Libro: IN CAMPO LA VITA SPARISCE di Loris Caruso

Maradona è meglio e Pelè …

Il ritornello della mia infanzia. Il ritornello di una città intera. Il ritornello del Sud Italia dimenticato. Poi il ritornello di tutti i Sud del mondo.

Maradona il protagonista indiscusso di una stagione di successi calcistici planetari. Un ragazzo povero, mezzo indio, che arriva col pallone attaccato al corpo come una propaggine naturale da uno dei paesi più poveri del SudAmerica funestato da instabilità politica e dittatura militare.

La prima parte del libro di Loris Caruso scopre quella parte della vita di Maradona, forse ancor oggi la meno conosciuta. La famiglia, i riti quasi sciamanici, la fede popolare nella Madonna che sempre lo proteggerà attraverso l’intercessione di Tota, la madre che lo venera sin dalla nascita.

E poi c’è il genio del pallone, l’atleta con un corpo non canonico stravolge ogni campo dove mette piede, partendo dal campetto polveroso dei Cebollitas fino al Mondiale del Messico vinto nel’86 con la sua Argentina. E poi il primo scudetto del Napoli, la Supercoppa, la Chiampions League.

La fama! Quella va pure oltre le vittorie. La fama mondiale! Tutti lo amano quando si avvicina al pallone. Anche chi non ce l’ha in squadra, lo ammira! Non è possibile fare altrimenti.

E poi c’è l’uomo, anzi il ragazzino perché forse Maradona uomo maturo nella sua vita mortale non lo diventerà mai. I vizi, le intemperanze, gli abusi, gli amori, gli odi, il clan, il circo che lo circonda, la solitudine, l’amore per Claudia la moglie, l’unica.

IN CAMPO LA VITA SPARISCE è un libro da leggere come un romanzo, appassionante e unico, che indaga la vita del genio e dell’uomo.
Interpreta quello che lui è stato e continua ad essere per milioni di persone che più che riscatto avevano ed hanno bisogno di una rappresentazione.

Per Napoli è anche qualcosa in più. Riscatto, rappresentazione e per la prima volta accettazione. Con la città partenopea la compenetrazione è unica. Maradona non giudica i napoletani, non ci sono pregiudizi, né preconcetti. Anzi Napoli diventa la città ideale. Lui lì si sente idolatrato e compreso. In certi vicoli si sente a casa.

E la città ricambia non giudica, lo capisce, sa cosa vuol dire essere sempre all’ultimo posto, esser considerato mai all’altezza, sempre diverso, sempre inferiori a chi sta al Nord, a chi ha il comando, a chi è ricco.

Una città che saprebbe anche come fare per “emanciparsi” ma che non lo fa perché questo significherebbe perdere la propria identità e perché in fondo coltiva un dubbio che non può dire ad alta voce e che Maradona incarna e capisce: Ma siamo sicuri che se diventiamo ricchi come quelli del Nord (Napoli) o perfetti, educati e integrati come Platini, tanto per citarne uno (Maradona) poi saremo più felici?

Felicità terrena, duratura, frammentata, eterna, intima, privata o pubblica si gioca la vita di questo genio assoluto del calcio e della generosa empatia umana.

Consiglio questo libro a chiunque ami il calcio e la vita in generale.

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Libro: Gli occhi più azzurri – Le storie vere dei Treni dei Bambini di Simona Cappiello

Ci sono storie che hanno gambe forti con le quali percorrono grandi distanze e ci sono invece altre storie che non andrebbero oltre la memoria di chi le ha vissute. Storie nascoste, timide, che hanno pudore a raccontarsi. Per farle emergere hanno bisogno di qualcuno che gli dia voce, coraggio e che sappia andare oltre le barriere, anche quelle della storia.

