Bello, come sono belli i libri di Giordano. Inattesi punti di vista della vita quotidiana.
Diverso dagli altri due che, a modo loro, erano diversi l’uno dall’altro. Anche se questo, forse, assomiglia un po’ di più a “la solitudine dei numeri primi” per l’inclinazione matematica con il quale l’autore analizza certi fatti. Ma, e qui mi è piaciuto meno, la matematica non è un buon metro per misurare le emozioni e i logaritmi, ad oggi identificati, non sono in grado di calcolare reazioni del cuore, nè spiegare le vite degli altri. E quindi la vita della protagonista, la signora A. o Babette, resta inesplicabile all’autore … e talvolta il voler capire atteggiamenti e malattia a suon di numeri pesa sul contesto generale e pecca di presunzione. Secondo me.
Infine due domande: ma Paolo Giordano che ha scritto IL NERO E L’ARGENTO e lo stesso autore del CORPO UMANO ( il migliore libro suo, per me) e de LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI?
E chi ha scritto la quarta di copertina, ha letto veramente il libro?