Sara sapeva attendere, non faceva altro da anni, ma da quando aveva conosciuto Marco quello che era un suo pregio, la pazienza di aspettare, era diventato un modo di vivere. Sara era in attesa perenne. Di una chiamata, di un messaggio, di un segno e di un po’ del suo tempo. Ma Marco cedeva solo briciole e, spesso, neanche quelle. Sara trovava sempre una giustificazione per i suoi comportamenti al limite del disinteresse. C’era il lavoro; c’erano gli affetti familiari; c’erano quei benedetti chilometri di distanza che richiedevano mezz’ora di auto. A Sara, in realtà, mezz’ora di auto sembrava poco, ma Marco non trovava mai il tempo di percorrerli. E l’ennesima scusa trovata per sottrarsi ad un incontro, scusa né più grossa, né più piccola delle altre, a Sara aveva fatto un effetto nuovo. Quella scusa le era scoppiata dentro e con un botto sordo aveva fatto crollare la palazzina di scuse dietro alle quali aveva nascosto il suo cuore sofferente. A vederlo così solo quel suo cuore,abbandonato, aveva provato compassione. In un attimo aveva compreso che meritava di più e da quella sera non aspettó più Marco. Prima o poi avrebbe conosciuto il “lui” giusto per lei e per il suo cuore. Nel frattempo aveva deciso di volersi bene.