Mai nessuno ci chiama per nome, se non noi. Il resto delle persone ignora i nostri nostri nomi …
La potenza del libro si può riassumere in queste sole parole. Nessuno considera le trans come persone. Le trans sono le ultime delle ultimi, gli ultimi degli ultimi. Le trans non esistono se non in alcune zone della città e nelle ore notturne. Di giorno tutti distolgono lo sguardo, chi incontra trans guarda altrove oppure accusa apertamente, anche coloro che solo alcune ore prima hanno diviso con loro sesso e sudore.
Un libro doloroso e magico, allo stesso tempo. La comunità di trans che affolla la casa di Zia Encarna vi conquisterà dalle prime righe. La gioia di vivere, come la tristezza, il dolore, l’esclusione, la repulsione sono in ogni pagina del libro. Il ritmo della scrittura di Camila Sosa Villada è travolgente e ci accompagna dall’infanzia del ragazzino che voleva essere altro, fino all’università e alla strada del parco, dove finirà per prostituirsi. Forse l’unico posto dove riuscirà ad essere davvero ciò che sente in ogni fibra del corpo.
Leggetelo, ci si trasforma in mamme impossibili eppure carnali e accoglienti, in passeri con piume leggere più vere di qualsiasi volatile, in donne che amano ogni giorno con gioia, in uomini che sono in grado di amare oltre l’apparenza, in splendori degli occhi lieti di essere accolti. Ciascuno troverà la sua via oltre il genere o la categoria nella quale si ritrova.
Punta all’essenza, Le cattive e lo fa prendendo una strada lunga e tortuosa. Passando per l’Inferno e non è detto che noi che siamo stati a guardare, molto spesso, noi che abbiamo giudicato, molto di più, siamo, come spesso ci consideriamo, la parte migliore della società.