito. Il primo motivo è nella forma, è scritto benissimo. E insisto su questo punto, è scritto meravigliosamente bene. Beato Balzano che ha questo magnifico dono. Il secondo motivo è perchè avvicina una storia poco conosciuta dell’Italia fascista e postfascista che è quella dell’Alto Adige. Vale la pena partire da qua e poi, per chi vorrà, appronfondire perchè di quella storia di cancellazione di un’indentità e di ostinazione pervicace di un popolo a resistere contro i corsi e ricorsi della storia c’è ancora molto da dire e da conoscere. Su questo argomento anche Lilly Gruber ha scritto alcuni libri interessanti, ma di tagli diverso.
In RESTO QUI la voce narrante di TRINA, la protagonista, è forte e intimista. La storia della sua famiglia si muove attraverso il periodo del fascismo e della seconda guerra mondiale e con lei possiamo ripercorrere i sentieri di montagna e la vita dei masi e sopratutto rivedere il paese di Curon che sul finire della guerra sarà allagato da un’inutile diga costruita a monte del fuime che accarrezza la valle. L’immagine del campanile sulla copertina che riproduce il paese ormai sommerso è conosciuta e oggi Curon è metà di turismo immemore. Ma il libro ci riporta in un’altra dimensione, quella che si cela dietro ogni guerra, ogni rivolta o ogni sconvolgimento dei territori, la dimensione umana. Quella delle famiglie distrutte, delle vite separate, delle perdite insensate. Tutto questo vive TRINA ed è una voce talmente chiara e limpida che insieme  a lei possiamo sentire e vivere il dolore e la forza che la scuotono.
Solo un piccolo appunto che imputo alla giovane età dello scrittore: alla fine la storia di Trina è interrotta, ci sono dei fili che non si riannodano e restano sospesi. Una donna così risoluta è poco probabile che si fermi, specie quando può muoversi alla ricerca della figlia. L’autore mi è parso sul finale frettoloso o meglio concentrato sulle motivazioni che l’avevano portato a scegliere quel luogo per raccontare la sua storia e un po’ perso sulla sua Trina che fino alla penultima pagina è stata descritta meticolamente bene. Però è davvero solo un appunto.
Io resto qui è un libro da leggere assolutamente.

 

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