Parlando del più e del meno con un conoscente, ho appreso che è diventato “orfano“. Lì per lì, mi è suonato strano questo vocabolo, ma doverosamente ho offerto qualche parola di conforto al mio interlocutore. Poi, ripartita nel vortice degli impegni, non ci ho più pensato.
Fino a che ho ri-acciuffato la sensazione di lieve disagio che avevo percepito: l’orfano in questione è un uomo di 50 anni che ha perso i genitori anziani e malati.
E mi chiedo:
Ma come può un cinquantenne definirsi ORFANO?!?
Ad un certo punto, quando da figlio curato e accudito diventi il curatore dei tuoi genitori, non diventi orfano se loro vengono a mancare, diventi adulto.
Chissa cosa avrebbe detto Charles Dickens di questo ORFANO così anomalo se paragonato al suo Oliver Twist.
Dal vocabolario Treccani – Orfano agg. e s. m. (f. –a) [lat. ŏrphănus, dal gr. ὀρϕανός, che è connesso etimologicamente col lat. orbus «privo»]
1. Che, o chi, ha perduto i genitori o uno solo di essi (detto per lo più soltanto di minorenni);
2. fig., poet. Privo di una guida, di un sostegno, di un affidamento, o, più genericam., privato di qualche cosa