Sono nata in Terra di Lavoro. L’odore di fango e sabbia impastato nella carne, di pianure limacciose che cullano bufale sonnolente.
Sono cresciuta in Terra di Lavoro. E terremoti, ruberie, imbrogli, corruzione, scempi, avvelenamenti, paure, spari, morti ammazzati, diffidenze niente hanno potuto contro uno scirocco leggero che, in certe ore di pomeriggi estivi, spira dal mare e inebria i pensieri di bellezza. E tutto cancella.
Sono andata via da Terra di Lavoro perché lì si può nascere, vivere ma non fiorire. E, da lontano, guardo e aspetto che, oltre al nome, ai suoi tanti figli confusi, forse vili, la mia terra offra l’unico futuro possibile: il lavoro. Donando così bellezza negata, dignità e coraggio.
Io quel giorno sarò libera di tornare in Terra di Lavoro.
AGENDA 2013 – Telecom Italia / Libera