Ci sono amori che vanno oltre la vita, oltre la gloria, oltre gli egoismi oltre qualsiasi ostacolo umano o divino.
Ecco solo così, con questa premessa, si può affrontare e amare il primo ibro della Miller: La Canzone di Achille.
La storia è raccontata da Patroclo che nell’Iliade è un personaggio secondario e, in questo libro, diventa la voce narrante di un amore assoluto, quello tra lui e Achille. Meravigliosamente raccontata, l’infanzia tra i due si incrocia a Ftia, città natale del principe Achille, e sin da subito l’amicizia che li lega è qualcosa che va oltre il semplice sentimento tra due ragazzi.
Arriverà con l’adolescenza anche l’amore fisico, ma il punto centrale è l’assoluta passione che condivideranno per tutta la vita, almeno fino a quando gli dei permetteranno loro di vivere.
Ispirato ai due personaggi dell’Iliade, la seconda parte si focalizza su Troia e la guerra fa da sfondo alle loro vite. Eppure c’è qualcosa di più della tragedia che li attende.
La devozione di Patroclo si trasforma in eroismo pur di non far perdere ad Achille onore e gloria.
Achille, semidio, forse da per scontata la presenza di Patroclo e, a un certo punto, vinto dall’orgoglio smette di ascoltare le suppliche del compagno che lo invita a continuare a combattere per evitare altre morti innocenti. Achille non sa o non vuole comprendere e Patroclo combatterà per lui.
La potenza dell’amore è tutta lì. Quando si ama, si va oltre sè stessi.
Questa meravigliosa storia d’amore mi ha commosso profondamente, anche per la raffinatezza con la quale è raccontata. E’ avvolgente e calda e allo stesso tempo rude e senza pietà. Per chi ama le emozioni forti e intellettuali ecco il libro che fa per voi. Per chi invece ama i classici senza nessuna possibilità di interpretazione moderna, allora lasciate stare la Miller.
Buona lettura