Quando avevo circa dieci anni, fui operata d’urgenza di appendicite.
Anni fa, non andavano tanto per il sottile, e io bambina ero in una sala dell’ospedale insieme ad altre tre donne adulte con varie patalogie. Tra queste c’era una signora che avrà avuto la mia età di adesso. In realtà non era signora, era una signorina e i medici e gli infermieri che entravano glielo ricordavano appena potevano. Io ero incuriosita da questa “signorina” e volevo capire cosa le fosse capitato di così importante e perchè tutti si affollavano continuamente intorno al suo letto. Una mattina vennero a “sfasciarle” il torace per rifare la fasciatura e la vidi. La signorina non aveva più il seno, aveva al posto delle mammelle due cicatrici giganti, rattoppate con delle fibie nere, che le si incrociavano sul petto.
Restai scioccata. Non avevo mai visto niente del genere. Mia madre che era stata in ospedale con me, fino ad allora, mi aveva sempre distratto per non farmi vedere. Quella mattina era andata a casa non ricordo a far cosa ed io ero sola. Avevo visto. A mia madre non dissi niente. Forse glielo dirò adesso, ma credo che neanche si ricordi più della “signorina”. Io invece, dopo quarant’anni, ce l’ho ben chiara in mente.
Il suo viso atterrito e quasi stupito nel vedersi le cicatrici è davanti a me. Gli occhi tristi di zitella con una croce dipinta sul petto.
Quando poi è arrivato il mio turno di capire il ruolo del “seno” nella vita di una donna, ho compreso ancora meglio la perdita subita e mi è sopraggiunta la paura. Speriamo che a me non capiti mai … per fortuna così è stato, ma le statistiche sono impietose con le donne.
1 donna su 9 è colpita da cancro al seno e sperimenta quell’angoscia e quella paura. Numeri da far tremare i polsi. Numeri da far sì che ciascuna di noi, conosca almeno una decina di donne che sono passate per questa terribile esperienza. Eppure ancora oggi se ne parla poco. Anzi meglio, ne parliamo poco, anche tra noi.
Può darsi sia pudore, può darsi sia paura o chissà che altro, ma noi donne anche nella malattia, anche quando siamo colpite duramente ce la “vogliamo” cavare da sole…
Io ho avuto la fortuna, per davvero FORTUNA, di fare una magnifica chiaccherata con Sabrina Paravicini, attrice-regista-scrittrice e creativa, che ha passato le forche caudine della chemioterapia e della mastectomia e ho capito quanto importante fosse parlarne.
Ciascuna persona che intraprende il cammino della cura contro un cancro, è inevitabilmente da sola contro la malattia. Ma il ruolo di chi è vicino, di chi la conosce, di chi fa parte della sua vita è determinante per riprendere il cammino della vita. E per aiutare e aiutarci tra di noi, è necessario sapere a cosa si va incontro e a come si può intraprendere un cammino di cura e a quanto sia necessaria la presenza, talvolta anche silenziosa, delle amicizie, dei colleghi, della famiglia e anche del partner ( ruoli in ordine sparso, ciascuno di noi stili la lista di importanza).
Potrei usare tante parole, ma vorrei che ascoltiaste le parole di Sabrina che trovate a questo link “Il mio viaggio in fondo alle paure”.
Ho raccolto la sua storia e la trovate su Confidenze nr. 44 in edicola dal 27 Ottobre 2020. Leggetela, le consiglio a tutti.
Auguro a tutte noi tanta buona vita, ricordando che un seno in meno non pregiudica in nessun modo il nostro essere donne, che è molto di più. Oggi lo so e ho meno paura.
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