Simona Cappiello è stata una di quelle persone che ha “scoperto” la storia dei Treni dei Bambini e l’ha presa per mano, raccolto tutte le informazioni e i documenti possibili e gli ha dato voce.
E’ partita dall’emeroteca e dagli archivi di Stato di Napoli e piano piano è emersa una storia di incredibile solidarietà, una storia di unità tra Nord e Sud che l’ha portata a girare quasi tutta Italia per trovare fonti e luoghi. In un momento di assoluta crisi sociale ed economica qual era quello del dopoguerra, un gruppo di persone illuminate, per la maggior parte donne, si erano preoccupate degli ultimi, i bambini poveri e poverissimi e, con uno sforzo di coraggio che sfida persino la temerarietà, si erano preoccupate del loro futuro. Era necessario combattere la fame e far frequentare le scuole a questi bambini per far sì che potessero crescere in salute, sia fisica che mentale. E allora la rete di solidarietà sotterranea si è messa in moto, e attraverso i collegamenti con il Partito Comunista, le famiglie e le persone del Nord che potevano avevano dato disponibilità ad ospitare i bambini che ne avevano bisogno. Organizzare treni da Napoli che raggiungessero Modena, Bologna, Novara, Ancona o altre città del nord fu un’altra impresa. Gaetano Macchiaroli, che divenne poi un noto editore, Litza e Maurizio Valenzi, che fu poi sindaco di Napoli, Luciana Viviani, prima tra le donne in Parlamento, allora tutti appena venticinquenni, misero in piedi una grande opera di sostegno sociale. Infine ci fu da trovare i bambini da far partire. All’inizio fu difficile perché, nonostante l’assoluta indigenza nella quale vivevano le famiglie dei quartieri poveri di Napoli, spesso senza neanche un tetto sotto il quale ripararsi a seguito dei bombardamenti, non fu facile convincere i genitori a lasciar partire i propri figli. Sulla pericolosità e sui pregiudizi che circolavano su quei treni che avrebbero portato via per sempre i bambini in Russia e tante altre notizie false, che oggi chiameremo fake news, se ne sentirono di tutti i colori, ma in quelle mamme prevalse la necessità di assicurare del cibo caldo e un tetto vero ai propri bambini.

Il libro offre anche la posibilità di vedere un documentario attravers un QR.CODE.

A questo link, troverete il bellisismo incontro che abbiamo avuto online:

Incontro con Simona Cappiello

Buona lettura e buona visione

Copertina Gli Occhi più azzurri

 

 

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Del perché Saviano mi urta i nervi e del perché Saviano ha ragione

Saviano … Saviano … Saviano …
chi lo ama tantissimo e chi lo odia con uguale forza. Una delle poche persone sulle quali ho sentito e letto tutto ed il contrario di tutto. Ragioni valide da entrambi le parti. E’ troppo napoletano, non lo è abbastanza. Ama la sua città, la odia tanto da denigrarla appena può. E’ passionale, no è un esaltato. Di tutto, insomma.

E poi arriva questa notizia: Sparatoria a Napoli nel centro storico il giorno prima della Befana. Colpita bambina di 10 anni al piede da proittile vagante. Altri 3 feriti lievi tra i passanti.
La bambina era napoletana, forse neanche di quelle ricche, e visto questi e altri presupposti, la notizia data ha preso un’altra piega e si è focalizzata sulla polemica, molto più “importante”, di De Magistris verso Saviano che ha denunciato il fatto sulle pagine di un quotidiano. Il Sindaco ha accusato lo scrittore di infangare la città per fini di lucro. Ho seguito la polemica inutile di cui non sentivo nessun bisogno e mi sono fermata a pensare.

E se la notizia fosse stata questa:

MILANO in una sparatoria nel centro città, vicino ai luoghi del potere e del turismo, viene ferita ad un piede una bambina di 10 anni, oltre ad altre 3 persone lì presenti. La bambina viene operata d’urgenza e per fortuna sta bene.

Se fosse accaduta a MILANO o in un’altra qualsiasi città, possibilmente del Nord Italia, e fosse stata colpita una bimba di 10 anni ad un piede da un proiettile, siamo sicuri che staremmo a discutere sul fatto che “certe cose” è meglio non dirle o dirle enfatizzando anche le cose positive che pur ci sono in quella città?!?
Credo proprio di no.
Fintanto che Napoli (città composta da noi uomini e donne) non prenderà atto che queste barbarie sono inaccettabili e non le accetterà più, la barbarie resterà.
Roberto Saviano è urticante ma è una voce che si leva a denuncia di questo.

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Le anime morte

Gente di Napoli

Sono tanti, insetti brulicanti
in tutte le direzioni
vanno e arrivano
un continuo ritorno
senza meta.
Anime morte,
con occhi aperti e piedi mobili.
Senza libertà e senza ordine.
Belli, brutti, a volte chiaramente saraceni.
Tutti nel girone infernale che affaccia sul Paradiso.
Lo si vede bene, in tutti i particolari,
Paradiso vicino e quasi si tocca.
E forse per questo il cuore resta,
ma è irragiungibile.
Il passaggio è stretto e si attraversa a piedi
uno per volta, in fila,
senza raccomandazioni e conoscenze,
solo con cognizione di causa.
Per passare bisogna essere in pace con se stessi,
liberi nel pensiero
rispettosi dell’altro.
Da Napoli non si accede quindi.
Bisogna andar via e vedere se la porta si apre da un’altra parte.
Tristemente a volte accade.
Il Paradiso vuole la testa e non il cuore.

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